Rassegna storica del Risorgimento
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Libri e periodici
ministro degli Interni nel 1926), e di rifiutarne altri, ugualmente e. forse, più caratteristicamente propri del nazionalismo: la posizione culturale antigentiliana, il concetto di tra* dizione, tanto diverso da quello fascista, il rifiuto totale della democrazia, assai differente dali'antideniocraticismo roussoviano del fascismo di Mussolini.
Un altro punto: l'interpretazione di Perfetti, sostanzialmente lontana da quelle correnti, soprattutto di marca liberal-democratica e radical-marxista è rindÌTÌduazione del nazionalismo come dottrina e pensiero sostanzialmente autoctoni.
Innanzitutto autoctono perché differente da altri nazionalismi dello stesso periodo: da quello francese perché, al di là delle schematiche e spesso semplicistiche equivalenze tra due concezioni antidemocratiche, vi era nelle teorie di Maurras e di Barrès il richiamo a contenuti tipici della Francia medievale e ancien regime, che giustificavano la proposta di certe soluzioni politiche (si pensi all'accentuato decentramento e alle concezioni vetero-corporative, per citare soltanto due elementi non di secondo piano delle teorie nazionalisti* che francesi); da quello tedesco e da quello inglese, dai quali il nazionalismo di Corradini e di Federami differiva quanto differisce il concetto di nazionalismo da quello di imperialismo.
Inoltre l'originalità del nazionalismo italiano si pone in quanto, secondo Perfetti, non è possibile studiare il nazionalismo italiano prescindendo dallo studio della destra storica. Nel loro tentativo di escludere il fascismo dalla cultura italiana, gli storici liberali (Croce e Salvatorelli soprattutto) hanno dovuto anche escludere il nazionalismo, considerato sua origine culturale. Ma cosi facendo si è dovuto anche escludere il pensiero dei vari Corredini. Federami e Rocco dal filone della destra storica italiana, andando a ricercarne i motivi di fondo nelle culture francese e tedesca.
Per questa ragione del nazionalismo si sono in genere studiati i rapporti con la storia successiva e raramente i legami con quella passata.
Inserire il nazionalismo nel filone della destra storica, anche tenendo conto degli apporti del tutto originali del dannunzianesimo, è stato lo scopo di Perfetti. Tale impostazione non è assolutamente una novità storiografica: ma mentre per gli storici di derivazione marxista il tratto di continuità che unisce la destra storica e il nazionalismo è di mera natura economica, sicché un Alatri o, recentemente, un Lanaro possono affermare che il nazionalismo altro non è che la proiezione ideologica del blocco conservatore corporativo protezionista che funge da coesivo per la nascita di una forte industria nazionale e da punto intermedio per stabilire la continuità tra destra storica e fascismo, Perfetti sostiene la continuità tra il tardo Risorgimento e il nazionalismo in funzione prettamente ideologica.
L'analisi che l'A. compie muove i suoi accenni appunto dal Risorgimento e dall'atteggiamento che i nazionalisti mostrano per tale evento storico. Da un lato ne criticano gli errori, ne denunciano le deviazioni, giungono a criticarne ima buona parte di ideologia di fondo (quella ottantanovista e democratica); dall'altro, però, si sentono investiti dalla responsabilità di completarlo, in termini esterni (espansionismo, mito della guerra) e in termini interni (costruzione dello Stato, abolizione dei particolarismi regionali, progressivo accentramento economico e sociale attraverso la teoria corporativa). Non è infatti un caso che l'unica influenza apprezzabile che il nazionalismo, come già si è accennato, ha avuto sul fascismo, è stata il contributo alla costituzione statale solida che, in fondo, non era altro che il mito perseguito dalla destra post-cavouriana (dall'opposizione al decentramento, alla sua caduta sul problema del bilancio nel 1876).
La polemica che avviene nei confronti di certo Risorgimento, soprattutto da parte dei nazionalisti che restarono dopo la scissione dei a democratici Sighele, Arcari, Valli, ecc., ha un contenuto essenzialmente culturale, che consiste nella opposizione ai principi antitradizionali che il Risorgimento aveva posto nella storia d'Italia e che sfocia, in occasione dell'avvicinamento coi cattolici nel 1913, in una violenta presa di posizione nei confronti della cultura neoidealistica (dal Prezzoline de La Voce al Gentile di Guerra e fede).
Ricordiamo, a proposito della marcia di avvicinamento verso posizioni filocattoliche, due problemi che Perfetti pone in giusta evidenza e che mostrano quanto vi fosse di si-