Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <211>
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Le carte di Francesco Balbi Senarega 211
quale era giustamente mercato di questa ingiusta diffidenza a suo riguardo (perché era stato detto di disperdere gh ainmutinamenti a qualunque costo), fu deciso che S per dare prova della sua completa confidenza nella popolazione, sarebbe uscito alle 3 pomeridiane girando in carrozza per Roma e passando davanti a tutti i corpi di guardia della civica. *
E cosi successe e fu un tripudio d'allegrezza, d'acclamazione al S. Padre che ne
runase commosso e torno al Quirinale quasi svenuto; allora fece dire che si sentiva
troppo stanco per andare sulla loggia a dare la benedizione e tutti se ne andarono via tranquillamente.
La condotta ài Corsini è stata ammirabile, ed ha ricevuto in istrada, a tutti i teatri, al suo palazzo grandi ovazioni ...
Ti ringrazio delle notizie che mi dai, che mi riescono oltremodo interessanti e mi rallegro con codesti moderatori per tutto quello che fanno per il buon ordine, al quale bisogna indefessamente vigilare. L'aspetto di Roma quest'anno è molto diverso dalla prima­vera scorsa. Vi è qualche cosa di guerresco, di tetro...
Giacomo Balbi Pioverà, Giorgio Doria, e gli altri membri della deputazione genovese inviata a Torino, avevano insistito per essere ricevuti dal sovrano, ma Carlo Alberto aveva fatto comunicare loro il suo categorico rifinto ad un dialogo che avesse avuto per tema le riforme che a Genova erano 6tate formu­late.21) Ecco la lettera, sostanzialmente nobilissima, che il Castagnetto fece per­venire al Balbi Pioverà e al Doria.
[Torino], 8 gennaio [1848]
Rispondo a tutti due ottimi sigji marchesi Balbi e Doria. Seppi il loro arrivo ed oh quanto volentieri io li vedrei in altre circostanze! Essi conoscono i miei sentimenti, sono inalterabili; ma oggi vi si aggiunge quello di un immenso dolore, tanto più immenso in quanto amo teneramente il Re ed il paese; e Genova è a me cara come il Piemonte.
Mi chiedono un colloquio cui la mia posizione mi vieta assolutamente di poter con­sentire. Il Re ha dei ministri; ogni via indiretta sarebbe in questo momento contraria alla sua volontà ed un sacro dovere mi comanda questo sacrificio.
Ma con tutti i miei voti raccomando a Dio la causa nostra ed a loro io offro la mia servitù e distinta considerazione. Devono, affano
Di Castagnette
Il giornale francese la Presse, del 19 gennaio 1848, aveva pubblicato una lettera anonima del giorno 13 dello stesso mese proveniente da Torino, nella quale si accusavano i genovesi di essere degli accoltellatori e vi si dichiarava che Giorgio Doria ne era il capo.22' A Genova la reazione a causa di questo scritto
2 Sulla deputazione genovese inviata a Torino per chiedere al re 1 istituzione della guardia nazionale e l'espulsione dei gesuiti cfr. FRANCO RIOBLLA, La vita e i tempi di Cesare Gabella, Genova, 1923, pp. 115-117. Per un inquadramento della situazione cfr. GIOVANNA GALLO, L'opera di Giorgio Doria cit., pp. 103-112.
22) Il partito gesuitico, dopo la momentanea battuta d'arresto che avevano subito le riforme, pur sapendo di non poter più frenare il movimento liberale, cerco di denigrare gli esponenti del partito riformista. Accusava soprattutto i genovesi e Giorgio Dona in par­ticolare servendosi della stampa estera. La corrispondenza anonima da Tonno (che risulto poi essere stata inviata da un certo Baratta, gesuitante)pubblicala, dal giornale conserva-tore parigino La Presse esaltava l'alleanza dei duchi di Modena e di Parma con 1 Aurtna ed affermava che a Genova e a Livorno la feccia popolare era annata, pagata e pronta ad adoperare il pugnale.