Rassegna storica del Risorgimento
ESULI ITALIANI GRAN BRETAGNA 1800-1850; GRAN BRETAGNA STORIA 18
anno
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1979
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pagina
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8
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Emilia Morelli
colui che soggiornò come esule più a lungo in Gran Bretagna: Mazzini. Basta un confronto tra le corrispondenze del 1837-1839 a giornali svìzzeri e francesi con quello che dirà negli anni cinquanta; basta il tipo di approccio che tenta agli inizi e quello assai posteriore con i radicali e le Trade Unions.
Una lettera di presentazione (altra cosa della quale troppi esuli sono sprovvisti perché non ne conoscevano l'importanza fondamentale), apre la prima porta e via via le altre quasi a catena, in una serie infinita di inviti a pranzo e a soggiorni, anche prolungati oltre il weekend, fuori Londra. L'accoglienza sul principio affascina gli Italiani, ma finisce a un certo punto per imbarazzarli perché nessuno sembra rendersi conto che al titolo nobiliare o all'altezza intellettuale non corrisponde il contenuto dei portafoglio. Dirò col Foscolo che gli esuli sono costretti a vivere in illustre miseria , mentre avrebbero preferito vivere in povertà agiata .
E voglio cogliere un'altra considerazione di Foscolo: non è facile conglutinare un cuore con l'altro ;24) se la cosa era rara tra Inglese e Inglese, come avrebbe potuto accadere con uno straniero? Ho citato il poeta che non avrebbe mai dovuto fare queste considerazioni, perché fu circondato da comprensione non solo morale, ma materiale.
Questo è, sostanzialmente, il limite invalicabile nei rapporti inglesi-esuli. , a questo proposito, ricordo le parole, a mio avviso emblematiche, che il duca di Gloucester rivolge al conte Arrivabene: Ho conosciuto Conf aloni eri; era un rivoluzionario come lei, ma noi Inglesi non poniamo mente ai fatti politici, e quando le persone che ci sono presentate sono di buona fama ed educate facciamo loro lietissima accoglienza . IL cospiratore lombardo commenta: E difatti a Londra ed alla campagna fui bene ricevuto in famiglie devote alla Casa d'Austria .a) Vogliamo dire che gli Inglesi si sentivano vaccinati alle influenze del turbolento mondo politico del continente europeo? Essi, però, pretendevano che gli ospiti si adattassero ai loro usi e costumi, al loro alto tenore di vita, ignoto anche alle nobiltà d'oltre Manica. La differenza è espressa in termini chiarissimi da Carlo Pisacane, nobile di nascita, ma rivoluzionario democratico di professione, quando ne scrive al fratello maggiore, fedelissimo del Borbone di Napoli. L'aristocrazia inglese, le cui rendite sono da cinquecentomila a due o tre milioni di ducati, non può certamente che disprezzare le rendite di Napoli che sono da sei a diecimila; l'aristocrazia inglese vanta discendenze di novecento anni, quindi non può paragonarsi con essa un albero genealogico di qualche secolo; l'aristocrazia inglese, eulta nella politica, governa essa lo Stato, la regina è nulla perché non pnò comprare uomini tanto potenti; tale aristocrazia deve disprezzare quella classe in Napoli, in Italia, in Francia, che si dice aristocrazia, la quale è la meno eulta (anzi sono tutti asini) e di più è povera da essere comprata con cariche ed onori estorti nelle anticamere di palazzo . Se pensiamo alle lettere di Gladstone, possiamo dare atto a Pisacane di aver capito la situazione quando seguita: Gl'Inglesi aristocratici veggono in noi uomini avversi al loro partito ma rendono omaggio all'intelligenza, e perché poi nella loro testa un uomo come tutti voi, il quale crede poter vivere senza una smoderata
*> U. FOSCOLO, op. cit., voi. VII, p. 235.
) Ibidem.
23) G. ARRIVABENE, op. cit.., p. 135.
26> CARLO PISACANE, Epistolario, a cura di ALDO ROMANO, Napoli, 1937, p. 106.