Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1978>   pagina <234>
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234 Libri e periodici
ziativa rivoluzionaria: ciò, è noto, non vale solo per Asproni ma per tutto il movimento democratico che ritrova insperatamente tra le mani un gioco che molti ritenevano ormai perso. È qui U terzo volto, quello storicamente più significativo, dell esperienza di Asprom negli anni che portano all'unità, l'inizio di un momento magico che durerà fin dopo la spedizione garibaldina e che vedrà finalmente su una posizione di primo piano una posizione quasi mai riconosciutagli dagli storici a causa della scarsa documentazione l'uomo di Bitti, cui certo si addice meglio il ruolo di organizzatore della rivoluzione che non l'altro di rappresentante dell'elettorato nella fredda Torino. Lo stacco rispetto ai due anni precedenti si percepisce quasi subito e in modo tangibile, con le testimonianze dirette che cominciano a prendere il sopravvento su quelle riprese da altri, meno emarginati di lui rispetto ai centri che dirigono l'azione. E anche nell'attività di Asproni c'è come un. cre­scendo, dai primi contatti con Garibaldi, che incontra più volte a Bologna (autunno '59) e che si sforza di staccare da Vittorio Emanuele, alla partecipazione all'iniziativa anticavou-riana dei Liberi Comizi (inverno '59), dalle fugaci illusioni della Nazione Armata alle ul­time delusioni e amarezze che gli elargisce il piccolo mondo sabaudo anche nella sua com­ponente più accettabile che porta i volti di Valerio e Sineo, con il climax finale del viaggio in Sicilia alla corte di Garibaldi, l'incontro con Crispi, le consulenze per il segretario della Dittatura, il viaggio a Napoli e gli amichevoli rapporti con De Boni, Mazzini, Cat­taneo, Ferrari, con i due milanesi Ferrari soprattutto che lo affascinano e conferi­scono una più sofisticata vernice al suo radicalismo, laddove con Mazzini e i suoi fedelissimi la consonanza si va via via assestando su un piano più umano ed etico che politico.
A questo punto è forse pleonastico insistere sull'importanza di questa fonte, la cui ricchezza di notizie, di piccoli dettagli, qualche volta di semplici pettegolezzi, in ogni caso di testimonianze spesso di prima mano, è tale da permettere un avanzamento o almeno un perfezionamento delle conoscenze sul tormentato periodo della conquista e della successiva annessione del Regno meridionale. Sicuramente vi sarà da fare i conti con le annotazioni che Asproni ospita quotidianamente nel suo Diario; ma la prima impressione è che la sua voce riecheggi molto fedelmente, cioè senza deformazioni e senza sbavature autolaudatorie, la complessa realtà di quei giorni. Si provi a leggere le pagine dedicate al settembre ed all'ottobre del '60, vissuti da Asproni a Napoli, e si vedrà quanto ne risultino rischiarate le nostre conoscenze sul febbrile lavorio politico dei democratici e sul comportamento di Garibaldi in merito al passaggio dei poteri.
Quanto all'Asproni personaggio, poco altro ci resta da scoprire dopo quello che ave­vamo appreso su di lui dalla lettura del primo volume di questo Diario. I difetti cosi come i Iati positivi del suo carattere ci sono già noti, e il fatto di segnalarli non è qualcosa di accademico, ma va inteso come un contributo ad una prima valutazione dell'attendibilità delle sue affermazioni. Asproni è l'uomo che ha tanta sensibilità da commuoversi sincera­mente di fronte alle chiese e ai palazzi di Bologna o di Firenze, di Napoli o di Pistoia li guarda e li descrive con un candore attonito e un po' naif ed è stupefacente che alle volte basti un cimitero come quello di Staglieno per mandarlo in sollucchero; ed è l'uomo dagli odii implacabili, capace di invocare una sbrigativa soluzione finale per i nemici della patria, di apprezzare le esecuzioni sommarie come quella di Anviti a Parma o di auspicare. in momenti di maggiore generosità, <t una buona dose di legnate (p. 487) per il La Fa­rina; è l'uomo che fustiga il malcostume, l'avidità e la venalità umana e che nello stesso tempo ci si raffigura, con una pennellata di alta classe, mentre, nel prestare 1.500 lire al­l'interesse del 7 , conta il denaro al chiaro della luna nella loggia del palazzo vesco­vile (p. 114); ed è anche l'uomo che proprio a Napoli nel '60 fiuta, sotto il pretesto del­l'interesse del partito, odore di facili speculazioni e si accoda al gruppo Adami-Lemmi cui viene affidata la costruzione delle ferrovie siciliane e, messa da parte la politica, passa gli ultimi due mesi dell'anno a seguire l'iter burocratico dell'affare e a far leva per il suo buon andamento sulle persone giuste.
A tutto ciò si aggiunga l'assillo dell'antipiemontesismo: Asproni è cosi preso dall'ur-genza di impastare ik un ribollio di risentimenti troppo spesso personali il fango da get­tare sul volto dei Piemontesi da non capire che le leggi che regolano la società non si sostanziano di caratteristiche etniche anche se qualche volta se ne rivestono; tanto che una cocente delusione, a lui che sogna un'Italia luminosamente pilotata da uomini di ogni prò-