Rassegna storica del Risorgimento

ASCOLI PICENO STORIA 1849; ORSINI FELICE; REPUBBLICA ROMANA 184
anno <1978>   pagina <180>
immagine non disponibile

180
Bruno Ficcadenti
mai allo loro incursioni, non venire mai a patii nel rìschio di lasciare a loro
discrezione la città.46*
Per tutto questo e anche per l'avanzata dell'esercito austriaco, ormai giunto a Macerata, là dove stanziava il quartier generale, in attesa della capitolazione di Ancona, il gonfaloniere di Ascoli, Marco Sgariglia, di comune accordo, ap­punto, con il pro-preside della provincia, Egidio Mazzoni, inviava a Macerata l'ingegnere ascolano Antonio Silvestri, per iniziare trattative di resa e di occu­pazione.
Orsini, ormai alla sua estrema resistenza a Force, circondato di Tedeschi e briganti e mancando di ogni notizia da più giorni , pur tuttavia non igno­rava le circostanze che avevano indotto le autorità responsabili a trattare con lo straniero invasore. È vero che egli, negli ultimissimi giorni della sua missione, rimase all'oscuro della situazione creatasi oltre le mura di Force, ma questo non fu perché i presidi, i commissari e i gonfalonieri di Ascoli, di Fermo, di Mace­rata e di altre minori località rimanessero nel loro silenzio assoluto: dovevano usare tutte le ovvie precauzioni nella corrispondenza con l'Orsini, intenzionato a porre una resistenza senza quartiere anche all'esercito austriaco. Dall'ultima minuta della lettera del Mazzoni indirizzata all'Orsini a Force, la quale si pre­senta come un'ampia panoramica di come andavano le cose in Ascoli e dove l'autore apertamente confessava: Fra diversi mali che minacciano, converrà scegliere quel che non comprometterà la pubblica salute, ..., e mi è dolce il supporre, che anche gli stranieri vorranno rispettare le nostre determinazioni , dalle lettere del Silvestri allo Sgariglia, non possiamo più parlare di silenzio . È stato scritto, coll'intento di rendere edotto e partecipe il fuggiasco commissa­rio straordinario, ma, per il precipitare degli eventi e per la morsa d'assedio che si andava sempre più stringendo intorno a Force, la corrispondenza sarà finita nelle trascurate minute di lettere o nelle lettere ufficiali non recapitate e, magari, nascoste nei Fondi degli archivi provinciali e comunali tuttora inesplo­rati. È vero anche che nell'incalzante drammaticità, e quindi nella preoccupa­zione di salvaguardare la città da rappresaglie, specie da quelle delle bande di briganti e borbonici travestiti, Mazzoni, come tante altre autorità responsa-
**) Il Gonfaloniere Marco Sgariglia, ancor prima, aveva rivolto un accorato appello ai cittadini per la difesa delle mura: Vi [chiamo] a difendere questa Patria divenuta bersaglio dei colpi dei faziosi, che, sotto il manto della Religione, mettono a ruba le vostre sostanze, attentano alla vostra vita . (Appello del Gonfaloniere, 10 maggio 1849, Mani­festo, ivi).
Che le bande sanfediste non sarebbero andate tanto per il sottile è dato vedere dalla seguente dichiarazione del loro capo, in un momento piuttosto critico per Ascoli repub­blicana, dato che il preside Calindri era fuggito a San Benedetto del Tronto con parte della truppa: a Io Giovanni Piccioni Generalìssùno dello Stato Pontificio e di Sua Maestà del Regno Napoletano (sic). Io sono dentro questa città e in breve a certo tempo comanderò in questa piazza d'Ascoli. Saluto tutti li miei fidi ascolani e si farà festa di tutti i framas-soni [genericamente così erano chiamati i liberali] di questa,gita e domani mi farò vedere in mezzo la Piazza del Popolo . (Lettera di Piccioni al Gonfaloniere Sgariglia, 4 mag­gio 1849, in Fondo Sgariglia, Archivio di Stato di Ascoli Piceno).
47> Per avere un'idea di come si svolsero le trattative, e per osservare un po' più da vicino la reale situazione ascolana, creata dalla uscita di Orsini dalla eKà, si vedano al­cune lettere che il Silvestri da Macerata inviava allo Sgariglia in Ascoli [Fondo Sgariglia, Arch. ci!.].