Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <224>
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224 Libri e periodici
dello spirilo moderno sulla evoluzione della religiosità cristiana, il dato caratterizzante di questo movimento di pensiero. Ma poiché tale moderno non si manifesta ovunque nella stessa maniera, anche le caratteristiche del cattolicesimo liberale saranno diverse tra loro anche in maniera talvolta molto evidente.
Il caso dell'Italia e, come già si è accennato, tipico. La personalità più importante, Rosmini, opera nel campo della teoria del pensiero politico, anche se e pervaso da una pro­fonda spiritualità; ma è chiaro che si tratta di un modo molto sofferto di intendere il li-beralismo nel cattolicesimo, anche per la particolare tradizione italiana. Si tratta spesso di un cattolicesimo liberale che in campo prettamente religioso non mira a trasforma/ioni così radicali come altrove, mentre nel campo politico pensa a ricercare un momento di Incontro con lo Stato liberale.
Rifuggendo dalla facile tentazione di schematizzare eccessivamente per ricercare la definizione di un cattolicesimo liberale europeo, il volume presenta con corretta analisi la situazione dei vari Stati europei: dall'intensa esperienza belga, carica di motivi francesi, a quella svizzera, nella quale, oltre ai normali problemi di una definizione del cattolicesimo liberale, sorge anche quello relativo al rapporto col mondo protestante, a quella spagnola, rimasta, per ragioni storiche e religiose, slegata alle correnti cattolico-liberali di altri paesi.
Nella seconda parte il discorso si carica di contenuti dottrinali, dovendo approfon­dire le caratteristiche del fenomeno in Francia. Emergono in questa parte della trattazione spunti interpretativi assai importanti.
La presenza della prima generazione di cattolico-liberali (Foisset, Montalembert. du Bois) si forma in piena Restaurazione ed è profondamente influenzata dallo spirito roman­tico; giunge ad assumere come punto qualificante del corso nuovo del secolo la monarchia di luglio; a questa prima generazione segue la seconda, più tipicamente e politica , che si esprime tra il 1840 e il Concilio Vaticano, quasi ad introdurre la terza generazione (1860-1890) più compiutamente cattolico-liberale con venature democratico cristiane. Quest'ultima non opera più soltanto nel campo ecclesiale, né si esaurisce in quello politico, ma il tenta­tivo di conciliazione tra cristianesimo e modernità, li autorizza ad auspicare la libertà poli­tica e la democrazia sociale. Il legame con gli ce immortali principi è in ogni caso saldis­simo e le spinte più sociali che caratterizzavano invece il campo dei controrivoluzio­nari non prevalgono, però, sulla difesa del liberalismo economico e dell'ordine economico della seconda metà dell'Ottocento.
Particolarmente interessante è il saggio di Bernard Comte sul cattolicesimo lionese, che riguarda il periodo dei primi anni del secolo XX, e che mostra quanto fosse difficile l'impatto del cattolicesimo liberale nella realtà industriale della città francese. Situazione resa ancora più complessa, in termini ecclesiali più che politici, dalla condanna papale attra­verso la Pascendi. Non a caso una delle espressioni più attive e presenti in Lione è quella del cattolicesimo intransigente e sociale, che ha un'influenza maggiore dei conservatori liberali nell'ambito degli elementi popolari. E proprio a Lione si assiste allo svilupparsi di quel Sillon, che si qualifica come presenza democratica, sociale e modernista, tentando di sintetizzare l'elemento popolare degli intransigenti con il senso del moderno nella Chiesa tipico della tradizione cattolico liberale.
Questi concetti vengono, nel volume, ripresi nell'interessante saggio di Poulat, il quale formula alcune ipotesi circa la compenetrazione, nei primi anni del nuovo secolo, tra i contrapposti canoni di intransigente e di liberale; non tanto in una confluenza nella de­mocrazia sociale del Sillon, condannata dalla Gerarchia, quanto nella mentalità del catto­licesimo francese, giungendo ad asserire che in certe occasioni lo stesso intransigentìsmo antiliberale (e cita il caso di Albert De Mun) diventa veicolo di pensiero sostanzialmente liberale. Questa tesi, che Poulat non dimostra appieno, lo porta a parlare, nella Francia del primo Novecento, di un <r cattolicesimo borghese , e cioè di un cattolicesimo che si è abituato a vivere nella società borghese e che, pur contestandola<Js alcuni aspetti, ha ormai acquisito, sempre secondo Poulat, la JÉhura della maggioranza della Francia.
Che quello dell'identità e della ricerca di' una possibile definizione del cattolicesimo liberale sia l'argomento fondamentale della ricerca, lo dimostra, seppure ve ne fosas biso­gno, lo studig. finale di René Remond che individua alcune costanti; Sei cattolicesimo libe­rale: U fattole sia un cattolicesimo ragionevole, illatto che accetti una: articolare