Rassegna storica del Risorgimento
FENICIA (FAMIGLIA) CARTE; RUVO DI PUGLIA STORIA 1627-1870
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1978
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Antonio Paoluzzi
famiglia, uno dei quali, Carlo, fu anche Regio Consigliere.4) Abbiamo, però, testimonianze che documentano origini quattrocentesche5* ed altre che risalgono agli inizi del 1500 come risulta da un atto notarile del 1517 attestante una donazione di centocinquanta moggia di terreno situate nella località Scafati del Principato Citeriore fatta dalla duchessa d'Amalfi, Giovanna d'Aragona, a Francesco Fenicia ed a sua moglie Elisabetta de Signorellìs, per i servizi resi alla casa Piccolomini d'Aragona.6) Dalla stessa fonte possiamo ricavare oltre a nomi e date anche lo status sociale di questa famiglia patrizia i cui componenti furono per tradizione dediti all'avvocatura esercitata per lo più a Napoli, e ricoprirono spesso cariche rilevanti difendendo anche gli interessi della Corona, il che dimostra come essi godessero della stima e del favore prima dei vari viceré succedutisi nel Regno di Napoli, e quindi dei sovrani e dei loro ministri.
Comunque l'aspetto più interessante dell'archivio, qualora venisse almeno in parte ricomposto, è costituito dal fatto che attraverso di esso sarebbe possibile ricostruire l'evolversi della situazione patrimoniale della famiglia da quando questa entrò a far parte del patriziato di Ruvo, nella seconda metà del XVII secolo, alla fine dell''800. Infatti ci informerebbe sul modo in cui, nonostante la perdita di ricchezze a causa di lasciti ad Enti religiosi o morali, donazioni a conventi ed Ordini, diseredazioni, si concentrò un patrimonio fondiario considerevole non solo per l'estensione, ma anche per la qualità dei terreni che lo formavano, e sui rapporti che questo processo di concentrazione ebbe con gli accadimenti politici e con le leggi, i decreti, le transazioni, che hanno segnato la storia di Ruvo caratterizzata, fino all'inizio del XIX secolo, dalla difesa dei territori, degli usi civici e dei proventi comunali dalle pretese del feudatario da una parte, e dalle prepotenze dei pastori d'Abruzzo che d'inverno, con le loro greggi, invadevano le masserie pugliesi danneggiandone il grano ed i boschi, dall'altra.
A mettere fine agli abusi feudali, almeno ai più gravi, intervennero soprattutto le transazioni tra l'Università di Ruvo e la casa d'Andria del 1751 e del 1805 che abolirono una serie di imposte ingiustificate come la Fida e la Cortesia riscosse dai baglivi baronali, o la gabella comunale della Giumella delle mandorle, prodotto questo molto importante dell'economia ruvese, che era stata usurpata dalla casa d'Andria e convertita in esazione feudale così come gli altri dazi comunali dello Scannaggio e del Plateatico, solo per citarne alcune. Ma i provvedimenti di maggiore importanza furono due leggi emanate nel 1806 e nel 1808.
La prima di queste prese il nome di Legge sul Tavoliere di Puglia ed ebbe effetti estremamente positivi in quanto gli articoli 38 e 39 stabilendo che gli affittuari dei terreni del Tavoliere che appartenevano ad Enti religiosi o ad Ordini morali, sui quali il Regio Tavoliere avesse avuto un diritto di pascolo di qualunque tipo, sarebbero potuti divenire perpetui censuari pagando tre annate di staglio, dette un grande impulso all'agricoltura la cui produttività era limitata proprio dal fatto che la gran parte dei campi coltivabili apparteneva agli Ordini.
4) M. FENICIA., Giornale cil., ma., p. 9. Si fa riferimento ad un pubblico atto del 4 Luglio X Indizione 1582 per notar Valerio Mandina di Bavelle e all' islrumento del 23 Febbrajo X Indizione 1612 per notar Do Mandine di Rovello al Fol. 212 del suo protocollo dal 1611 all612 .
5) Ivi, p. 5.
6) Ivi, pp. 7-8. A questo proposito si cito Tatto di donazione riportato in un islrumento del notar Luise Ferraiolo di Ravello del 6 Febbrajo V Indizione 1517 .