Rassegna storica del Risorgimento
FENICIA (FAMIGLIA) CARTE; RUVO DI PUGLIA STORIA 1627-1870
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1978
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L'archivio della famiglia Fenicia 51
con criteri, se non rivoluzionari, almeno in qualche misura innovativi. In ogni caso, egli non dovette certamente essere un proprietario assenteista se, come afferma il suo biografo francese, egli fece piantare uno straordinario numero di mandorli ed olivi. *
In realtà, ogni termine che abbia a che vedere con rivoluzione verrebbe usato in modo assai improprio se riferito al Presidente Fenicia, e le costernate geremiadi dell'Arcivescovo di Capua Francesco Serra Cassano, contenute nella lettera del 31 maggio dei 1849 circa la situazione politica, non avrebbero potuto trovare persona più disposta ad ascoltarle.
Del resto sinonimo o almeno presupposto di quelP armonia che il nobile ruvese teorizzava doveva essere F ordine e, ripetiamo, a prescindere da colui il quale questo ordine potesse garantire, e di ciò è conferma anche la biografìa del personaggio che, nonostante fosse di qualche rilievo, passò assolutamente indenne attraverso le numerose vicende politiche succedutesi nel Napoletano ed in Italia durante l'arco della sua esistenza (1793-1870) ed alle quali rimase sostanzialmente estraneo, benché la sua città vi partecipasse attivamente.21)
Quando nel 1816 egli andò a Napoli per rivendicare alcuni crediti della famiglia venne aiutato dal celebre medico e naturalista Saverio Poli che lo presentò a Ferdinando I ed a suo figlio Francesco I, ed anche se nel 1817 lo troviamo tra i membri della Carboneria ruvese nella vendita denominata Perfetta fedeltà , la sua aderenza alla monarchia non venne meno dal momento che, eletto nel 1818 sindaco di Ruvo, abbandonò la carica durante il breve periodo rivoluzionario del 1820 per rioccuparla subito dopo portando a termine il mandato. A tale carica fu rieletto circa vent'anni dopo, ed in questa circostanza, benché avesse avuto il merito di potenziare il monte frumentario e di fare istituire delle scuole pubbliche,23 il suo operato o almeno quello delle autorità comunali nel loro complesso, fu aspramente criticato dallo Jatta nel Cenno storico della cui stesura, per altro, abbiamo notizia in una delle lettere24 inviate dal giureconsulto a Salvatore Fenicia. Infatti, diverse pagine del capitolo XV del Cenno storico sono dedicate ai disordini introdotti nella moderna amministrazione comunale e vi si legge: Si reclama altamente contro l'abolita feudalità, mentre col proprio operare non si fa che l'apologia di essa! A che maledirsi le antiche prepotenze Baronali quando alla depressa dominazione de' Baroni si cerca sostituire la dominazione propria, e sotto il nome venerando del Comune si vogliono introdurre abusi e gravezze più condannabili di quelle che la feudalità si permetteva? È forse odioso il Dispotismo Baronale e piacevole e soave il Dispotismo Comunale esercitato da una fazione dominante e soverchiarne? A tal modo però non si vuole che lo stesso sistema sotto nomi diversi,
2) II De Chaw.uiL nell'opera citata, parla di ottantamila piante.
21) Cr. F. JATTA, op. cit.; F. JURILLI, op. cit.j A. LUCATELLI, La Puglia nel Risor-gimenio, 2 voli,, Bari, 1932 e 1934.
La città di Ruvo fin dalla rivoluzione del '99 partecipo attivamente alle vicende politiche del regno, come dimostra la lettera di Carlo Lauberg a F. A. Ciaia del 25 ventoso anno VII della libertà in B. CUOCE, La rivoluzione napoletana del *99, Bari, 1968, p. 300.
22) Cfr. N. TESTINI, Carboneria ruvese,, Ruvo, 1915. a) Cfr. M. C. Dz CHAZEUIL, op. cit.
24) Vedi lettera di Giovanni Jatta a Salvatore Fenicia del 2 maggio 1834 dove ai legge: Mi rincresce solo che le circostanze di mia saluto non so se mi potranno permettere di condurre a fine un altro lavoro che ho per le mani, qual'c quello di riunire, quanto è possibile, le memorie relative alla città di Ruvo nostra patria ,