Rassegna storica del Risorgimento

FENICIA (FAMIGLIA) CARTE; RUVO DI PUGLIA STORIA 1627-1870
anno <1978>   pagina <68>
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Libri e periodici
ani sono appunto i tìtoli delle due parti in cui il volume è diviso; in esse, partendo, con U saggio di Giuseppe Armani, dalla formazione culturale di Mazzini per arrivare, con Gio­vanni Spadolini, al Mondo di Pannunzio, i venticinque autori dei contributi analizzano alcuni degli aspetti più importanti di una cosi rilevante parte della storia italiana degli ul­timi centocinquanta anni.
Non possiamo qui soffermarci su ogni singolo contributo e ci limiteremo quindi a segnalarne alcuni: in particolare, desideriamo sottolineare l'importanza e la novità delle ricerche compiute da Guido Ratti sulla spedizione della Savoia del 1834 e da Augusto Comba sul movimento repubblicano dal 1870 al 1895: questi due saggi, di notevole inte­resse e ben documentati, rappresentano a nostro avviso i lavori-cardine delle sezioni in cui è diviso il volume. A Mazzini europeo come formazione culturale ed attività politica sono dedicati i saggi di Galante Garrone, Passerin d'Entrèves ed Emilia Morelli, mentre al Mazzini romano sono dedicate le pagine di Ghisalberti. Sarebbero ancora da citare le puntualizzazioni di Parmenlola sulla Dottrina, storia e struttura dei Doveri del­l'Uomo e di Bottasso sui Cavalieri della Libertà , o gli approfonditi saggi di Monsa-grati sui rapporti Castellani-De Boni nel 1849-50, di Gastaldi sui democratici e la que­stione romana nel 1862 e della Tesoro su Gbisleri; o, ancora, la pubblicazione di inediti mazziniani fatta da Macchia e Morabito, ma il discorso ci porterebbe a dilungarci troppo e rischieremmo comunque di tralasciare alcuni autori. Al di là di una analisi specifica dei singoli contributi, infatti, ci pare meriti di essere segnalata l'importanza complessiva del volume, che consente al lettore di fare il punto della situazione degli studi su Mazzini e sul movimento repubblicano, riunendo quasi tutti i migliori specialisti italiani dell'argo­mento. Un vasto indice dei nomi la cui rarità, chissà perché, in opere di questo genere, fa perdonare alcune inesattezze completa il volume.
ROMANO UGOLINI
MINO MILANI, La Crociera del Maddaloni. Vita e morte di Nino Dixio; Milano, U. Mursia, 1977, in 8, pp. 194. L. 4.500.
Dove mi conducete? In galera? 0 perché? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c'era la libertà... . Con queste parole, che Giovanni Verga immagina pronunciate con accento quasi incredulo da un condannato all'ergastolo, mentre i carabinieri lo conducono ammanettato verso il suo destino di carcerato perpetuo, si chiude la novella Libertà, che al Verga medesimo era stata ispirata dai fatti di Bronte dell'agosto 1860. DI racconto fa parte della raccolta delle Novelle rusticane, pubblicate in volume nel 1883: quando il Verga lo scrisse erano passati dunque poco più di vent'anni dai fatti, un tempo sufficiente a garantire un certo distacco ed una visione equilibrata, ma non tanto lungo da stemperare nella lontananza del ricordo tutto l'orrore della prima impressione, quale certamente egli, non ancora ventenne, dovette provare apprendendo di prima mano i particolari del tragico episodio (il Verga era infatti a Catania quando vi giunsero i Gari­baldini alla fine di luglio del '60 e tosto si arruolava nella Guardia Nazionale, subito co­stituita). Nella novella il Verga non giudica, non assolve e non condanna; pervenuto alla stagione più piena e matura del suo ce verismo (/ Malavoglia sono del 1881; Mastro-don Gesualdo del 1889), egli si limita a raccontare, a descrivere; e saranno poi i fatti, nella loro nuda essenza, a determinare il giudizio morale di chi legge. Ora, va subito detto che il massimo rilievo è dato, nella novella verghiana, da un lato alla descrizione dell'orrendo massacro di innocenti, fra cui donne e bambini, compiuto dalla plebe accecata di furia nel sangue, e dall'altro alla rappresentazione dello stato di ottusa, quasi incredula, incompren­sione in cui gli arrestati subito caddero, e rimasero poi, durante il successivo lunghissimo processo, incapaci perfino di rendersi conto della qualità di reato degli eccessi compiuti. All'azione repressiva dì Bixio (a il generale... che faceva tremare la gente ) non sono dedicate che poche righe.
Appare chiaro che, secondo il Verga, la vera e grande, se non unica, colpevole del­l'increscioso episodio, al di là delle responsabilità personali di singoli protagonisti, doveva additarsi nell'ignoranza profonda in cui si trovavano le plebi isolane. Quale senso poteva avere per esse la parola a libertà ? Quale risonanza poteva suscitare la propaganda gari-