Rassegna storica del Risorgimento

FENICIA (FAMIGLIA) CARTE; RUVO DI PUGLIA STORIA 1627-1870
anno <1978>   pagina <52>
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Antonio Paoluzzi
o come ben diceva Cornelio Tacito magis olii homines, quam olii mores. Inten­diamoci però bene. L'amministrazione comunale per poter meritare un tal nome bisogna che sia quanto saggia ed avveduta, altrettanto paterna. Se imita o molto più se sorpassa le durezze baronali, si degrada, si rende pesante ed esosa, e fa l'elogio della feudalità. Cosa giova alle Popolazioni l'abolizione di essa se dovessero ricadere sotto un giogo più duro e più pesante? Se serve ad un par­tito, e quindi all'interesse, alle passioni, alle rivalità ed alle passioni private, perde giustamente la fiducia e la stima della Popolazione, e si rende flagello di essa . E più avanti, concludendo : Guai a quella Popolazione che non si sveglia a tempo e fa prendere a questa gente una mano troppo lunga! .
Ora, il Cenno storico fa pubblicato nel 1844 e la lettera di Jatta, cui ab­biamo riferimento e nella quale egli dà notizia di questo suo lavoro, è del 2 maggio 1843, ed in questa data Salvatore Fenicia certamente era fra le auto­rità comunali oggetto delle accuse del giureconsulto. Tuttavia egli non faceva parte di quella genia di intriganti, i quali sotto la maschera di zelanti citta­dini Patriae studium in ore, privatum in animo magis habent , e doveva tro­varsi piuttosto in gravi difficoltà come dimostra una minuta di lettera che reca la data del 9 maggio 1843 indirizzata al Segretario di Stato, Ministro delle Fi­nanze. In essa Fenicia minaccia l'eventualità di sue dimissioni qualora non fos­sero state soddisfatte alcune richieste tra le quali quelle di poter dare un riparo diffinitivo ai sconcerti, che si riguardano in questo Capitolo e nelle abu­sive usurpazioni praticate sul demanio comunale; [...] esigere dal Governo, dalla Provincia, o da altri redditori del Comune l'ingenti somme, di cui questo va creditore; [...] consolidare una rendita duratura ed immancabile; [..,] deco­rare il paese d'opere pubbliche in uno proficue e monumentali; [...] fiaccare e paralizzare la tracotanza de' sempre impuniti despoti ch'àn manumesso (questo) pubblico erario; [...] fare tutto il ben possibile alla sventurata (mia) patria . Ma, tornando alla fedeltà alla Corona del Presidente Fenicia ed alla contempo­ranea indifferenza verso le teste che questa cingeva, c'è da dire che senza distin­zione di sorta egli inviò le sue opere in omaggio ai sovrani purché tali, e trovò normalissimo rivolgersi nello stesso modo a Ferdinando II ed a Vittorio Ema­nuele II, al re di Prussia ed a Napoleone III. Se una particolare simpatia verso una dinastia, o meglio verso l'ultimo discendente di essa, vi è stata da parte del Presidente, questa va ricercata nei confronti del principe Alessandro Gonzaga che eerto aveva poche speranze di poter salire al trono di quel ducato di Man­tova che era stato della sua famiglia.
La corrispondenza dei Gonzaga con il nobile ruvese va dal 1864 al 1870 ed è quindi posteriore ad i numerosi interventi compiuti da Alessandro Gonzaga per rivendicare i suoi pretesi diritti sul ducato.28) Le lettere, comunque, presen-
25 > G. JATTA, op. dt., p. 386.
a Ibidem.
27) Ibidem..
) Tali pretese, che si fondavano su motivi antiaustriaoi quanto antisabaudi, Ales­sandro Gonzaga espose nella Rivendicazione dei diritti di casa Gonzaga in Lombardia* pub­blicata a Roma nel 1849 e che riprende le proteste a Giuseppe li del 1748 e quelle so-stanzialmente simili del 1817 e 1818 seguite da quelle del 1841, 1842, 1843, 1844, 1846, 1847, 1848. Sempre nel 1848 usci a Roma un Indirizzo agl'Italiani per la solennità di Pasqua di Resurrezione firmato da I difensori della Liberta Italiana ma opera dello stesso principe Gonzaga che vi si definisce a Cattolico Italiano e liberale (p. 11) e vi auspica un federalismo di stampo giobertiano che doveva rappresentare, ai suoi occhi, l'ul­tima speranza di poter tornare a Mantova come sovrano.