Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI GRAN BRETAGNA 1800-1850; GRAN BRETAGNA STORIA 18
anno <1979>   pagina <9>
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Esuli italiani e società inglese 9
libertà individuale, per loro non è concepibile: lo credono al disotto degli animali >.
Aristocrazia, quindi, custode fedele della libertà, diversa da quella conti* nentale perché è sottoposta alle leggi . Diversa anche per un altro motivo più banale, che colpisce il nobile rivoluzionario Santarosa; Qui il commercio si esercisce dai nobili, dai gentiluomini, senza ripugnanza alcuna .1T) Per lui, invece, la sola idea di dover lavorare per vivere sembra il sacrificio più grande che deve pagare sull'altare del suo sogno fallito di rendere costituzionale il regno di Sardegna.
Nei primi tempi, però, come dicevo, la vorticosa vita mondana stordisce chi deve anche pensare ad adeguare il suo aspetto esterno alle esigenze della nuova società che lo accoglie. Se il taglio della barba e dei baffi per non appa­rire rivoluzionari non è operazione costosa, gli abiti, invece, devono seguire la moda britannica. Per non essere scambiati per cocchieri, è meglio rinunciare al mantello; per essere ritenuti gentiluomini, radersi ogni giorno e possedere vestiti da sera. È assai malinconico per noi Italiani sapere che Giuseppe Giglioli, anch'egli futuro professore a Edimburgo, si meraviglia che sia necessario cam­biare la camicia ogni giorno! Va bene che allora non erano di stoffa sinte­tica ... e piuttosto elaborate! So long as I wore a dress coat and a patent leather boots I was a gentleman, and ivhether of not I could afford to live in the style of one, was nobody concern but my own.29) Sono parole di Antonio Gallenga quando ricorda i primi difficili passi del suo esilio inglese.
Sia ben chiaro, però, che la moda, il lusso, i piaceri, il bello di con* venzione sono potenti anche in Inghilterra, ma non trionfanti . Pecchio è anche convinto che la ricercatezza non ha per anco guasta la naturalezza ch'è il gusto dominante della nazione .
La difficoltà di seguire la conversazione è forse la ragione delle critiche che molti Italiani formulano per la eccessiva durata dei pranzi; critica ingiusta, perché molto spesso quei pranzi servivano a sfamare chi viveva in libertà, ma molte volte nella libertà di morire di fame.
Ma torniamo agli esuli del periodo napoleonico; essi si accorgono assai presto che la cultura italiana è apprezzata per le sue glorie passate, non per il suo presente. Decidono di pubblicare una rivista, L'Italico. Perché sarem noi costretti scrivono nella presentazione a sempre leggere e sempre parlare di Dante, di Ariosto e di Tasso? . Conoscono ormai abbastanza bene quello che si può fare e quello che non si deve fare. Dichiarano subito, infatti, che non hanno alcuna intenzione d'ingolfarsi nei vasti, e tempestosi mari di quelle domestiche discussioni che agitano talvolta il Senato inglese nelle due Camere . Vogliono piuttosto dimostrare che nell'ultimo decennio appunto, e nei pochi precedenti, gli grandi ingegni fiorirono in ogni genere di letteratura, e belle e infinite poetiche produzioni sortirono nell'ornata lingua Toscana .31) Il fior fiore della società britannica diede il suo appoggio all'iniziativa, che ebbe vita
27) s. DI SANTAROSA, op. cfc, p. 375.
28) COSTANZA GIGLIOLI STOCKER, Una famiglia di patrioti emiliani. I Giglioli di Bre* scello, Milano, 1935, p. 77.
2?) A. GALLENCA, op. cit., pp. 16*17. 30) G. PECCHIO, op. cit., p. 397. 30 L'Italico, n. 1, maggio 1813.