Rassegna storica del Risorgimento
MENABREA DI VAL DORA LUIGI FEDERICO; VITTORIO EMANUELE II RE D'
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1978
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La malattìa di Vittorio Emanuele nel 1869
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b) Dalla lettera di Menabrea a Massari.,9)
Londra, 29 gennaio 1878.
... Della presenza di spirito di Vittorio Emmanuele si ebbe una prova rimarchevole quando egli, essendo moribondo a S. Rossore, si andò a Pisa cercare un prete per confessarlo. Quel prete, dopo udita la confessione, disse al Re: non posso dare l'assoluzione a V.M. se Ella non fa solenne ritrattazione di tutti gli atti compiuti durante il suo regno contro i diritti della Chiesa ed egli esibì ad un tempo al Re una carta contenente in iscritto la chiesta ritrattazione, affinché la firmasse. Il Re, quantunque al più male, non si sconcertò e disse al prete: io sono cristiano e cattolico e muojo tale; se io ho fatto qualche torto a qualcuno me ne pento e ne domando perdono a Dio. Ma la firma che mi chiedete è un atto politico e come Re Costituzionale non posso fare un tale atto senza il concorso di un mio Ministro. Andate nella camera vicina, vi troverete il presidente del Consiglio, egli vi risponderà.
Io era allora presidente del Consiglio; il meschino prete venne a me tutto conturbato colla sua carta di ritrattazione in mano dicendomi che non aveva fatto che ubbidire agli ordini del Cardinale di Pisa richiedendo la ritrattazione del Re prima di dargli l'assoluzione. Allora io gli risposi: voi dovete l'assoluzione senz'altro, e se insistete ancora perché il Re firmi quella carta, voi fate violenza alla coscienza di un morente; vi sono leggi per punire tali violenze, sovrarutto quando sono esercitate contro il sovrano e, come siete preso in flagrante, ho il diritto di farvi arrestare, come lo farò, dai carabinieri che custodiscono questo loco.
IL povero prete, alquanto spaventato fini per dare l'assoluzione senza maggiormente insistere sulla ritrattazione scritta. Voi confesserete che non a tutti è dato di conservare in simili momenti una tale presenza di spirito che salvò il paese da gravi complicazioni. ... 20)
19) Pubblichiamo qui la lettera di Menabrea a Massari del 29 gennaio 1878 per la parte concernente la malattia di Vittorio Emanuele. M.C.R.R., Carte Massari* Busta 814, n. 30 (9).
39 Per facilitare il confronto fra quanto scritto da Menabrea a Massari e quanto da quest'ultimo pubblicato nella sua biografìa su Vittorio Emanuele, riportiamo qui la pagina dedicata da Massari agli avvenimenti trattati (op. czt., voi. cit., pp. 348-349).
Questi [il sacerdote Renai], dopo aver udita la confessione dell'augusto moribondo, gli disse: u non posso dare l'assoluzione a VJVf. se prima non fa solenne ritrattazione di rutti gli atti compiuti durante il suo regno contro i diritti di Santa Chiesa " e gli esibì un foglio sul quale era scritta la forinola di ritrattazione, affinché la firmasse. In quel supremo e terribile momento Vittorio Emanuele non ismarri la fortezza dell'animo ed il senso della propria dignità, e senza scomporsi rispose sereno e risoluto: - Io sono cristiano e cattolico, e muoio tale: se ho latto torto a qualcuno me ne pento sinceramente e ne chieggo perdono a Dio. Ma la firma che Ella mi chiede è un atto politico, e nella mia qualità di Sovrano Costituzionale non posso compire un atto simile senza il concorso di uno dei miei ministri responsabili. Vada dunque nella stanza attigua. là troverà il presidente del consiglio dei ministri. Se la intenda con lui: egli le risponderà ". Il sacerdote uscì, e trovato dilla iti nella stanza attigua il generale Menabrea, gli narrò l'accaduto scusandosi col dire che comportandosi a quella guisa non aveva fatto filtro se non obbedire agli ordini ricevuti categoricamente dal cardinale Corsi, arcivescovo della diocesi di Pisa. Il generale Menabrea non