Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno
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1978
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pagina
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218
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LIBRI E PERIODICI
ARDUINO AGNELLI, H. Ritter voti Srbik Napoli, Guida Editori, 1975, in 8Q, pp. 295. L. 4.200.
Di contro ad una storiografia tendente a privilegiare il momento economico-politico, e a questo tutto connettere, Arduino Agnelli ci conferma la perenne validità di assumere come valore di ricerca quel criterio di individualità, in cui solo è dato di ritrovare l'uomo concretamente e liberamente operante. Dotato di un fine senso delle distinzioni, che gli impedisce di formulare indebite generalizzazioni, Agnelli ci guida in questa biografia culturale di Heinrich Ritter von Srbik con un rigore logico e con un senso globale della personalità tanto più encomiabile quanto più complessa è la figura dello storico preso in esame. Che, infatti, Srbik, storico si, ma spinto da forti passioni politiche, spesso subordina le funzioni di quello a queste, provocando un evidente iato logico nei suoi giudizi concreti.
Partendo da un ambiente culturale in cui la prima guerra mondiale, sentita dalla maggior parte degli austro-tedeschi come lacerazione di un'antica tradizione, viene interpretata quale presupposto di un più duraturo legame, non più contenibile nei termini di una mera alleanza militare, con gli altri tedeschi, e in cui la situazione venutasi a creare all'indomani dei trattati alimenta un'insofferenza destinata ad acuirsi nella misura in cui si tende a confrontarla con il passato asburgico, Srbik è cosciente che la soluzione di un problema richiede soprattutto la verifica di un metodo. Per lo storico austriaco, avvicinarsi alla Ideengeschichte significa in primo luogo riscoprire la radice rankiana comune sia alla storiografia austriaca sia agli altri fratelli culturali, superando le impostazioni di coloro che si sono fatti esclusivi celebratoli dello Stato prussiano. Ma significa anche riformulare il senso dello Stato, non più riducibile ad una fedele ma limitante adesione legittimista, e, in particolare, ripensare la storia del Vólkstum tedesco in modo ce totale , superando le antinomie in cui è divisa la cultura e la storia della Germania, dai tempi di Federico II in poi. La verifica di questi assunti programmatici, nelle singole opere storiche, si rivela, come ben mette in evidenza Agnelli, in più di un punto contradittoria e problematica, dovuta al fatto di voler conciliare l'inconciliabile, di dichiarare diverso ciò che è invece tenacemente opposto, e, per tutti questi motivi, di lasciare coesistente quanto invece desidererebbe una sintesi. Lo Stato nazionale di matrice prussiana, l'universalismo derivante dalla tradizione imperiale, l'idea di Mitteleuropa, come funzione esercitata dall'Austria in un determinato spazio geografico, sono termini in cui è difficile racchiudere l'intera storia tedesca, vere e proprie Kulturmassiven o categorie tipologiche, incapaci di contraddistinguere la storia della Germania nei secoli, e tali da rendere perfettamente lecito chiedersi con Agnelli se la loro astrattezza non derivi a dall'essere tutte in rapporto con una realtà, che in Srbik è già idea precisa, pur se non vuol portarla alla luce fin dall'inizio, quella del popolo tedesco concepito nel modo a lui congeniale (p. 139).
Riconoscere l'idea di Vólkstum come categoria storiografica significa anche rifiutare 1 identificazione, operata dall'indirizzo klein-deutsch, di Stato e nazione, in nome del mantenimento della purezza germanica che considera questo principio peculiare allo spirito occidentale, e come tale, estraneo alla propria tradizione; principio che Srbik manterrà costantemente presente durante la sua evoluzione culturale, non soltanto nella continua polemica con coloro che favoriscono lo Stato bismarckiano o qualsiasi principio di statizzazione nella ricerca storica, ma anche nell'accostarsi a quella storia delle idee , che è la più importante delle sue svolte storiografiche. Infatti, a differenza di altri esponenti tedeschi del medesimo indirizzo, e valga per tutti l'esempio di Friedrich Meinecke, che dal primo conflitto mondiale traggono occasione e spunto per riflettere sulle responsabilità dello storicismo tedesco nella catastrofe avvenuta, considerando problematica quell'identificazione di Ethos e Krathos in cui troppo a lungo si sono adagiati, e per aprirsi a nuove e vitalizzanti esperienze di un diverso clima europeo, Srbik mantiene costante la propria adesione al principio rankiano di spirito e potenza, di individuo e Stato, tendendo anzi