Rassegna storica del Risorgimento

anno <1978>   pagina <469>
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Libri e periodici
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gianato , realizzato con l'applicazione delle norme della riforma Dcprclis. Che l'idea fosse posseduta e consolidata da remotissima epoca, è testimoniato, poi, da imo dei primi atti compiuti in veste di parlamentare. Nel dicembre del 1880, Fortunato aveva sottoscritto una mozione di Sonnino, così formulata: La Camera, convinta che il diritto al voto debba riconoscersi in ogni cittadino italiano, che goda della pienezza dei diritti civili e non si sia mostrato indegno dell'esercizio dell'elettorato politico, passa alla discussione degli articoli .
L'opera offre ancora molti altri argomenti di rilevante interesse, da ritrovare nel fit­tissimo intreccio dei rapporti e degli scambi epistolari e nei giudizi, dati e ricevuti, su per­sone, fatti e ambienti del lungo periodo trattato. La valutazione d'assieme è estremamente lusinghiera, dal momento che solo cecità e superficialità potrebbero indurre a negare al Carteggio il valore e il peso di una fonte, d'ora in poi ineludibile per tutti gli studiosi e non solo per quelli della questione meridionale .
Al suo curatore possiamo muovere un solo appunto formale, forse frutto di una no­stra eccessiva pignoleria: le note biografiche di alcuni parlamentari, come, ad esempio, quelle di Raffaello Pignatari, Vito de Bellis, Massimo Samoggia e Beniamino Pandoifi-Guttadauro, sono presentate inspiegabilmente incomplete rispetto a tutte le altre, precise ed esaurienti. Proprio la pignoleria, che ci ha spinto a rilevare la lacuna, ci consente ora di colmare questo, sia chiaro, perdonabilissimo difetto. Pignatari nacque nel 1880 e scomparve appena quarantenne, il secondo, tanto legato a Giolitti e tanto fortemente rimproverato da Salvemini quale organizzatore dei famigerati mazzieri , nacque nel 1855 e morì nel 1928. L'emiliano Samoggia e il nobile siciliano Pandolfi-Guttadauro, infine, vissero ri­spettivamente dal 1870 al 1942 e dal 1839 al 1909.
VINCENZO PACIFICI
Libertà e Giustizia , Edizione integrale, a cura di MARCELLO BALLI; Salerno, Pietro Laveglia Editore, in 8, pp. LXVIII-387. L. 7.500.
Il 17 agosto 1867 usciva a Napoli Libertà e Giustizia, settimanale democratico-sociale , organo dell'omonima associazione costituitasi alcuni mesi prima. La riproduzione integrale di questa rivista si deve a Marcello Ralli, che vi ha premesso un'ampia e impe­gnativa introduzione di oltre 40 fitte pagine. La bella pubblicazione, da ascrivere a merito dell'editore Pietro Laveglia di Salerno, nell'ambito dei testi e documenti per la storia del Mezzogiorno, è una vera primizia della letteratura socialista, o proto-socialista, e risveglia l'attenzione di quanti da tempo avvertono la necessità di allargare e approfondire lo studio delle origini del socialismo italiano.
Libertà e Giustizia non si trova elencata tra i periodici , tratti dalla pur ricca raccolta della Biblioteca Nazionale di Firenze, nella Bibliografia del socialismo e del movi­mento operaio italiano (2 tomi, Roma-Torino, Ed. ESMOI, 1956), ma non perché non abbia giusto tìtolo per comparirvi. In realtà, si tratta di un periodico molto raro di cui l'unica copia esistente dell'intera collezione come precisa il Ralli è presso la Fon­dazione Issoco di Roma.
Libertà e Giustizia richiama subito alla mente, per contrapposizione, Giustizia e Libertà, Ed è curioso notare che nel n. 2 del marzo 1932 dei a Quaderni di Giustizia e Libertà si può leggere un piccolo articolo (che non si sa bene a chi attribuire: forse ad Aldo Garosei o a Carlo Rosselli) intitolato: Libertà e Giustizia e ce Giustizia e Libertà . Qui, con riferimento al titolo, si parla di un ce antenato ideale del glorioso movimento an­tifascista, a dell'associazione Libertà e giustizia, fondata da Bakunin a Napoli nell'estate del 1865, che era la manifestazione in forma pubblica della segreta e famosa Fratellanza del­l'agitatore russo. L'associazione aveva per suo organo un giornale omonimo, del quale furono collaboratori efficacissimi, oltre al Bakunin, l'avv. Carlo Gambuzzi, il pubblicista Alberto Tucci, il sarto Stefano Caporusso, Fanelli e Friscia, e che non ebbe vita lunga a causa delle persecuzioni giudiziarie . Vi è, in queste righe, qualche notizia inesatta, ma l'articolo continua ponendo in rilievo che, nell'assai a lontana parentela vi era un punto in comune tra il movimento antifascista, l'associazione e il settimanale napoletano vecchio