Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI GRAN BRETAGNA 1800-1850; GRAN BRETAGNA STORIA 18
anno <1979>   pagina <10>
immagine non disponibile

10
Emilia Morelli
breve, Ugo Foscolo darà la prova umana dell'esistenza di una grande poesia contemporanea; tutto sarebbe stato vano, però, senza Byron, Shelley, Roscoe, Rogers, Leigh Hunt, Savage Landor, Browning per citare alcuni fra gli ingegni più italianisants dell'Inghilterra della prima metà dell'Ottocento. I nostri esuli del 1820 napoletano, del 1821 piemontese avrebbero dovuto ringraziare ogni giorno quel mondo letterario ed artistico inglese che aveva fatto dell'italano la lingua di moda che si doveva imparare. Quanto poi gli allievi o le allieve la conoscessero alla fine del corso di lezioni è un altro discorso. Foscolo e Maz­zini erano costretti, infatti, a scrivere i loro articoli in francese perché non c'era modo di trovare un traduttore dall'italiano in inglese. Non illudano le cattedre universitarie o, per dir meglio, i lettorati conquistati da alcuni esuli; la maggior parte di loro trovava i suoi allievi tra le signorine di huona famiglia, in casa o nelle finishing schools.
Poiché la season durava troppo poco, ecco i più bisognosi prendere la strada della provincia dove il lavoro era più sicuro, ed anche meno snob Quelli che si ostinano a restare nella capitale si avviano tutti i giorni per le strade traverse massimamente nella campagna dove stanno le scuole e si prendono spesso un raffreddore perché devono insegnare tra una porta e una finestra aperta, che questi Inglesi, per avere dell'aria, aprirebbero non so che cosa .32* Era un settentrionale che se ne lamentava; ma uguale lamento avrebbe potuto farlo se avesse dovuto insegnare in Sicilia. L'unica differenza il fatto che dalle finestre sarebbe entrato il sole e non la nebbia!
Le scolare non erano certamente molto attente e spesso rinunciavano alle lezioni con un sorry, ma c'è da domandarsi se i maestri sapessero insegnare, se mettessero qualche entusiasmo nell' insulso mestiere di declinar nomi e coniugar verbi per dirla con Filippo Ugoni.u) Pananti, infatti, lo definiva mestier di chi non ha mestiere cui deve piegarsi
un povero signor caduto al basso,
che nulla non ha più che lo distingua. 34)
Gli esuli criticano, ma sono ingiusti; non bisogna dimenticare che quelle lezioni furono l'unica fonte di denaro per chi sperava di tornare presto in patria o non aveva rendite sufficienti per sopravvivere il tempo necessario per trovare una definitiva sistemazione. Panizzi lo calcolava per esperienza personale in due anni con nna rendita di 4000 franchi somma enorme per noi e meschina qui .35) La verità di questa asserzione è documentata dalla biografia dello stesso Panizzi e di rutti i nostri esuli che non vollero, per fare un esempio, convertirsi al pro­testantesimo. In questo caso tutte le porte erano aperte, il che mi fa nascere qualche dubbio sulla sincerità di molte conversioni...
Un tempo abbastanza lungo era necessario anche per capire ed amare l'In-gh il terra. Tutti coloro che vi soggiornarono a lungo pervennero a giudizi posi-
32) FILIPPO PISTRI/CCI, labro senza titolo, Brìghton, 1854, p. 71.
33) Lettere od Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici italiani (1823-1870), pub* blicate da LUIGI FACAN, Firenze, 1880, p. 67.
34) JAN GREENLEES, art. cit., p. 239.
35) ALESSANDRO D'ANCONA, Carteggio di Michele Amari, voi. I, Torino, 1896, p. 101.