Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <232>
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232 Libri e periodici
bastano i puntelli militari, burocratici ed ecclesiastici, fino alla liberazione del Veneto che pur suscitando entusiasmi e nuovo speranze è amareggiata dalle aconfitte militari e diploma-tiene. La Cronaca ci accompagna fino al plebiscito, alle celebrazioni per 1 annessione, alla
nascita d'una libera stampa.
Diverse per natura e scopi, le due pubblicazioni segnalate riescono oltremodo utili per una più completa conoscenza della società padovana, della sua cultura e dei suoi orien­tamenti fra la rivoluzione del '48 e l'entrata nel Regno d'Italia. Esse fan luce, oltre che sui nodi del '48, del '59 e del '66, su personaggi e stati d'animo d'un mondo minore: funzioni religiose, corse di cavalli e spettacoli teatrali, visite di personaggi illustri, avveni­menti culturali e necrologi servono a ricostruire nei dettagli la vita cittadina, solo appa­rentemente grigia e tranquilla. Pertanto va elogiata l'iniziativa della ristampa del Caffè PedrocckU che reca una brevisima presentazione (qui andava segnalato almeno l'importante studio del Sandonà sul giornale), e quella del Toffanin, che puntualmente commenta la Cronaca del Gloria, accompagnandola con un profilo e la bibliografia dell'Autore e una nota bibliografica, che avremmo preferito più organica.
SERGIO CELLA
GIORGIO ASPRONI, Viario politico 1855-1876. Voi. II: 1858-1860, a cura di CARLINO SOLB e TITO ORRÙ (Collectanea Caralitana, 4/2); Milano, Giuffrè, 1976, in 8, pp. XV-647. L. 15.000.
Genova, 21 gennaio 1859: a Gerolamo Ramorino è ritornato da Torino fidente nella guerra. Mi ha raccontato che Cavour riceve lui e Nino Bixio, dando loro ingresso con pre­ferenza all'Incaricato d'affari di Napoli. Dichiarò ch'era fermo proposito suo di fare seria­mente la guerra all'Austria: che trattandosi di combattere un esercito bene disciplinato ed agguerrito, era necessaria l'alleanza con la Francia. Aver lui lavorato per otto anni per pre­parare le cose a questo punto, perciocché quando egli fu fatto Ministro, le pratiche erano a tal punto che conveniva o spedir un ambasciatore a Vienna, e mettersi sotto la prote­zione austriaca, o staccarsene affatto e pensare alla guerra. Lui avere preferito questa se­conda parte anche per propria gloria. Raccomandò di non perdere il tempo in indirizzi e in clamori, ma ordinarsi e armarsi per combattere gagliardamente, e si ricordasse che egli non cederebbe neppure se Torino e Genova fossero incenerite; ma essere necessario che gl'Italiani lo intendano e si uniscano, perché forse al momento della pace converrà che sieno più armati e più fieri per fare rispettare dall'alleato i patti stabiliti. Minacciò s'in­tende i mazziniani e i cospiratori. Poi Ramorino e Bixio intervennero alle adunanze della Sinistra. Tutti si mostrarono d'accordo, meno l'cx-Ministro Vincenzo Ricci, che disse la guerra richiedere uomini leali a dirigerla, e Cavour essere traditore e birbante (p. 110). Ancora: Torino, 22 dicembre 1859: Il re è innamorato della sua bella ed ama sviscera­tamente i figli che ebbe dal commercio con lei. Per legittimarli voleva sposarla. Cavour non solo vi ostò gagliardamente, ma la vituperò con sfrenate contumelie in presenza del re medesimo, trattandola da prostituta e da donna sfacciata e contennenda. Il re non gli per­donò mai questo eccesso. Poi non voleva che il re sottoscrivesse la pace di Villafranca. né gli proponeva la via ardimentosa di fare appello alla rivoluzione Nazionale. H re scoprì cose gravi che gli aveva nascoste. Nell'ultimo abboccamento che ebbero dopo ritornato a Torino, Cavour spinse l'audacia a segno che disse a Vittorio Emanuele: u Voi siete indegno di regnare ". Il re gli replicò: u Rispettate il sovrano e ricordatevi che siete mio suddito ". Cavour gli rimandò: " Non è vostro suddito ma vostro uguale l'uomo che aggiunse al regno la parola Lombardia ". Il re stesso confidò queste cose a Brofferio sfogando il suo dolore, e BrofTerio le ha confidate a me... (p. 385).
Sono, questi, due eloquenti esempi di ciò che si può trovare in questo secondo, ghiotto volume del Diario politico di Asproni che con lodevole rapidità vede la luce per cura di Carlino Sole e Tito Orrù e -=- grave dimenticanza, la mia, nella precedente tecen-afone > grazie alla grande sensibilità del conte Enrico Dolfin, discendente dell'uomo
In Rassegna storica del Risorgimento, a. LXITÌ (1976), pp. 70-73.