Rassegna storica del Risorgimento
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1978
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475
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Libri e periodici
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1910, e fu poi nel Consiglio centrale dell'Associazione; favorevole all'impresa libica, si recò come giornalista col nipote in Tripolitania. Ma i rapporti con Corradini si guastarono, e indussero il Sì gliele alle di missioni; un giudizio lapidario su questa sfiducia lo leggiamo in una lettera del febbraio 1912: a ...quella crisi che io prevedevo, cioè a lasciare da parte i nazionalisti veri, cioè reazionari, e da una altra parte i nazionalisti uso mio. I quali usciranno naturalmente dal partito, e resteranno quelli che erano: cioè degli uomini che credono a un'Italia grande per mezzo della democrazia (p. 235). Il nipote Castellini, invece, rimase nel movimento, senza mutare tuttavia il grande affetto dello zio per lui. Positivista coerente, seguace delle idee del Lombroso, Sighele aveva svolto prima di dedicarsi interamente all'attività letteraria e giornalistica anche la professione di avvocato al celeberrimo processo Munì, come difensore di parte civile. Ma abbandonò la toga al termine del processo, che è illustrato vivacemente nelle lettere del 1904-1905. Lo attirano gli avvenimenti dell'epoca; lo addolora l'incapacità del governo italiano, e di Tittoni in particolare, nella orisi bosniaca del 1908 (p. 186), perché non si tenta di ottenere concessioni dall'Austria nel Trentino; a egli guardava, è vero, alla politica italiana attraverso il filtro dell'irredentismo, eppure il suo liberalismo democratico, così spesso ribadito, era più vicino al sistema ed alle strutture dell'età gioiitLiana, che non a quello dei suoi avversari: di qui la coerente logicità del distacco dal nazionalismo . Così la Garbali (p. 57), che sceglie 125 lettere per dare ima panoramica ampia degli incontri e dei giudizi del Sighele, nel campo della politica (Vittorio Emanuele III, Giolitti), della cultura (D'Annunzio, Ojetti, Romain Rol-land) e dell'editoria (Zanichelli, Treves). È attento, lui convinto e tenace anticlericale, ai fenomeni religiosi: assiste al risveglio politico dei cattolici e all'ascesa del movimento modernista, da lui definito nel 1907 a fenomeno di credenti che non credono . È sostenitore del femminismo in Italia, e lo appoggia contro i conservatori, anche se riconosce che è solo un fenomeno * élite. Tutti questi incontri, queste lettere sono ricordati in una luce d'ironia e sorridente amabilità nel racconto ai familiari, a quell'ambiente al quale Sighele fa costante riferimento, oasi di serenità in una attività intensa e varia.
FLORIANO BOCCINI
MARCELLA MARMO, Il proletariato industriale a Napoli in età liberale (1880-1914); Napoli, Guida, in 8, pp. 532. L. 13.000.
Il problema demografico e urbanistico di Napoli e, quindi, più largamente la situazione generale della città in campo economico e sociale furono avvertiti e esaminati nella prospettiva moderna, sul calare del Settecento, dai riformatori locali, tra i quali si distinsero per acume e lucidità Gaetano Filangieri e Giuseppe Maria Galanti. Il rapporto tra la città, la produzione e il lavoro fu ripreso da Goethe in alcune pagine del Viaggio in Italia, tradotte e commentate da Giustino Fortunato. Nella collana Storia , curata da Pasquale Villani per gli editori Guida, è ora apparso un saggio di Marcella Marmo, dedicato esclusivamente e troppo rigorosamente al proletariato industriale nell'età liberale, il cui ambito temporale viene fissato tra il 1880 e il 1914.
Il libro, ricco di oltre 500 pagine, addirittura sovrabbondante di quadri statistici e di tabelle, indubbiamente fratto di approfonditi studi e di lunghe e attente ricerche archivistiche, mostra un eccessivo attaccamento per le diagnosi e la bibliografia classiste, tutto subordinando ad esse, e, difetto assai più grave, ignora o trascura contributi sullo stesso argomento e nello stesso ambito geografico, notevoli per peso scientifico e significato storiografico.
D'accordo, alcuni dei lavori, come ad esempio il volume e gli studi di Petrocchi, di Milone e di Demarco e la relazione di Moscati al XXXVI congresso dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, esaminano periodi cronologicamente anteriori a quello trattato dalla Marmo, ma solo dopo la loro lettura, almeno crediamo, può dirsi veramente superata I' ottica di breve periodo , secondo la manchette del volume negativamente condizionante finora gli studi sul movimento operaio tra 1*800 e il '900.
Non ha pure un contatto diretto immediato il volume di Niceforo, L'Italia barbara contemporanea* pubblicato nel 1898 e non esaminato dalla Marmo. Sul piano psicologico e