Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA 1899-1901; SACCHI ETTORE
anno <1978>   pagina <24>
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Maria Adelaide Forni Columba
Il pericolo appare incombente perché si parla con insistenza di imminenti elezioni politiche, che potrebbero indurre nuovamente i rivoluzionari a favorire, almeno in ballottaggio, i candidati radicali e perfino quelli della Sinistra anti­governativa. Salvemini si adopera quindi, soprattutto con gli articoli che riesce a pubblicare in Critica sociale e sull'ovanti/ e nelle lettere all'amico Ghisleri, per una coalizione intransigente di repubblicani e socialisti decisi a negare il voto ai legalitari:
Se potessimo spingere il partito socialista a negare il voto ai legalitari, il colpo sa­rebbe fatto. À questo dovreste pensarci anche voi, negando il vostro appoggio a tutti, come avete fatto col Sacchi a Cremona nelle elezioni passate. L'in transigenza dovrebbe essere non solo nella prima votazione, ma anche nel ballottaggio.22)
Ma non era certamente orientato nel senso indicato da Salvemini il numero del 1 agosto di Critica Sociale, nel quale Turati affermava la necessità per l'Italia di un partito che rappresentasse le forze evolutive della nuova media borghesia, difendesse seriamente le libertà conculcate e si facesse apportatore di un sistema di riforme civili favorevoli allo sviluppo del proletariato, e auspi­cava la costituzione di un ministero Giolitti-Sacchi:23)
Un tale ministero significherebbe: l'iniziarsi, almeno, di riforme tributarie, consen­zienti al paese di uscire dallo stato di convulsione repressa in cui spasima da anni; il ri­spetto di tutte le opinioni, le propagande, le organizzazioni oneste e civili. Significherebbe l'instaurazione ed il prevalere di un partito medio, prettamente borghese, ma progressista e civile, nel quale i radicali ed i costituzionali di Sinistra si troverebbero accanto; e sareb­bero sciolte, come il Sacchi desidera, come noi desideriamo con esso, le alleanze innaturali, prodotto di condizioni anormali e violente (...) Perocché (...) quello che fa, da più anni ormai, il nostro partito, è difesa della libertà, è prolesta generosa, è battaglia democratica
assorbire ì radicali: ceci tuera cela (ora in G. SALVEMINI, Scritti sul Risorgimento, a cura di P. PIERI e C. PISCHEDDA, Milano, Feltrinelli, 1961, p. 123).
In polemica con questa tesi, che <c il Pessimista espresse anche in Critica Sociale (15 agosto 1899), e per la necessaria distinzione fra radicali e repubblicani: I. BONOMI, e I partiti popolari e il dovere dei socialisti , in Critica Sociale, 1 settembre 1899, p. 211, che giudica positivamente Sacchi e i radicali legalitari, incubo di quanti amano la bella posa gladiatoria, il suono rumoroso dei nomi, la veemenza giacobina e tribunizia , non con­fondibili, come sembra fare Turati, con gli uomini della Sinistra già sostenitori di Pelloux.
22> Or. Salvemini ad A. Ghisleri, luglio 1899, in G. SALVEMINI, Carteggi, voi. I ('1895-1911 ), a cura di ELVIRA GEN CARELLI, Milano, Feltrinelli, 1968, p. 99. Già il 25 giu­gno Salvemini aveva scritto da Lodi a Ghisleri: Avrai notato certamente che i giornali danno larghe notizie delle proteste di Zanardelli, Fortis, Giolitli, di Rudixù contro il decreto-legge, e certamente avrai pensato, come me, che quello è un giochetto per disar­mare l'Estrema Sinistra [...] Se ci lasceremo sedurre dagli allettamenti della Sinistra, sa­remo rovinati [...] Io sono impensierito di questa ubbriacatura di alleanze che ha invaso i partiti popolari. Temo che tutto finirà in un fiasco colossale, perché i radicali più o meno legalitari sono troppo cretini per fare qualcosa di buono [...] Aspetto una buona occasione per lanciare l'idea che i socialisti debbono nelle prossime elezioni politiche allearsi solo coi repubblicani, e solo con quei repubblicani ohe fanno sul serio (ivi, pp. 95-97).
23> RAFFAELE COLAPIETBA (Il Novantotto. La crisi politica di fine secolo (1896-1900), Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1959, p. 145) nota giustamente che i socialisti desidera' vano l'avvento dei radicali al governo non solo per assicurare un clima di libertà, ma pure al fine di restituire al proprio partito una posizione distinta e autonoma.