Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI GRAN BRETAGNA 1800-1850; GRAN BRETAGNA STORIA 18
anno <1979>   pagina <4>
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Emilia Morelli
a lungo quelli primo Mazzini che risalgono anche il Tamigi. Altra cosa che li accomuna è l'ignoranza della lingua, che condizionerà le loro possibilità di inserimento a mano a mano che l'italiano scomparirà come materia di stadio tra le classi sociali più elevate. A dir di Antonio Gallenga, il fenomeno acqui* sterà proporzioni vistose, per lasciar posto al tedesco, dopo il matrimonio della regina Vittoria;5) io non condivido questa spiegazione: l'abbandono dello studio della nostra lingua non è dovuto a ragioni dinastiche è nota la scarsa popò* larità del Principe Consorte , ma piuttosto a nuovi indirizzi culturali.
Ignoranza della lingua, dicevo, e del modo di vivere e di pensare degli Inglesi. I fugaci contatti con i viaggiatori britannici in Italia non erano serviti a nulla, perché l'argomento delle conversazioni non era stalo certamente di na­tura sociale o politica da parte di chi poco o nulla si interessava di come si viveva nella Penisola, ma solo dei monumenti antichi, dei pittori, degli scultori; del passato, insomma, non del presente. Non ne sapeva nulla neppure Ugo Fo­scolo che era intimo della contessa d'Albany, la quale aveva sposato l'ultimo pretendente cattolico al trono e avrebbe dovuto conoscere il paese dove suo ma­rito aveva sperato di tornare a regnare.
Londra. Non è il clima la cosa che impressiona di più, perché troppi pro­vengono dal Nord Italia, dove la nebbia è più persistente che non in Inghilterra; lo posso dire per esperienza porsonale. È piuttosto la grandezza smisurata della città che affascina e spaventa.
Quasi tutti passano la prima notte in albergo nei pressi di Leicester Sonare, la piazza degli esuli dove Punch sarebbe stato lieto di vedere arrivare, nel 1860, anche il Papa e il re di Napoli. L'albergo che accoglie Foscolo nel 1816 è lo stesso dove approderà Mazzini nel 1837. Quasi tutti, però, fin dal primo giorno, si mettono alla ricerca di un alloggio più confortevole e si accorgono di essere venuti a vivere in una città di dimensioni assai diverse da quelle cui erano abituati, tanto più che la devono percorrere a piedi. Colpisce il fatto che le case siano in mattoni senza intonaco, colpisce il loro colore rossastro attenuato perché affumicato da quello che noi oggi conosciamo bene e chiamiamo dovun­que smog, ma che allora era sconosciuto in continente. Scoprono anche i mar­ciapiedi ! Giuseppe Pecchio, altro esule del 1821, li considera il trionfo della democrazia . Perché? Il minuto popolo scrive non è come altrove intie­ramente diseredato, ha la sua legittima, piccola sì, ma inviolabile. Sul conti­nente invece le strade non sembrano fatte che per i ricchi e pei cavalli .6) A dir di Arrivabene, il cammino dei pedoni è facilitato, dai marciapiedi, ma anche perché pochissime sono le case che abbiano una porta per la quale passano le carrozze, e così il cammino dei pedoni non è mai interrotto .7*
Sul continente, ricchi e poveri abitano nello stesso palazzo e la differenza sociale è costituita dal numero degli scalini che devono affrontare per salire al proprio alloggio. Ricordate Mimi e Rodolfo nella Bohème di Puccini? A Lon­dra, invece, ciascuno ha la propria casa piccina e fragile con mura sottili, e in gran parte di legno , perché è Pecchio che scrive l'aura vitale d'un
5) ANTONIO GALLENGA. (Laici MAHIOTTI), Episodes of my Second Life, Voi. II: JBn-glish Experiences, London, 1884, p. 91.
fi) Osservazioni semiserie di un- esule sull'Inghilterra, ora in GIUSEPPE PECCHIO, Scritti politici, a cura di PAOLO BERNABDELLI, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, 1978, p. 414.
7) G. AKBIVABENE, OD. ci*., p. 123.