Rassegna storica del Risorgimento
ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno
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1978
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pagina
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133
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Detenuti politici romani in Brasile 133
sivamente, però, prevalse l'opinione di destinare all'emigrazione i condannati politici detenuti a Civita Castellana, ovvero promiscuamente emigranti volontari e detenuti politici.
In una minuta di rapporto per l'Udienza di Nostro Signore si propose difatti che fossero deportati in Brasile i condannati politici, come già avevano fatto altri governi, fra cui quello austriaco. Si riferiva sulla presenza a Roma del Savi, dopo aver lungamente vissuto nel Brasile ed averlo servito come ad-detto a più Legazioni brasiliane in Europa , il quale chiedeva di essere autorizzato a trattare con i detenuti politici di Civita Castellana, e specialmente con uno Scifoni,9) cui i parenti avrebbero pagato il passaggio per il Brasile.
Con ciò aggiunge il rapporto si sgraverebbe l'Erario da una grave spesa, si avrebbe l'aria di fare un atto di clemenza, e si sgombrerebbe un reclusorio di disperati che si ha ragione di ritenere per pericoloso, specialmente laddove le circostanze d'Europa subissero qualche sinistra vicenda non impossibile a' di nostri.,0
Questa valutazione coincide sostanzialmente con quella del Gualterio:
... Il governo stesso comprendeva che i prigioni, come troppo numerosi, erangli d'imbarazzo e dispendio non piccolo; oltreché, posti sotto gli occhi delle popolazioni, non erano per lui senza pericolo, destando simpatie ed affetti più che gli esuli lontani, e quasi dimenticati. Pensò quindi al modo di togliersi d'un tale imbarazzo, e crede trovarlo dando facoltà ai medesimi di recarsi al Brasile in perpetuo esiglio, se consumar non volevano la loro pena nelle prigioni di Stato. W
Si manifestarono subito, però, difficoltà d'ordine finanziario. Il denaro per la spedizione che doveva giungere al Savi da Bahia non si vedeva, e questi già nel settembre 1836 incominciò a bussare a quattrini. In attesa di ricevere una lettera di credito dal Brasile, egli chiedeva al Governo pontificio un prestito di 3.000 scudi, che non aveva potuto ottenere da un noto commerciante romano,12) Agostino Feoli.B) Il Savi chiese pure, poco più tardi, che venissero pagati 600 scudi al Console brasiliano in Livorno, Nicola Manteri, per rimborsarlo di spese
9) Felice Scifoni, figlio del fu Giacomo, romano, notaro, celibe, era stato arrestato il 27 agosto 1831 e condannato a dieci anni di reclusione dalla Commissione speciale deputata dalla Santità di Nostro Signore Papa Gregorio XVI felicemente regnante per decidere le cause politiche il 14 marzo 1833, per il tentativo rivoluzionario romano del 1831. Cfr. le ampie notizie che ne dà RINA DEL PIANO, Roma e la rivoluzione del 1831 (con documenti inediti), Imola, 1931 (Società nazionale per la Storia del Risorgimento. Pubblicazioni del Comitato romano. Serie II) e la voce Scifoni, Felice, redatta da E. MICHEL nel Dizionario del Risorgimento nazionale di MICHELE ROSI
i0> ASV, SS, rubr. 7, a. 1847, fase. 1, cit., ce. 142-143.
) F. A. GUALTEHIO, Gli ultimi rivolgimenti italiani. Memorie storiche con documenti inediti, Firenze, 1852. Citiamo dalla 3* edizione, voi. I, Napoli, 1861, p. 107.
12> Mi diressi scrive il Savi, senza farne il nome ad un negoziante di codesta piazza che sembrava disposto (anzi mi lusingò) a somministrarle : Istanza Savi , in ASV, SS, rum*. 7, a. 1847, fase. 1, cit., ce. 189-190
") Lettera di Agostino Feoli al Savi, di casa, 16 settembre 36 , allegata all'istanza predetta, ivi, ce. 191-192.