Rassegna storica del Risorgimento
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1978
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Libri e periodici 467
GIUSTINO FORTUNATO, Carteggio 1865-1911, a cara di EMILIO GENTILE; Bari, Lalerza, 1978, in 8, pp. 416. L. 15.000.
L'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia ha promosso, colmando una gravissima lacuna documentaria, l'edizione del carteggio di Giustino Fortunato. La raccolta, priva di ogni pretesa di completezza, che immenso è il materiale legato al grande meridionalista, è divisa in tre volumi, distinti secondo periodi precisi della vita di Fortunato, nel quadro più generale delie vicende del paese.
U primo volume si inizia con una lettera di Fortunato, appena uscito dall'adolescenza, a Cesare Cantù e si conclude alla fine del 1911, nei giorni della pubblicazione del primo numero de L'Unità, la rivista di Gaetano Salvemini, incoraggiata e seguita con confessato immenso entusiasmo da Fortunato, et richiamato alla politica, dopo l'abbandono, indicibilmente amaro, del 1909. Ai suoi occhi nulla varrà la nomina a Palazzo Madama, che un senatore il quale si rispetta, sa di non dovere in guisa alcuna partecipare come che sia a qualsiasi fatto pubblico, che, solo perché tale, assume carattere politico .
Gli altri due volumi, che ci auguriamo non si facciano attendere troppo a lungo, comprenderanno gli anni dal 1912 al 1922 e dal 1923 al 1932, fino, cioè, alla morte. IL curatore, Emilio Gentile, e il prof. Rosario Romeo, nelle premesse, hanno ricordato l'importanza dei documenti e ripercorso le tappe salienti nel progetto di pubblicazione del carteggio, vagheggiato dallo stesso Fortunato.
Gli anni successivi al ritiro dalla scena politica sono quelli più abbondanti di materiale e quelli più intensi di idee. Nel perdere contatto con l'elettorato e con l'aula parlamentare, Fortunato orienterà le sue idee su obiettivi meno immediati e meno influenzati dalla polemica, badando con assiduità e respiro di altissimo studioso ai problemi e ai temi, che lo hanno consegnato alla storia d'Italia come una delle figure più cristalline e più coerenti.
H realismo inalterato delle idee, i rimproveri costanti per tutti coloro che si rifiutavano di riconoscere le condizioni di sottosviluppo materiale di larghe aree del paese, la condanna grave, ma altrettanto amara della borghesia meridionale, reputata di infimo livello morale, i legami non semplici con i ceti contadini e con quanti onestamente dibattevano l'emergente problema di emancipazione popolare, primo fra tutti Salvemini, sono, a grandi caratteri, i punti essenziali dell'intero carteggio.
La sintesi dei tratti salienti rischia di offrire in un'ottica insufficiente la vita, l'azione e, il termine potrà apparire retorico a certi recenti studiosi, che hanno trattato con sufficienza Fortunato, l'apostolato fortunatiani.
Il Carteggio offre davvero, e anche in questo caso la retorica è lontanissima, a una silloge che per ricchezza e importanza ha pochi riscontri nella documentazione finora disponibile sulla vita intellettuale e politica dell'Italia liberale . Questo giudizio del Romeo sul carattere dell'opera serve a smentire, anche sul terreno documentario, ogni rilievo di unici imensionalità riguardante il pensiero di Fortunato.
II Croce, sebbene non abbia cessato di criticare la concezione della storia oc antropogeografica , cara allo studioso lucano e, prima di lui, al Denina, ha espresso in diverse occasioni giudizi di singolare rilevanza e riconosciuto i meriti: di questa stima il Carteggio riporta numerosissime prove, anche se, occorre ricordarlo, la posizione del Croce appare più aperta ai calcoli politici contingenti.
Secondo Niccolò Kodolico, Giustino Fortunato ce spietato nella critica di quanti confusero l'unanimità con l'unità, apparve per la crudezza di colori con cui ritrasse le condizioni del Sud un pessimista, e non lo era; apparve un regionalista, ma era unitario; la passione per il suo Mezzogiorno era passione per l'Italia tutta . Recentemente, storici di diversa impostazione ideologica, quali Giuseppe Galasso, Rosario Villari e Io stesso Rosario Romeo si sono ritrovati nelle opinioni di Rodolico, indicando tra le più forti preoccupazioni di Fortunato proprio la tutela del principio unitario.
Tra i molli spunti offerti dal Carteggio, il più efficace, anche perché dimostra la caratura morale di Fortunato, contrario alla spedizione libica, ma interessalo a non svolgere opera disfattista, è contenuto in una lettera del 18 dicembre 1911 indirizzata a Pasquale Villari. Ho paventato e pavento scriveva dal pensoso ritiro di Gaudìano l'impresa di Tripoli. Ma una grande, una infinita consolazione io ho: i contadini meridionali,