Rassegna storica del Risorgimento
ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno
<
1978
>
pagina
<
135
>
Detenuti politici romani in Brasile 135
quarti per i ragazzi fra i dieci ed i quindici anni ed alla metà per i fanciulli al di sotto dei dieci anni. In altre parole, ciascun deportato doveva pagarsi il viaggio ed il mantenimento (Essati anzi come vedremo in 50 scudi a per-sona); ma poiché nella maggior parte dei casi si trattava di nullatenenti, il Governo pontificio anticipava al Savi la somma che questi avrebbe dovuto spen-dere per l'acquisto di vettovaglie e di ogni altra necessità dei passeggeri. Le somme già pagate dal Governo pontificio al capitano napoletano Balsamo per noleggio della nave e l'acquisto di viveri e quelle che dovevano essergli corrisposte a saldo in Brasile, si intendevano pagate al Savi in conto dei 36 Bendi a persona. Era garantito al Savi il pagamento, in Roma o in Civitavecchia, di non meno di 3.600 scudi, pari al prezzo del passaggio marittimo per cento emigranti. D rimanente gli sarebbe stato pagato non appena giunta notizia dell'arrivo della nave in Brasile, dell'inizio della tassazione dei passeggeri e del saldo, ad opera del Savi, di quanto ancora dovuto al Balsamo per il noleggio della nave. I deportati che non siano per godere dei benefici della Società brasiliana di colonizzazione 2 si impegnavano a rimborsare al Savi quanto' speso per loro; tali rimborsi dovevano essere divisi a metà fra il Savi e il Governo pontificio.17
2. Buona parte dei detenuti politici accettò la commutazione della pena nell'esilio in Brasile;18) altri ottennero invece di essere esiliati in Paesi europei (per lo più in Grecia); altri ancora, dopo aver accettato l'esilio in Brasile vi rinunciarono ed ottennero la grazia; 19> sì che, alla fine, il numero di coloro i quali partirono effettivamente da Civitavecchia per Bahia il 9 febbraio 1837 fu di sessantadue. Ad essi si aggiunsero alcune decine di emigrati volontari ed alcuni familiari.
Altri condannati, che in un primo tempo avevano aderito alla proposta di essere esiliati in Brasile, la rifiutarono successivamente. Una seconda spedizione, sempre patrocinata dal Savi, partita il 22 febbraio 1837 per l'America appoggiando il Levante finì per fermarsi in Grecia.
Anche i detenuti politici che non avevano accettato l'esilio per il Brasile furono trasferiti a Roma e poi in parte a Civitavecchia;a) alcuni per lo più quelli cui mancava un breve periodo per terminare di scontare la pena furono
17) Copia dell'obbligazione del 23 novembre 1836 è in ASV, SS, a. 1848, rubr. 298, fascicolo rilegato unico cit., ce. 73-76.
18) inesatto quanto afferma il Gualterior Pochi (...) accettarono questa offerta (anche fra coloro che erano condannati alla prigionia perpetua), preferendo i più una lontana speranza di perdono, o attendere il fine della pena, alla quasi certezza di non rivedere il suolo nativo, divisi dall'immensità dell'Oceano (F. A. GUALTEBIO, op. cit., pp. 107-108).
19) Si vedano le varie tabelle redatte dal Ghilini nelle sue citate Memorie (A. M. GHI-
SALBERTI, Op. CU.).
20) Conto generale della spesa incontrata per le spedizioni all'estero dei detenuti e condannati politici eseguite li 9 e 22 febbraio 1837 , in ASV, SS, rubr. 251, b. 243, anni 1843-1850, fasci, e Nunziatura del Brasile 1837-1843 , lettera D.
21) Cfr. il carteggio del Tesoriere generale: lettera al tenente colonnello Palomba, ispettore della Darsena di Civitavecchia, datata Roma, 10 dicembre 1836, n. 4398, sulla destinazione in quella darsena di trentuno condannati politici che avevano rifiutato la commutazione della pena nell'esilio in America; e successive lettere al Segretario di Stato, Roma, 15 dicembre 1836, n. 4477, e all'Ispettore predetto, Roma, 17 dicembre 1836, n. 4514, in AS Roma, Tesorierato generalo, Corrispondenza di mons. Antonio Tosti, voL 231, novembre-dicembre 1836.