Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA 1899-1901; SACCHI ETTORE
anno <1978>   pagina <35>
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Ettore Sacchi nel 1899-1901 35
simi motivi di opportunità, che si riassumono in uno solo: gli avvenimenti recenti mi hanno convinto che in questo momento non c'è da sperare di fare di meglio! E la sim­patia che ho pel movimento e per te non mi fece elevare anche con qualche reticenza che il fisco avrebbe dovuto lasciar passare che tu andasti troppo oltre nell'apologia di Umberto 1. Come uomo lo giudico davvero un galantuomo: come Re ora fu inetto, ora fu porco. Fu porco insuperabile quando firmò la proroga del 14 dicembre 1894 a difesa delle turpitudini private di Francesco Crispi. Riscontra nella storia dei paesi costituzionali e sappimi dire se puoi trovare un caso simile. Però credo che tu esagerando hai ubbidito al senso dell'opportunità politica, non opportunismo volgare; e perciò forse hai fatto bene.
Medita pure il divenire dell'Inghilterra e sappimi dire se potrai sopprimere le due rivoluzioni e la mancanza di esercito permanente! **1)
Difficilmente si può credere che il Sacchi veramente giudicasse Umberto I del tutto estraneo alla politica autoritaria, di armamenti e d'imprese coloniali, propugnata dal Crispi, ed a quelle conservatrici o illiberali dei suoi successori; che realmente pensasse all'assoluta innocenza della corte nel decennio di san­gue . E fondatamente Romussi ed altri potevano rimproverargli l'arbitraria distin­zione fra il re innocente e benefico e i suoi ministri gravemente colpevoli. Oggi lo storico, anche sulla base della nuova documentazione della quale ora può di­sporre, è naturalmente incline ad accogliere i severi giudizi di Romussi e dello stesso Cola Janni più che non quello certamente encomiastico del Sacchi. Ma questi non voleva essere storico, bensì politico; voleva porre, infatti, le premesse per la realizzazione di un'efficace politica di riforme, che poteva essere ostaco­lata dal permanere di pregiudiziali antidinastiche pur dopo l'avvento del nuovo giovane sovrano. L'adesione di Sacchi alle istituzioni scriverà La Pegna fu niente altro che la forma per rendere possibile la sostanza di riforme so­ciali .62J Egli negava l'esistenza di un potere invincibile quasi soprannaturale del partito di corte , delle mentalità e degli interessi che intorno ad esso si coagulavano, e pensava invece che uomini e partiti di aperta professione monar­chica avrebbero potuto affermare anche a livello governativo un indirizzo demo­cratico pure sul piano economico-sociale e in quegli aspetti antimilitaristici ed antiimperialistici fino allora sgraditi ai Savoia. E il significato politico, e non storiografico, del discorso era confermato da Sacchi nella risposta ad una let­tera, e ad un articolo sul Secolo,M) di Carlo Romussi, che lo accusava di essere stato troppo laudativo per un re fa niente, occupato solo a metter via denari :
Caro Romussi,
e se fosse vero quel che tu dici, è dalla democrazia che può venire il lamento? Ma quale si fosse la parte personale del discorso, tu avevi l'obbligo di approvare o disappro­vare la parte politica, e nel secondo caso dichiarare che il partito radicale non ha senso né ragione di esistere, perché in questo momento italiano o si è radicali o si è repubblicani o si è socialisti o si è conservatori. Ed io mille volte, vedendo le incertezze innegabili della democrazia radicale, ho proposto di discutere serenamente, pacatamente, se un partito radi-
61) N. Colajanni a Sacchi, Castrogiovanni, 8 ottobre 1900, in B.S.C., Sacchi, ms.
210/14 b.
62) A. LA. PEGNA, Il radicalismo sociale, Milano, Treves, 1919, p. 22.
*9 C. Romussi a Sacchi. Milano, 20 settembre 1900, in B.S.C., Sacchi, ms. 251/59.
64) Un discorso dell'on. Sacchi , in 11 Secolo, 21-22 settembre 1900.
65) Dalla citata lettera, che è integralmente pubblicata in G. CREMONESI, Voci e mo­neti ciL, p. 115.