Rassegna storica del Risorgimento

anno <1978>   pagina <466>
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Libri e periodici
1856 , fiduciario della Società Nazionale per l'Italia centrale nel 1859 e poi prefetto di Perugia, Genova, Palermo e Napoli. Infine fu ministro dell'interno nel primo Mini­stero Menabrea e, da ultimo, ministro della Rea! Casa. Abbiamo toccato solo alcuni dei posti-chiave occupati da Gualtcrio, ma l'elenco potrebbe continuare; quanto abbiamo detto, tuttavia, ci pare sufficiente per sottolineare come raramente nel mondo politico italiano di metà Ottocento sia possibile ritrovare una personalità di cosi grande spicco. Eppure, a parte il saggio di Maturi su Gualtcrio storico, il marchese orvietano continua ad essere guardato dagli studiosi con scarsa simpatia: pochi sono i saggi a lui dedicati, e nei lavori che per il tema trattato devono per necessità occuparsi di lui, la sua figura esce spesso sbiadita e quasi sempre tratteggiata in senso negativo. Sottolineiamo questa carenza storio­grafica anche se chi scrive è parte in causa in questo discorso quando ha delineato la parte fondamentale recitata da Gualterio negli avvenimenti del 1859 nell'Italia centrale. In quella sede abbiamo mosso delle critiche al suo operato ritenendo che gli errori da lui compiuti fossero alla base della scarsa incisività che la politica cavouriana ebbe nel settore. Gualterio, tuttavia, al di là delle valutazioni negative, resta un personaggio di primo piano e i com­piti assegnatigli per l'Italia centrale lo rendevano nella circostanza secondo solo a Cavour. Bisogna dire che ultimamente oltre al sopra citato lavoro di chi scrive gli studi di Narciso Nada e di Bianca Montale hanno tolto Gualterio dall'angolo buio in cui era relegato, ma crediamo che non si potrà arrivare ad un lavoro complessivo sul personaggio senza attingere al suo archivio, che resta, purtroppo, ancora serrato. Ed uno studio sul personaggio, complessivo e definitivo, basato anche sulle carte del suo archivio, non può che essere tale da illuminare e puntualizzare vasti scorci del mondo politico italiano di metà Ottocento.
Bianca Montale tratta in questo lungo saggio del periodo in cui Gualterio è stato prefetto di Genova, ovverosia del periodo gennaio 1863-aprile 1865. Il saggio si basa su una documentazione di prima mano, quale quella conservata nella Biblioteca Mai di Ber­gamo e, in particolare, sfrutta le corrispondenze dei prefetti da Aspromonte alla Conven­zione di settembre conservate tra le carte Spaventa-Peruzzi dell'archivio Gamba. Si tratta di una documentazione di estremo interesse e di grande importanza dalla quale la Montale trae il materiale per un nitido ritratto di Gualterio. Gualterio intendeva il compito di prefetto in maniera particolare: forte della stretta amicizia con il ministro dell'interno, Ubaldino Pcruzzi, egli intese la sua carica in maniera del tutto difforme da quella di notaio dello Stato; al contrario, la interpretò in maniera attiva usando a piene mani dei fondi segreti di cui disponeva. Genova, si sa, era una città in cui le forze antistatali erano prevalenti: l'influenza del mazzinianesimo era molto forte e ad essa si contrapponeva un cattolicesimo politico rigidamente conservatore. Gualterio si pose come obiettivo di de­bellare sinistra e destra per favorire la vittoria delle forze liberali, alquanto minoritarie, e per raggiungere questo fine adoperò tutti i mezzi a disposizione, dai continui e non sempre motivati sequestri dei giornali fino al pagamento di spie che, oltre a tenerlo al corrente di quanto avveniva a destra e a sinistra, avevano il compito di creare continui motivi di lite e di divisione interna.
Quella dedicata alle spie è indubbiamente la parte più nuova e più interessante del saggio: il quadro che la Montale ci offre sui rapporti di Gualterio con Stefano Canzio, Giuseppe Dcideri ed, infine, su Carlo Lodi ci apre uno scorcio originale sulle vicende della sinistra genovese ed italiana. Alla spia forse più importante la Montale non ritiene di poter dare un nome e dobbiamo al rigore professionale dell'A. il fatto che non avanzi ipotesi senza sicure convalide; da quanto dice, tuttavia, ci pare evidente che, seppure non espressi, l'A. ha in mente possibili nomi e non è solo la nostra curiosità a spingerci a sperare in un sicuro accertamento. 11 saggio si sofferma poi su altri aspetti dell'azione di Gualterio in difesa delle istituzioni del nuovo Stato unitario; e termina con un approfondito esame sul­l'episodio delIMunis, dell'arresto, cioè, di Cipriano La Gala e di altri briganti meridionali compiuto su una nave francese in sosta a Genova.
Senza addentrarci ulteriormente nella disamina del contenuto, vogliamo sottolineare l'importanza che il lavoro della Montale ha nel tracciare un ritratto nuovo di Gualtcrio. Ce n'era bisogno e vi è solo da sperare che non rimanga un saggio prezioso ma isolato.
ROMANO UGOLINI