Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
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1978
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237
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Librf JB periodici 237
solo nel '900, in connessione con l'influenza cldl'ausrromarxismo sugli operai triestini, il socialismo della città si libererà dalla soggezione dall'omonimo movimento italiano, la 'cui diffusione a Trieste è studiata, peraltro, in varie pagine dall'A.
Dopo l'analisi dedicata alla propaganda internazionalista nella città, Maserati considera le caratteristiche del Circolo socialista rivoluzionario per Trieste ed Istria, nato nel 1883, e destinato a vivere per un paio di anni con un programma oscillante tra marxismo e bakuninismo e non immune da influssi repubblicani e garibaldini (pp. 27 sgg.). Operando nel decennio successivo a quello in cui si erano avute in Italia le influenze della Prima Internazionale, il Circolo conservò di essa la tradizione ideale che sfocerà nell'anarchismo quando il movimento operaio locale, in sintomia con quanto avveniva nell'Impero, avrà la svolta socialdemocratica. I valori libertari crescevano, negli anni '90, piuttosto negli strati operai più sfruttati e meno organizzati, mentre la piccola borghesia, attratta dal verbo nazionale, cominciava a distinguere le esigenze del patriottismo da quelle espresse dal proletariato; su un piano opposto, gli anarchici sentivano questa inconciliabilità e vedevano nell'unione di Trieste all'Italia un evento non meno pericoloso della situazione presente riguardo ai temi delle libertà cui si ispiravano.
L'anarchismo triestino, alla fine dell'800, continuava ad essere rappresentato da neofiti privi, per principio, di organizzazione, legati alla tradizione bakuniniana e all'umanitarismo tolstoiano, ed operanti in connessione con le altre forze di sinistra solo per la esigenza di far blocco comune contro le repressioni poliziesche. Pur dipendendo da quello italiano, l'anarchismo di Trieste si differenzia da quello peninsulare per il suo carattere anti-orga-nizzativo, erede del culto della rivoluzione individuale e spontanea, ravvivata dalle influenze del nichilismo russo. Maserati nota come, agli inizi del '900, ad un barlume di organizzazione gli anarchici fossero spinti dalle necessità inerenti alle lotte politiche quotidiane contro il carovita, il militarismo e la censura sulla stampa, e dal bisogno di contendere ai socialdemocratici le simpatie del movimento operaio con l'azione sindacale, svolta in condizioni sempre più difficili, dopo la repressione seguita allo sciopero del 1902, al quale essi avevano preso parte attiva.
Negli anni seguenti, punto cruciale del rapporto degli anarchici con le forze socialiste e tema dominante la propaganda politica dell'epoca è il suffragio universale che maturava parallelamente alla svolta politica attuata dall'impero nel 1906 attraverso una nuova apertura verso le classi popolari. Maserati inserisce in questo contesto l'analisi dei fogli anarchici La Plebe e Germinai, nei quali rileva una elaborazione ideale mancante alla precedente stampa anarchica. La nuova coscienza teorica, rifuggendo dai gesti puramente esteriori, si impegna a definire l'atteggiamento degli anarchici intorno ai problemi della classe operaia, al parlamentarismo e al rapporto con le altre forze politiche di sinistra (pp. 75 sgg.), e considera, infine, la rivoluzione russa del 1905 come la via esemplare del dissolvimento dello Stato repressivo da contrapporre alle vie legalitarie dei partiti socialdemocratici. Maserati nota, tuttavia, il nuovo clima che si veniva instaurando a Trieste prima della guerra, ove anarchici di cultura marxista o mazziniana, attratti dai grandi temi del momento, costituiti dalla questione operaia e dall'irredentismo, e privi dell'eredità bakuni-aiana, passassero al Partito socialista o all'irredentismo, movimenti dominanti l'uno m "eoo al proletariato, l'altro in seno alla piccola borghesia.
Chiudono il libro le pagine dedicate alle vicissitudini del movimento anarchico durante la guerra e al posto attivo che esso riprese all'interno della sinistra, in occasione della
lotta contro il fascismo nell'immediato dopoguerra.
BRUNO DI SABANTONIO
Documenti italiani dia guerra Ruuo-Ghpponese (190M905) a cura di ANTONELLO BIA-ni; Roma, Ministero difesa SM. Esercito, Ufficio storico, 1977, m 8 , pp. 209. L. 3.000.
La più grande e più sanguinosa battaglia del mondo è finita: voglia il cielo che * anche Aitali , scrive Luigi Barzini nelle ultime pagine del Diano quando ormar i