Rassegna storica del Risorgimento
FENICIA (FAMIGLIA) CARTE; RUVO DI PUGLIA STORIA 1627-1870
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1978
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Libri e periodici
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anche perché ama ricordare nei suoi scritti la storia vissuta nell'esercito napoleonico e, quindi, al pari di Stendhal, fornisce notizie interessanti su tutte le vicende del suo tempo. L'accordo tra Bertolini e Stendhal nasce non solo da una comune testimonianza storica diretta, ma anche da un comune metro di interpretazione e di giudizio nei riguardi di Napoleone, da ima comune conoscenza o ricerca di conoscenza della natura umana, da un comune appoggio dato ad uno stile anti-letterario in opposizione all'accademismo comandato dal potere (p. 41); risulta cosi a volte che oc le loro impressioni e il loro giudizio si esprimano con lo stesso vocabolo (p. 92), Ecco che attraverso le pagine de II Veterano d Oriente la Poliaghi, ponendo sempre in parallelo la vita di Stendhal, fornisce un quadro della vita di Bertolini dalle prime campagne napoleoniche al 1840; nel VII capitolo l'autrice ci presenta un'altra opera di Bertolini, La caduta di San Giovanni d'Acri, in cui si affronta il problema della questione d'Oriente attraverso il resoconto della campagna del 1840. Le note, strettamente integrative, completano questo studio che è stato reso particolarmente difficile dalla scarsità dei testi e dei documenti sull'argomento: un'opera in complesso interessante, anche se alle volte non troppo semplice da seguire fino in fondo.
Due parole in fine sul caso Bertolini scoppiato nel 1908 e ripreso nel 1928. Nel 1908 l'ex capitano napoleonico veniva accusato postumamente di appropriazione di nome, gradi e benemerenze militari, di documenti e memorie di un omonimo, a queste imputazioni si univa il dubbio sulla sua partecipazione alle prime campagne napoleoniche e l'accusa di essere stato ima spia al servizio dell'Austria, per la quale invece, come dice la Poliaghi, Bertolini fu sempre un caso difficile e non solo dopo la morte, quando si preoccupò di denigrarlo, ma soprattutto in vita, quando, condannato al confino nel 1831, era una temibile testimonianza di ex combattente napoleonico ai danni dell'assidua battaglia antinazionale nelle terre irredente. La denigrazione decretata ai suoi danni fu quindi, secondo l'autrice, fondamentalmente un'espressione dell'astio anti-italiano che si rincrudiva ad intervalli regolari.
MARINA PACI GABRIOTTI
Le Relazioni diplomatiche fra la Francia e il Regno di Sardegna, II serie: 1830-1848, voi. II (2 gennaio 1832-31 dicembre 1834), a cura di ARMANDO SAITTA (Fonti per la storia d'Italia, 130); Roma, Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, 1976, in 8, pp. VIII-567. L. 10.000.
Se il primo volume (cfr. la Rassegna, 1977, pp. 224-225) risultava assai importante perché i dispacci diplomatici riguardavano anni cruciali sia per la Francia, sia per il Regno di Sardegna (rivoluzione di luglio, avvenuto al trono di Carlo Alberto, moti rivoluzionari in Italia, applicazione del principio di non intervento ecc.) il secondo, curato con la consueta attenzione e oculatezza dal Saitta, è analogamente interessante al fine di intendere l'evolverai della politica francese in Italia, e in specie le intenzioni e la oc realtà dell'intervento austriaco nello Stato pontificio, le oscillazioni della politica di Carlo Alberto, l'equilibrio in Italia tra le due potenze all'inizio degli anni 30. In attesa del saggio promesso dal Saitta circa l'ambasciata di Barante e i primi anni di regno di Carlo Alberto, possiamo dare una rapida scorsa ai dispacci contenuti nel presente volume in larga parte noti agli studiosi e già utilizzati in passato da Silva, Lemmi, Déjean, Vici al ecc., e indicare alcune costanti della politica francese in Italia in quegli anni. Se i primi dispacci mettono in chiaro i problemi connessi con l'intervento austriaco nelle Legazioni, il danno morale per la Francia di una nuova occupazione, i tentativi di porre fine (d'accordo con l'Austria) all'anarchia nello Stato pontificio, è da dire che l'occupazione di Ancona da parte francese, proposta e giudicata utile anche da Barante (pp. 53, 78, 85), veniva di fatto a diminuire nella penisola l'eccessiva potenza dell'Austria, la quale se non mirava alla guerra contro la Francia (p. 75), non intendeva per altro permettere che l'influenza francese suscitasse le speranze di settari o liberali, e che venisse turbato l'equilibrio di forze in Italia. (Cfr. ad es. R. GIUSTI, L'insurrezione del 1831 e le sue ripercussioni nel Mantovano, Mantova* 1964), L'impressione prodotta a Torino per ì fatti recenti non apriva tuttavia spiragli di sorta per un mutamento di politica del gabinetto piemontese, cosi sintetizzata dall'ambasciatore