Rassegna storica del Risorgimento
BATTAGLIA DI LISSA 1866; CORAZZATA <
>
anno
<
1978
>
pagina
<
15
>
La corazzata americana Re d'Italia
15
poter navigare esclusivamente a vela; la prua assai più aggraziata e slanciata di quanto non appaia negli approssimativi disegni italiani; lo sperone (cosa sino ad ora non nota) appare fuso in un sol corpo con la corazzatura, il che avrebbe consentito alla nave di sopportare molto meglio il tormento derivante dall'impatto contro il fianco di una unità nemica. Sventuratamente accadde il contrario. Si osservi anche che la corazzatura si spingeva ben poco al di sotto della linea di immersione e terminava più in alto dello sperone. Fu ciò che contribuì a rendere la He d'Italia tanto vulnerabile: la Herzherzog Ferdinand Maximilian infatti immerse il proprio sperone completamente nella parte lignea dello scafo, con tragiche conseguenze. La prua appare ancora rafforzata da dieci grandi traverse di legno: fortissima a prua, la Re d'Italia era estremamente vulnerabile sul fianco. La corazzata, cioè, sembra nettamente costruita per un audace comportamento aggressivo. Del che l'Ammiraglio Persano mostrò di non essersi reso conto.
Si può ancora osservare che, se invece di attenersi al modello Gioire, War-rior, New Irosindes, ci si fosse orientati verso quello Virginia, Monitor, la corazzata sarebbe risultata infinitamente più difesa contro lo speronamento, come è dimostrato dal fatto che la Monitor, data la sua particolare struttura sotto la linea di immersione, resse bene allo speronamento da parte della Virginia; a sua volta la corazzata sudista Albemarle non trasse danni dal colpo di sperone inflittole dalla cannoniera Sassacus.70*
D'altro canto nelle corazzate tipo la Re d'Italia la protezione (come si è detto) era stata evidentemente sacrificata alle qualità nautiche: i piani acclusi, infatti, specificano che l'unità fece il viaggio da New York a Napoli (8300 miglia) in venti giorni, e fu la prima nave corazzata ad attraversare l'Oceano Atlantico; la leggenda del piano precisa ancora che ciò avvenne con tempo pessimo e senza danno, il che costituì indubbiamente un notevole primato.21)
Più grande (5700 tonnellate contro 3486) e più potentemente armata (36 cannoni contro 18) della New Ironsides, la Re d'Italia, in conclusione, appariva concepite per un uso audacemente aggressivo nel campo tattico, così come l'esperienza della Guerra Civile aveva insegnato e stava insegnando ai costruttori americani. I suoi punti deboli erano, però, destinati ad emergere fatalmente qualora la nave fosse stata costretta a subire l'iniziativa del nemico. Vien da chiedersi se essa non fosse uno strumento che i capi della Regia Marina erano del tutto impreparati ad usare.
RAIMONDO LUBACHI
tati successivamente sul ponte. Ma un accurato esame del piano accluso non rivela che fossero stati predisposti perni per tali cannoni. Che la nave dovesse essere intesa come ima buona camminatrice, risulta sia dalla notevole prestazione data traversando l'Atlantico in venti giorni malgrado l'inclemenza del tempo (cfr. più oltre); ma anche dalle rimarchevoli dimensioni dell'elica, molto più grande di quanto supposto in A. JACHINO, op. cit., p. 122 cit.
20} R. LuaACtn, op. cit., p. 449 sgg.; Officiai Recorda of the Union and Confederate Nuvi.es in the War of the Rebellion, Washington, DC, 1894 sgg., 31 volumi raggruppati in 2 serie; Serie I, voi, X, p. 18 sgg.; W. N. STILI., jr., op. cit., p. 164, ove è ben descritto il terribile impatto dello speronamento, che tuttavia non danneggiò sensibilmente la corazzata.
21) Giova ricordare che lo speronamento della Re d'Italia non sarebbe probabilmente riuscito se la nave non avesse avuto una grave avaria al gruppo elica-timone. I piani confermano la tesi dell'ammiraglio Jachino (op. cit,, p. 461 sgg.) circa il fatto che la parte superiore del timone della corazzata sporgeva sopra la linea di galleggiamento.