Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <220>
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220 Libri e periodici
Villari diventa il tramite tra il Kathedewozialismus v di ispirazione bismarekiana e l'ade­sione al fascismo dello storico abruzzese. Ipotesi ohe ci sembra alquanto azzardata se si ricorda, come d'altronde Cervelli sembra fare, quanto temperate quelle teorie giunsero in Italia, e come si risolsero, anche per obbiettive condizioni economiche, più in termini filan­tropici ed umanitari ed in pochi provvedimenti empirici che in rigorose formulazioni siste­matiche al servizio di una politica imperialista; senza d'altra parte considerare che il nazio­nalismo di Volpe ci sembra di origini più popolari e dettato da un'adesione sentimentale ad una Italia in cammino , che dalla frantumazione comunale seppe farsi nazione e,
quindi, Stato.
Assieme alla figura per tanti versi emblematica di Pasquale Villari, altri elementi concorrono alla formazione culturale di Volpe che peseranno fortemente in seguito in sede storiografica: la simpatia politica per i valori impersonati da Crispi, l'adesione al materia­lismo storico tradotto dall'interpretazione crociana in realismo , l'insofferenza verso il sistema parlamentare, maturata attraverso l'esperienza giolittìana. In quest'ottica Cervelli può unilateralmente considerare V Italia moderna alla stregua di un'autobiografia, in cui tutti questi elementi concorrono a confermare il carattere di a contemplazione estatica per la storia che passa inerente alla storiografia volpìana. Dove resta, però, tuttora da verifi­care quanto in quell'opera sia ancora valido di criteri metodologici, di forza di sintesi, di unità di ricostruzioni, contributi non tutti riconducibili sul piano della mera erudizione. Allo stesso modo, accentuando la visione organicistica ed energetica di Gioacchino Volpe, Cervelli dimentica i profondi contenuti innovativi di una storia spersonalizzata, incentrata sulla valorizzazione delle forze anonime e collettive, assunte ad uniche protagoniste di un processo storico che si sostanzia e progredisce per mezzo della loro azione. Il vitalismo metodologico dello storico abruzzese, derivante da un approccio fattuale, immediato alla realtà storica, non è solo irrazionalismo, accettazione passiva di un fluire ininterrotto di accadimenti, come vorrebbe far credere Cervelli, ma tentativo di comprensione e di orga­nizzazione di questa realtà in una visione organica, e quindi, pur con gli evidenti limiti dovuti alle ben note finalità politiche, risulta infine operazione sostanzialmente razionale.
Una ricostruzione della biografia intellettuale di Volpe in termini tutti ideologici, dunque, questa di Cervelli, attenta ad inserire la complessa personalità dello storico in un contesto culturale dai contorni ben definiti, a mettere in luce le suggestioni di un am­biente di fine secolo caratterizzato da forti squilibri, suggestioni tanto più incisive quanto più Volpe sembra estraneo a teorizzazioni filosofiche, a precisare in termini concettuali una propria istorica . E in questa sede Cervelli conduce un'analisi per molti versi parti­colareggiata, distinguendo all'interno di un clima variamente nazionalista i motivi che maggiormente condizionarono le storiografìa volpiana, ponendo in evidenza quanto le teorie sociologiche di Pareto abbiano influito nelle sue scelte politiche o quanto, fin negli anni giovanili, l'incontro con il socialismo non sia mai stato una coerente presa di posi­zione ideologica. Nella costanza di questi motivi non esiste perciò frattura nell'ispirazione di Volpe e, giustamente rivela Cervelli, come all'interno degli studi medioevistici l'utiliz­zazione della categoria economica-giuridica non esaurisce l'intera interpretazione storica, ma si converte in strumento di ricerca di una coesiva unità del popolo italiano. D'altra parte, riconoscere in questo anelito ima a virtualità fascista, che si concretizzerà nelle poste­riori opere storiografiche, è falsare la visione delle cose, postulare un progressum ad fini­timi, possibile solamente a chi indaga la realtà con il senno di poi, è formulare un'ipotesi storiografica sociologizzante, che conduce inevitabilmente ad una condanna ideologica e politica senza nulla salvare. Con ciò Cervelli può pregiudizialmente disconoscere, nei suc­cessivi sviluppi della storiografia volpiana, l'apporto fondamentale dell'esperienza della prima guerra mondiale, vissuta sia come consapevolezza di una raggiunta coscienza statale nel popolo italiano, sia come esigenza di integrare la ricerca storica di quei contenuti più specificamente politici che la partecipazione al grande dramma collettivo aveva evi­denziato.
Quindi, se ampio nelle descrizioni di un ambiente culturale di cui Volpe si è abbon­dantemente nutrito, questo volume non risulta particolarmente esaustivo nella precisazione di quanto Volpe abbia realmente raggiunto di risultati positivi, di singole acquisizioni, di progressi effettivi, a paragone di una contemporanea cultura storica italiana adagiata in un filologismo erudito o in un sociologismo astratto; rimane, perciò, ancora da compiere una