Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA 1899-1901; SACCHI ETTORE
anno <1978>   pagina <36>
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Maria Adelaide Fonzi Columba
cale distìnto dal repubblicano può sussistere. Io credo che si, ma son disposto ad ascoltare e meditare le ragioni di chi dicesse di no.
Ma o sì o no; quella via di mezzo che pare si voglia seguire è la più fatale. Ingiusto poi l'appunto (anzi lo scherno) che io abbia dati i meriti al Re e i torti ai Ministri; questo altro non è che l'effetto della tua natura ardente repubblicana sotto la cenere radicale. Ma non risponderò sul Secolo, W
La sostanza politica del discorso di Sacchi era del resto colta chiaramente dai socialisti67) ed in particolare da Turati, che si preoccupava di chiarire il significato di un proprio articolo così scrivendo a Sacchi il 3 novembre:
Carissimo, veggo con piacere che studi con amore i testi classici. Stai allestendo un commento? Eccoti dunque l'interpretazione autentica del passo controverso:
Sacchi dice: io voglio la libertà e non credo che vi osti il principato.
Altri gli obietta: ponendosi come fine la libertà ad ogni costo, voi attaccate implici­tamente il principato, riserbandovi un diritto eventuale di fellonia.
IL che è quanto dire: il principato è, o può diventare, incompatibile colla libertà.
Or questa è l'opinione dei repubblicani; i quali quindi sono logici nel sostenere che, per conseguire la libertà dee prima abbattersi il principato.
Ma è strano che la stessa opinione dell'incompatibilità, cioè, fra libertà e princi­pato sia professata da coloro che attaccano Sacchi atteggiandosi a difensori della monarchia.
Infatti: se principato e libertà fossero per essi compatibili, essi non avrebbero ra­gione di accusare Sacchi perché rimane ligio al principato pur ponendosi come fine su­premo la libertà.
Chi fa a Sacchi questa accusa parte dunque dalla stessa premessa dei repubblicani; soltanto implicitamente confessa che egli l'accusatore di Sacchi , costretto a scegliere fra principato e libertà, opterebbe per il primo contro la seconda, ossia contro l'interesse dei paese .
Tutto questo è detto ellitticamente. Brevis esse laboro, obscurus fio. Probabilmente ti rese duro il senso delle parole quell'eg/t, che tu supponesti si riferisse a te, mentre si rife­riva al tuo censore monarchico e reazionario.
Ed io debbo consentire che un zinzino di anfibologia c'era infatti. Ed è ragione che su quel brano si eserciti la paziente opera dei glossatori. (...).
Certo è che dopo quel discorso non potrà più essere giustificata l'esclu­sione dei radicali, ed in particolare di Sacchi, dalle consultazioni per la forma­zione dei ministeri; non si potranno più escludere i radicali dalla realizzazione
**) Questa risposta (minuta in B.S.C., Sacchi, ras. 251/59) scritta sul retro della let­tera di Romussi, è stranamente datata 19 settembre ed è parzialmente pubbl. in G. CRE­MONESI, Voci e moniti ciut p. 115.
67) Anche se VAvanti! del 23 settembre accusava Sacchi di volere scaricare sul po­polo le colpe della monarchia ( Nel 1894 si soppresse un milione di elettori . Perché dunque l'on. S. affibbio al popolo colpe non sue? ). Nello stesso senso anche I. BONOM3, In ehi dobbiamo fidare, in Critica Sociale, 1 novembre 1900, pp. 321-323, che però conferma la sua fiducia nell'opera concorde dell'Estrema Sinistra e di quei gruppi di Si­nistra che, pure con qualche abile reticenza, hanno dimostrato la necessità di radicali riforme .
6*> Turati a Sacchi. Milano, 3 novembre 1900, in B.S.C., Sacchi, ma. 251/61. La Kuliscioff aggiungeva molte righe riguardanti la sua Andreina e soprattutto la malattia di Berenice Sacchi, mostrando quali strettissimi e affettuosi rapporti intercorressero fra le due famiglie.