Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <233>
immagine non disponibile

Libri e periodici 233
politico sardo e proprietario del fondo che a lui si intitola, fondo in cui al Diano si accom-paglia un fitto carteggio che si preannunzia anch'esso oltremodo interessante. Occorre inol-tre far notare che la scelta dei due hrani sopra citati è stata puramente casuale e non il frutto di una particolare ricchezza di significati rispetto ad altri che per necessità sono stati trascurati: per una selezione più completa, per un condensato del meglio, un intero fasci­colo della Rassegna non sarebbe bastato, cosa che si spiega quando si consideri che in questo secondo volume il Diario racconta gli avvenimenti dei tre anni decisivi per il pas­saggio della penisola da mosaico di Stati a sovranità limitata o nulla, a Stato nazionale.
I tre anni sono quelli compresi tra il '58 e il '60: Asproni, che avevamo lasciato nella natia Sardegna mentre era intento a mimetizzare sotto una scorza di autocompiaci­mento la delusione patita con la mancata rielezione al Parlamento subalpino, li vive giorno per giorno, con lo stesso ombroso carattere e col medesimo spirito sostanzialmente indivi­dualistico ma con tre atteggiamenti profondamente diversi. Il '58 lo consuma stemperando nell'ozio e nella cura dei propri interessi privati il disagio di una vita che, lontana dal clima agitato di Torino e Genova, gli è sempre meno congeniale e gli regala solo un nu­golo di piccoli contrasti e risentimenti verso i pubblici funzionari suoi corregionali e una serie di riflessioni sulla criminalità isolana come prodotto del malgoverno: unico legame con il fervore politico del recente passato, e forse espediente per dare un senso alla for­zata inattività, le poche corrispondenze inviate al Diritto per lamentare l'abbandono del­l'isola da parte dei padroni di Torino. Per una tempra battagliera come quella di Asproni è un ritmo, quello degli interminabili mesi vissuti in Sardegna, che, se non ha ripercussioni sul fegato, lo induce comunque ad un bilancio non esaltante: In Nuoro scrive il 2 novembre '58 io da 14 mesi non feci altro che occuparmi degli affari miei, anzi per non avere altra distrazione ho riformata l'abitazione e tenuto lungo l'anno in casa il muratore. Eppure e Presidente del Tribunale, e Istruttore, e Intendente e Cano­nici credono me instigatore perpetuo dei dissidii nei quali vivono, e se vivessero i poteri dell'antica inquisizione mi brucerebbero vivo (p. 74).
Negli ultimi giorni del novembre del '58 Asproni entra nella seconda fase di questo triennio: il ritorno a Genova e subito dopo a Torino, la ripresa dei contatti con i vecchi amici della Sinistra subalpina, la rielezione a deputato in qualità di rappresentante del collegio di Lanusei, se scandiscono con forza il progressivo distacco dall'atmosfera della Sardegna non sono tuttavia tali da dischiudere ad Asproni prospettive da protagonista su di una scena politica che, con la preparazione e lo scoppio della guerra, vede sempre più in primo piano le forze a lui avverse, con in testa Cavour e il suo progetto di compromesso con la rivoluzione. NeWIrOroduzione i curatori mettono bene in risalto l'ondeggiare di uno stato d'animo che, per quanto prevenuto e fino all'ultimo scettico sull'eventualità di un conflitto con l'Austria, non riesce a sottrarsi al clima di entusiasmo collettivo che caratte­rizza la primavera-estate del '59, sino al punto di passare, tra dubbi, esitazioni e incer­tezze, da un iniziale atteggiamento di diffidenza verso l'alleanza con la Francia, ad un esplicito consenso per l'azione che Napoleone ni dichiarava di voler compiere a favore della causa italiana (p, IX): è questa la conseguenza del ruolo decisamente passivo in cui l'iniziativa piemontese costringe cosi Asproni come tutti gli altri democratici italiani, e tin­che la guerra procede per il meglio non c'è da fare altro che adattarsi ai risultati; perche ogni tentativo di contrastare la corrente, come quello che Asproni compie recandosi in
Sardegna tra gennaio e febbraio '59, è destinato a cadere nel momento m cui viene d Un formulato l'avvertimento di avversare qualunque agitarne politica PfJ tenersi passivi e prudenti*** (p. IH), -a ig * teram Ma la macchina bellica e en ff auslriaca in Italia, grande icasticità il montare di quell'ondata chesi d IaUS0 alIa monarchia con nn'opintoné pubblica che ogni giorno di più si fa mar P
da ed al suo potentissimo alleato. Sicché ad Aqpou resta Poc X" P zlone che certo suo veUoitarismo si smorza come iUauguhlcndosi m una * g
k spmge ad osserva con P-'JS fumana degli unitari, mente i tanti bollettini ufficiali e alla fine a cnnflmre neiia g
non senza un'effimera infatuazione per l'uomo del 2 dlcem3re; . a rìlflncio dell'ini-Villafranca chiude di colpo questa seconda fase e pone le basi per