Rassegna storica del Risorgimento
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1978
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Libri e periodici
che reinvestivano altrove i profitti. In questo modo la più diffusa attività creditizia rimase nelle mani di usurai. È pure riportato l'opuscolo mazziniano del giugno '61, che sì fa interprete del sentimento dell'isola tutta in merito alla ventilata cessione a Napoleone III: <t L'accordo è fatto: manca l'opportunità per eseguirlo. L'opposizione minacciosa dell'Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile (p. 159). A distanza di sessantanni il Levi ristabilisce la verità storica: Che il governo francese avesse sperato di ottenere anche la Sardegna, oltre Savoia e Nizza, è possibile. Che avesse tentato qualche approccio in merito presso il Gabinetto di Torino è pur possibile. Che la questione della Sardegna, lungamente vagheggiata dalla Francia, ma ormai preclusa alle sue ambizioni, fosse la causa della freddezza della corte francese verso il Gabinetto Ricasoli è ancora possibile . Tuttavia l'allarme suscitato mandò a monte il progetto, oc Ma la voce era stata una mera invenzione, di maligna fonte austriaca? Né io so, né forse, alcun altro può rispondere a questa domanda (p. 110). Del resto questo piano ben si sarebbe inserito in quella ristrutturazione dell'Italia a suo vantaggio dinastico che Napoleone III prospettò a Plombières.
Un altro grande, Garibaldi, compare nella relazione di Francesco Aventi Due mesi in Sardegna : il relatore, interessato ad un progetto di colonizzazione nella valle del Co-ghinas, volle recarsi a vedere la valle e il resto dell'isola. È un competente; sa apprezzare l'opera agricola del generale a Caprera, dove coltivava vegetali uno allora ignoti ai Madda-lenini, mentre è più cauto riguardo al progetto del figlio Eicciottì per la vallata del Liscia. Soprattutto rileva che ce per manco di cognizioni agrarie, le poche speculazioni fallirono , e e se colossali guadagni si son fatti in questi ultimi anni nell'isola, non fu recandovi e promuovendovi elementi di produzione, ma impoverendoli ed esportandovene alcuni, e specialmente devastando le magnifiche selve per estrar carbon, sugheri, e legnami da costruzioni (p. 292). H progetto per la Valle del Coghinas, è per lui antieconomico (p. 309). Vede primaria l'esigenza di regolare le acque. Molto meglio che ima strada fangosa, pressoché impraticabile, conduca ai vostri Eden di Milis, di Villacidro, di Iglesias di quello che un vagone dorato vi trasporti in brev'ora alle fetide sponde del Perfugas, del Tirso, del Flu-mendosa (p. 339). Ma scarso ascolto sarà dato a quelle parole accorate.
Un più deciso interessamento dello Stato nel campo delle bonifiche idrauliche si avrà solo con lo stanziamento di un miliardo il 5 novembre 1924 e l'istituzione del provveditorato alle Opere Pubbliche della Sardegna. L'arretratezza dell'economia ben la si vide per l'applicazione della famigerata tassa sul Maculato; concepita per tassare i mulini a forza idraulica o quelli a vapore, l'imposta trovò nella Sardegna rurale ce il paese dei mugnai . oc In Sardegna, Eccellentissimi Signori, esistono per la Direzione delle Tasse 20 o 30 mila mulini, la metà e più del numero ch'esiste in tutta Italia (p. 434). Questo afferma in una arringa l'avvocato Francesco Salaria nel 1869. Infatti tutte le famiglie, ricche o povere, avevano la loro inacme Ita, girata dal paziente asinelio bendato, per produrre la farina necessaria al fabbisogno domestico. <c Ma la causa, vinta in Tribunale, fu persa in Appello, ed anche la Sardegna dovette pagare il macinato (p. 431).
Gli altri scritti, riuniti sotto il capitolo Il dibattito politico-culturale , raccolgono le varie voci isolane, per lo più concordi sotto il comune denominatore dell'insofferenza al governo centrale, manifestantesi nello sfrontato appoggio da parte dei prefetti ai candidati governativi (prassi non esclusiva dell'isola, né della Destra storica), nell'elevato gravame fiscale al quale non corrispondevano necessarie opere pubbliche come strade, porti, ferrovie, al sacco dei beni comunali o del boschi, venduti per quattro soldi a continentali o a società estere. Una voce autorevole in questo coro è quella del filosofo Giovan Battista Tuveri, primo assertore di una a Questione Sarda , che già nel 1867, deputato di Sanluri, ài faceva sostenitore della necessità dell'autonomia.
Una raccolta, quindi, ben articolata, anche se poteva essere dato un maggiore spazio agli ambienti clericali, che, sia pure meno vivaci di quelli del Continente, fecero sentire la loro voce in quegli anni.
FLORIANO BOCCINI