Rassegna storica del Risorgimento

ASCOLI PICENO STORIA 1849; ORSINI FELICE; REPUBBLICA ROMANA 184
anno <1978>   pagina <179>
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Felice Orsini in Ascoli Piceno 179
esposto ad inganni, specialmente se si è componenti di commissioni poli-tiene . Mette in risalto le sopraggiunte miserie in ogni parte della provincia, siano esse civili o militari. Pertanto raccomanda una sola misura [...] logica, nel prendere le decisioni. Informa il pro-preside sugli imminenti, ulteriori. movimenti, che farà la truppa repnbbUcana al suo seguito. Raccomanda, infine, di resistere, per amore alla santa causa e per l'onore e la dignità nazionale . 42>
L'altra lettera, datata da Force, 18 giugno, è quella ufficiale che accom­pagna il documento altrettanto ufficiale di dimissione da commissario straordi­nario. È l'ultima che Orsini scrive ancora in veste d'autorità costituita, con potestà così eccezionale , conferita a suo tempo dal Triumvirato. 43> È una lettera sbrigativa ed esplicita, concepita come atto definitivo e di addio, in cui il dimis­sionario lamenta ancora una volta la reiterata disobbedienza d'una parte della 6ua truppa, ciò che, in definitiva, lo determina a desistere da ogni resistenza armata e a rimettere il comando delle cose civili della provincia nelle mani del facente funzioni di preside, avvocato Egidio Mazzoni.44*
In questa lettera Orsini scrive al Mazzoni: Io ne La prevengo affinché possa regolarsi come meglio Le suggeriranno le circostanze che io ignoro man­cando di ogni notizia da più giorni . Questa prevenzione autorizzante, in fin dei conti, ci fa capire che Orsini era già stato messo al corrente della volontà delle autorità cittadine ascolane di intavolare un'intesa con il sopraggiungente corpo austriaco, per un'occupazione della città e provincia quanto più possibile pacifica. In effetti, già prima di questa rassegnata e formale autorizzazione dell'Orsini, il pro-preside, Mazzoni, e il Gonfaloniere di Ascoli, Sgariglia, erano stati spinti dalle circostanze, ormai molto drammatiche, a mettersi in contatto con il co­mando dell'esercito austrìaco, già a Macerata, ai confini della provincia ascolana, al fine di sollecitare l'entrata in città di quelle truppe, che avrebbero rispettati certi patti di civile occupazione e avrebbero bloccata la paventata irruzione dei briganti e dei borbonici, intenzionati a mettere in esecuzione rappresaglie e vendette in Ascoli e dintorni.
D'altronde la prima preoccupazione, che era stata dell'Orsini fin dal primo giorno del suo arrivo in Ascoli e cui rimase fedele fino all'ultimo, fu quella di combattere le bande armate di briganti, pericolose non tanto per la volontà politica sanfedista di ricostituire il governo papale, quanto piuttosto per la voglia di vendette e di rapine. 45> Infatti, quando si trovò alle strette e 6ul punto di capitolare, nell'atto di dimissioni, egli, riferendosi, senz'altro, ai minacciosi bri­ganti, protesta contro qualunque ingiusta invasione nemica nel territorio della Provincia di Ascoli, e contro qualunque transazione od infamia, in cui cades­sero le Truppe stanziate in Provincia . Uscito Orsini dalla città, la notte del 3 giugno, questo fu il pensiero assillante anche degli uomini rimasti in Ascoli a reggere le cose civili e militari: combattere e respingere i briganti, non cedere
Si veda doc. X in appendice.
*> Cfx. la lettera Al Cittadino Capitano Felice Orsini Rappresentante del Popolo , Roma, 13 maggio 1849, copia dell'originale, in Fondo eit.
**> Si veda doc. XI in appendice. . . .
45) Ad un dato momento Orsini aveva scritto a grosse lettere: I briganti e 1 soldati del Re di Napoli travestiti, [...], cercano togliere tutti i viveri alla citta e tentano circon­darla, [...], non Ha[nno] altro vessillo che quello del saccheggio e dell assassinio! . {Pro­clama del Commissario Straordinario Felice Orsini, 2 giugno 1849, Manifesto, m Fondo et.).