Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1978
>
pagina
<
470
>
470
Libri e periodici
di oltre cento anni: a il problema della distruzione dello Stato centralista, burocratico e militarey ossia il problema autonomi co .
Scorrendo le pagine di questo volume ci vie fatto di pensare a Castone Manacorda, uno del primi e migliori studiosi delle origini del socialismo in Italia. Questi, che da tempo ha pubblicato II Socialismo nella Storia d'Italia raccogliendovi, a preferenza di statuti, di programmi e di deliberazioni di congressi, articoli di giornali e riviste, discorsi e relazioni oc nei quali è dato cogliere il pensiero nel momento che è azione , non potrà non rallegrarsi della recente riedizione di Libertà e Giustizia e, se questa avesse visto la luce prima della sua opera, ne avrebbe: forse utilizzato e riprodotto per quella, nella parte iniziale, qualche passo.
In realtà, siamo ai primordi del socialismo in Italia, in un punto nevralgico della penisola, qual è quello di Napoli. E Libertà e Giustizia riflette un momento di particolare travaglio dei democratici partenopei divisi ed incerti sullo scorcio degli anni '60 del secolo scorso, fra gli opposti poli del mazzinianesimo e del bakuninismo. In generale, grave è il disagio dei democratici, insoddisfatti dello svolgimento del processo risorgimentale ancora in corso, delusi dei trionfalismi plebiscitari delle annessioni, preoccupati dell'opprimente centralismo unitario e delle condizioni politiche e, soprattutto, economico-sociali del Mezzogiorno, non certo migliori, ma fors'anche peggiori rispetto a quelle del tempo dei Borboni. Così a Napoli un gruppo di uomini alcuni dei quali, come Giuseppe Fanelli, provenienti dall'attività cospirativa in senso stretto, altri, come Attanasio Dramis, Saverio Friscia o Carlo Gambuzzi, provenienti dal mazzinianesimo o dalle fila garibaldine, e altri ancora, come il giovanissimo Pier Vincenzo De Luca, dall'ambiente universitario, avverte con ansia la drammaticità di una situazione che rischia di non trovare sbocco, di una situazione in cui gli stessi ideali politici democratici, nei quali tanto si è creduto, per i quali si è tanto sofferto, appassiscono rivelandosi insufficienti e inadatti a soluzioni positive. Si rivolge allora questo gruppo, sul quale aleggiano pur sempre intramontabili spiriti risorgimentali, al nascente socialismo. Ma a quale socialismo? A quello nostrano che ha in Carlo Pisacane sacrificatosi a Sapri il suo maggior rappresentante e protagonista, o a quello internazionalista capeggiato da Michele Bakunin che non a caso ha da poco stabilito a Napoli, considerata possibile centro d'irradiazione rivoluzionaria, la sua dimora? Già su questo punto gli storici si dividono: negli anni 'SO Aldo Romano sostenne la tesi che a Napoli fossero vivi il ricordo e l'esempio di Pisacane e che le sue idee fossero ancora seguite dai suoi seguaci tra i quali, appunto, il gruppo di Libertà e Giustizia ; al contrario, più di recente, Alfonso Scirocco, studiando con la cura e la perspicacia che gli sono solite la democrazia e il socialismo nella Napoli postunitaria. ha negato l'esistenza di nuclei pisacaniani e, riprendendo e avvalorando le conclusioni dello storico tedesco Max Nettlau e di Rosselli, ha ritenuto che la formazione del gruppo di a Libertà e Giustizia , come pure il settimanale edito con lo stesso nome, fosse da attribuirsi al decisivo e unico influsso di Michele Bakunin durante la sua permanenza a Napoli. Di fronte a queste opposte valutazioni il Ralli nella sua introduzione postula, anzitutto e giustamente, la necessità di ulteriori ricerche e approfondimenti. E nell'attuale penosa scarsità di notizie, che non sembra facilmente colmabile, ritiene di tracciare i lineamenti della storia interna del gruppo e del periodico riproponendo quest'ultimo ad un'attenta lettura. Sì addentra così il Ralli in un esame paziente, puntuale e vorremmo anche dire appassionato (senza per questo che i suoi giudizi ne vengano inficiati), cercando dapprima di vedere più da vicino ì personaggi non troppo noti che fanno parte del gruppo ed esaminando poi, grado a grado, le vicende immediatamente antecedenti la costituzione uflìciale di a Libertà e Giustizia in associazione, la stesura del programma del periodico, il programma definitivo dell'associazione, la sua con-creta e limitata attività nel tempo e, da ultimo, la pubblicazione del settimanale.
Non v'è dubbio che il Ralli abbia compiuto uno studio intelligente, utile e, nei suoi limiti (perfettamente riconosciuti dall'autore), esaustivo. Da un certo punto di vista, però, ci sarebbe forse da chiedersi se dopo tanto lavoro risulti vincente o prevalente la tesi pisa-caniana del Romano o quella bakuniniana dello Scirocco. A questa domanda non si può dare precisa risposta, anche se il Ralli sembra più volte accedere alla tesi del Romano, per la principale ragione che una storia interna è la meno adatta a risolvere il quesito. A noi in verità, se ci fosse bisogno di dirlo, sembra più comprovata e convincente la tesi dello Scirocco. Da un altro punto di vista, tuttavia, è poi tanto importante ed essenziale