Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
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1978
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236 Libri e periodici
ENNIO MASERATI, Gli anarchici a Trieste durante U dominio asburgico; Milano, Giaffa, 1977, in 8, pp. 123. L. 3.200.
Le condizioni storiche esistenti a Trieste negli anni successivi alle riforme costituzionali attuate dagli Asburgo nel 1860-61 costituiscono la base dell'analisi di Maserati sulle origini e la evoluzione di un complesso eterogeneo di movimenti ideali e politici, variamente riconducibili alla natura della stessa storia della città, nella quale la tradizione Illuministica e cosmopolitica continuava ad informare la prassi amministrativa e gli orientamenti culturali. Già nelle prime pagine l'A. mette in rilievo la formazione di una nuova borghesia liberale che, consapevole della sua forza sociale, sì sostituisce gradualmente, nella direzione economica e amministrativa di Trieste, al vecchio ceto dei grandi mercanti, dal quale eredita le posizioni libero-scambiste e giuseppine. In questi anni, invero, nei quali il Risorgimento italiano realizzava le sue aspirazioni, Maserati rileva anche un processo di differenziazione in seno alla classe dirigente della città, reso possibile dall'emergere di quella variopinta società media, naturale portato dell'espansione capitalistica, non più immune come furono per il passato i ceti finanziari e commerciali da influenze di correnti democratiche italiane (p. 2). Le prime pagine del libro, dense di richiami ad un mondo che, nonostante le sue tensioni ideali, non ha ancora precisato netti movimenti politici, cercano di rendere evidenti gli orientamenti del nuovo ceto emergente, meno legato agli schemi ideologici internazionalistici che avevano contraddistinto la storia triestina, ma più progressista e vicino ai valori nazionali italiani che sembravano potersi esprimere nelle riforme amministrative del *61, quali la autonomia comunale e le nuove attribuzioni politiche provinciali. Lo schieramento nazionale progressista viene analizzato nella sua interna dialettica, espressa da una corrente autonomistica e moderata e da una corrente democràtica e garibaldina. Quest'ultima, rappresentata a sua volta da un coacervo di ceti sociali assai eterogenei, è da Maserati considerata anche negli aspetti vicini ai contenuti politici della Prima Internazionale; si tende, inoltre, a chiarire i motivi che rendono possibile una tale confusione nel vasto campo della democrazia, ove i ceti più forti si sforzano peraltro di indirizzare gli ideali egalitari, diffusi tra garibaldini e mazziniani, verso l'irredentismo. Due fatti concorrono, secondo Maserati, a rendere moderate le idee della democrazia e del radicalismo negli anni seguenti le riforme del '61: il persistente cosmopolitismo umanitario del '700, ideologia ancora indistinta, che lega insieme gli interessi della borghesia vecchia e nuova, del popolo minuto e del governo austriaco, e la natura elitaria delle idee politiche più avanzate, patrimonio di una ristretta cerchia di intellettuali (nei quali è ancora vivo il senso della tolleranza illuministica) e di braccianti portuali (pp. 3 sgg.). In questo quadro Maserati dissente, dunque, dalla storiografia tendente a ricercare nell'oppressione austriaca l'origine dei movimenti patriottici e popolari, e nota, anzi, l'azione illuminata di una magistratura che, aperta alle idee morali del liberalismo umanitario, si contrappone alla pur solerte vigilanza della polizia con la sua moderazione, permettendo a pubblicazioni quali La Favilla e II Giornale di Gorizia di vivere in una sicurezza impossibile in altre regioni dell'impero (pp. 4-5). Questa introduzione, mirante a rilevare la continuità del giu-seppinismo settecentesco nell'ambiente triestino degli anni presi in considerazione, evidenzia le difficoltà attraverso le quali, nel ventennio 1850-70, le proteste di alcuni ceti ed individui isolati stentino a prendere la forma di una coscienza politica radicale. Nel contesto (pp. 8 sgg.) emerge esemplare l'opera di Giuseppe Caprin, che, in seno alla Società Operala Triestina, fondata nel 1869, e nei periodici Libertà e Lavoro (1867-1884) e L'Amico del popolo (1869-18878), si batte per ideali democratici e garibaldini senza avere, tuttavia, la coscienza di classe caratterizzante, in altre parti d'Europa, il movimento socialista, né un'idea precisa dei contenuti politici della Prima Internazionale, alle cui idee sembra fare a volte riferimento implicito, e la cui diffusione a Trieste è limitata da una prassi e da una cultura che tendono a generici fini associazionistici, di elevazione morale del popolo e di tutela sindacale; la visione mazziniana del mutuo soccorso, ove si confondono -aspirazioni nazionali e< Spteraazionai, dominava il radicalismo tricstÉi limitando anche in seguito la penetrazione dell'internazionalismo proletario ed anarchia
Influenze marxiste e bakuniniane sono rilevate da Maserati solo in seguito flìla for-arnione della Comune di Parigi e in stretta dipendenza dai momenti estremisti italioiK