Rassegna storica del Risorgimento
GRAN BRETAGNA POLITICA ESTERA 1848
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1979
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Inghilterra, Italia, Europa nel '48 15
che comportano gravissimi rischi. Tanto più in Italia, dove è necessario agire d'accordo con l'Austria e con la Sardegna... Quando si trattava di cacciare i francesi dall'Italia, si potevano correre dei rischi; ma nella nuova situazione che si è venata creando in Europa, non conviene tentare degli esperimenti che potrebbero minacciare la pace e la tranquillità generale. !>
E qualche giorno dopo in una lettera a Sir Henry Wellesley, ribadisce, Castlereagh, i concetti già espressi in marzo nel Memorandum most secret per W. À Court, il suo inviato speciale in Sicilia: caduto Napoleone, il problema non era di combattere la Francia innalzando la bandiera della libertà e della nazionalità; era di consolidare il nuovo ordine instaurato con la Restaurazione, appoggiando le forze conservatrici.2) Canning e Wellington manterranno lo stesso riserbo di fronte ai moti carbonari. La politica inglese non si impegna sul terreno ideologico.
Ma l'Inghilterra, la liberale Inghilterra rimane pur sempre, agli occhi degli italiani, un punto di riferimento ideale. Per un momento, la Francia delle giornate di luglio, la Francia costituzionale di Luigi Filippo sembra dover prenderne il posto, come alfiere della libertà, in Italia e in Europa. Ma la monarchia borghese viene gradualmente a inserirsi nel sistema . Nella politica inglese si va invece compiendo una evoluzione che risponde sempre più all'immagine ideale di modello, d'esempio, di campione della libertà. Canone fondamentale della politica britannica resta pur sempre l'equilibrio, e con l'equilibrio, la conservazione dell'ordine costituito. Ma attraverso le vie del progresso, non della reazione. Londra si stacca sempre più dal sistema, accentua, all'interno come all'esterno, i motivi del suo liberalismo.
Il gabinetto whig di Lord Russell, venuto al potere nel luglio 1846, segna un ulteriore passo su questo cammino. Al Foreign Office, Palmerston, Lord Firebrand , come lo chiamano, Lord Tizzone , imprime alla politica inglese l'impulso del suo temperamento combattivo. Si sente il banditore di un verbo. Nel regime liberale, vede la soluzione più evoluta del problema politico, e la più rispondente alle esigenze dei tempi. Intimamente convinto della superiorità del sistema politico britannico, egli è liberale in quanto inglese, e quanto ogni inglese: il suo liberalismo è una forma di orgoglio nazionale, una affermazione di primato. Un privilegio. E un impegno: il dovere, per la liberale Inghilterra, di guardare alle correnti liberali del continente come da tutore a pupillo. Lo proclamerà, anni dopo, il 24 giugno 1850, in un discorso alla Camera dei Comuni che è ad un tempo il bilancio e l'apologia della sua politica: aiutare gli altri popoli a raggiungere una situazione simile a quella dell'Inghilterra è, per il governo britannico, un dovere .
Politica di tendenza, eh'è ad un tempo politica di potenza; che fa leva sulle più vigorose e vitali correnti politiche del continente, come un tempo aveva fatto Cromwell con i protestanti d'Europa. Non le correnti radicali, le correnti estreme; ma quelle liberali che fan capo ai ceti affini, ai ceti dominanti inglesi, l'aristocrazia illuminata, l'alta borghesia di censo e di toga, che combattono per l'autogoverno contro il despotismo assolutistico, ma si mantengono aliene da soluzioni rivoluzionarie, implicanti un rovesciamento delle strutture politiche e delle stesse strutture sociali. Nel movimento liberale v'è la garanzia
0 H. R. S. Castlereagh a W. Benlinck, 7 maggio 1814, in C. K. WEBSTER, British Diplomacy 1813-15, London, 1921.
2) Castlereagh a Wellesley, 10 maggio 1814, ivi.