Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI LISSA 1866; CORAZZATA <>
anno <1978>   pagina <14>
immagine non disponibile

14 Raimondo Luraghi Z
Il fattore nuovo era, in tutte queste navi, la presenza dello sperone. Era stato un ingegnere nordista, Charles Ellet, a condurre una campagna appassionata per il ritorno allo sperone, reso possibile, secondo lui, dalla locomozione a vapore che avrebbe consentito di portare la nave a collisione con il nemico indipen­dentemente dal vento, come al tempo delle galere romane e medievali. Ellet sarebbe diventato celebre quale creatore di una flottiglia di arieti che avrebbero operato con successo sul fiume Mississippi ove si ebbero, durante la Guerra ci­vile americana, parecchi casi di affondamento mediante lo sperone. Fuori dalle acque interne, però, l'unico episodio in cui lo sperone ebbe indubbia totale effi­cacia fu quello in cui la corazzata sudista Virginia colò a picco la corvetta a vela nordista Cumberland9 mentre questa era immobile all'ancora.l6)
Quando il governo italiano, comunque, ordinò due corazzate ai cantieri William H. "Webb di New York, ci si orientò sul tipo New Ironsides: quelle della classe Monitor o Virginia erano ancora guardate con sospetto in Europa e considerate (non del tutto a torto) inidonee a tenere l'alto mare.
Così i cantieri Webb cominciarono a lavorare attorno alle due corazzate ita­liane nel 1862. Era il momento in cui la Guerra civile americana ardeva con vio­lenza inaudita in terra e sui mari. Il Sud, con oltre 5000 chilometri di coste aperte all'offesa nemica, si era gettato con energia disperata nel suo programma di costruire corazzate. Quasi tutto gli mancava: il legname per gli scafi si tro­vava ancora nelle foreste sotto forma di alberi e il ferro per le corazze era tut­tora in fondo alle miniere. Cantieri non ce n'erano; officine capaci di laminare piastre dello spessore voluto erano pressoché inesistenti. In un caso si dovette co­struire una corazzata (la Albemarle) in un campo di granoturco! Ciononostante la Confederazione riuscì, durante l'intero conflitto, a mettere in linea 22 coraz­zate che furono di valore inestimabile nel proteggere i porti e le acque costiere del Sud. Altre 28 non furono potute ultimare (o neppure impostare) per man­canza di mano d'opera e di materiale.17
Nello 6tesso tempo tuttavia il Settentrione mise in linea ben 54 corazzate: e (cosa estremamente significativa!) i suoi cantieri riuscirono parallelamente non solo a produrre tante corazzate da schiacciare il Sud, ma addirittura a fabbricarne per venderle all'estero. La costruzione in piena Guerra civile della Re d'Italia e della Re di Portogallo nei cantieri di New York dimostra quanto disperata fosse la causa del Sud di fronte ad un nemico che aveva un tale potenziale pro­duttivo. 18)
Dai disegni ritrovati a Newport News risulta dunque che la Re d'Italia era classificata fregata a vapore corazzata . Essa dislocava 5700 tonnellate, aveva 32 cannoni (gli altri 4, dunque, furono aggiunti dopo che la nave fu consegnata alla Regia Marina: è da vedere se ciò non possa averne compromesso la stabilità o ridotto la velocità); la potenza era di 800 HP. Il fumaiolo era retrattile per
J6> R. LTJRACHI, op. cit., p. 442; Southern IIistoriali Society Papera, Richmond, Vir­ginia, 1876 sgg., 52 volumi; voi. XI, pp. 2 sgg., 68; Battles and Leader* cit, voi. I, p. 698.
w> WILLIAM N. STILL, jrM op. cit., p. 227.
18) Mi è grato ricordare che la fotografia dell'equipaggio italiano recatosi a New York per ritirare la Re d'Italia fu a BUO tempo pubblicata da A. M. Ghisalberti nel volume di ALFREDO ORIANI, La Lotta Politica in Italia, da lui curato, Bologna, 1956, a p. 612.
19) Secondo il piano da me riprodotto (e redatto, a quanto in esso si dice, al mo­mento del varo della Re d'fialiu, quindi aggiornato) i 32 cannoni erano indicati come broadside guns, cioè pezzi di fiancata; gli altri 4 furono evidentemente pezzi da caccia, mon-