Rassegna storica del Risorgimento
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1978
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Libri e periodici 459
del futuro, per lo scoraggiamento che poteva talora insinuarsi anche negli animi più forti; ma la devozione verso gli amici, la certezza di aver bene operato, rindividuazione infine di mi impegno serio e duraturo (per combattere l'ozio e per intendere alcuni aspetti e valori del mondo contemporaneo) portarono anche il conte mantovano a guardare al domani con maggiore fiducia, a ritenere non inutile il suo operare nel campo degli studi, a mante* nere più strettì rapporti di amicizia e corrispondenza con economisti e studiosi di altri paesi. Senza indulgere nella ripetizione di cose ormai note, dopo la bella monografia di Van Nuf-fel (cfr. L'esilio di Giovanni Arrivabene ed il carteggio di Costanza Arconati. 1829-36, a cura di R. Van Nuffel, Mantova, 1966). e qualche nostro contributo (cr. in particolare G. Arrivabene patriota ed economista* 1787-1881, in Risorgimento Veneto, Venezia, 1976, pp. 9-53), vai la pena di rammentare almeno l'occasione del saggio ora riesumato, che venne composto allorché l'Arrivabene in quel paese del Canton Ticino, nel 1838, attendeva l'esito delle pratiche circa la concessione dell'amnistia verso di lui e verso il conte Arco-nati da parte dell'imperatore d'Austria; ed egli, che in patria (a Mantova) sarebbe rientrato definitivamente solo nel 1866, cercò di vincere la noia dell'attesa in Vira-Magadino e mise a profitto le precedenti esperienze sulla Comune di Caesbeck, i suoi studi e infine le ricerche statistiche che andava compiendo nel paese sulla base di questionari e di indagini complementari. E lo scritto, in francese, edito nella Revue étrangère et francaise de législa-tion et d'economie politique di Bruxelles nel 1839, si raccomanda per la quantità dei dati raccolti, per il tentativo, serio e ben articolato, di comprendere e descrivere la piccola comunità nella sua struttura economica, nei suoi costumi, nelle condizioni di vita e di lavoro dei suoi componenti (specie i travailleurs)', alla fine il Martinola afferma che nelle pagine dell'Arrivabene aleggia un'alta lezione civile, un invito continuo e discreto a sciogliersi da imbrigliature deprìmenti. Come del resto, concludendo il suo esame e rivolgendo gli occhi ancora una volta a tutto il Ticino, invitava i governanti a promuovere H progresso e camminarvi dentro avec vigeur. avec discernement, avec persévérance , tanto il paese a suo giudizio era fermo e perfino, per certi aspetti, arretrato .
RENATO GIUSTI
GIACOMO MARTINA S. J., Pio IX. 1846-1850 (Miscellanea Historiae Pontificiae. 38); Roma, Università Gregoriana, 1974, in 8, pp. VII-566. S.p.
Nel 1798 si sono celebrati, con convegni, conferenze e lavori scientifici, i Centenari della morte di Vittorio Emanuele II e di quella di Pio IX. Sarebbe prematuro cercare di tracciare un bilancio del contributo che queste celebrazioni hanno recato a un più sereno e meditato giudizio storico, obiettivo che in questo tipo di ricorrenze si pone come centrale, al di là di agiografie strumentali di parte. Tuttavia, pur se aspetteremo i primi mesi del 1979 per riflettere in modo conclusivo su che cosa il Centenario abbia portato di nuovo nella ricostruzione di due personalità cosi complesse, ci pare già possibile sottolineare come le vicende attuali abbiano determinato un clima poco consono ad una serena messa a punto storiografica. Le drammatiche vicende che hanno travagliato i vertici dello Stato italiano e della Chiesa hanno spesso condotto a estendere al passato le preoccupazioni dell'oggi; e non si può dire che questo abbia favorito l'affermarsi del discorso equilibrato che i cento anni trascorsi avrebbero consentito di svolgere.
Per quel che riguarda il Centenario di Pio IX, il sofferto e delicato momento che la Chiesa sta vivendo non può che incidere pesantemente su chi attualmente cerca di guardare al passato. Il dibattito per una gestione della Chiesa accentrata o decentrata o, per meglio dire, il disaccordo circa la misura che un certo decentramento nel senso della collegialità dovrebbe avere, ha portato lo sguardo di alcuni storici ad appuntarsi su un momento fondamentale della storia della Chiesa, su quella definizione del dogma dell'infallibilità uscita nel 1870 dal Concilio Vaticano I, che coronò lo sforzo accentratoro che Roma perseguiva fin dal Concilio di Trento. Anche in questo caso i problemi dell'oggi hanno prevalso; lo storico svizzero August Hasler, ad esempio, ci ha fornito un accurato e documentato lavoro sulla questione, volto a minare alla base uno dei punti più qualificanti della potestà papale. Pio IX, dunque, è presentato come manipolatore dei lavori del Concilio