Rassegna storica del Risorgimento

GRAN BRETAGNA POLITICA ESTERA 1848
anno <1979>   pagina <19>
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Inghilterra, Italia, Europa nel *48 19
H linguaggio polemico dei due avversari va al di là delle loro reali inten­zioni. Né l'Austria, né tanto meno l'Inghilterra hanno la possibilità né la volontà di arrivare ad un conflitto. D'altronde, anche sul terreno politico, il contrasto non era così grave come Schwarzenberg lo prospettava. Palmerston era ben lungi dal desiderare la dissoluzione dell'Impero austriaco; considerava, l'abbiamo visto, la monarchia asburgica come un indispensabile fattore d'equilibrio in Europa. Alla Camera dei Comuni aveva apertamente dichiarato: l'Austria è un elemento fra i più importanti della balance of power... L'indipendenza e la libertà d'Europa sono legate al mantenimento dell'integrità dell'Austria come Grande Potenza. Qualsiasi cosa, in una contingenza immediata o remota tenda ad indebolire l'Au­stria o peggio a ridurla da Potenza di primo ordine a Stato secondario, non può essere che una calamità per l'Europa, e tale che ogni inglese deve imporsi di deprecare e sforzarsi di prevenire.8* Non sono dichiarazioni for home con-sumption, ad uso interno, per la Camera. Palmerston non voleva la rovina del­l'Austria; voleva l'emancipazione dell'Italia. Per le ragioni che conosciamo. Schwarzenberg ne sottolinea una 6u tutte. Insinua, in un dispaccio a Parigi: perché Lord Palmerston si dà tanta pena per creare ai confini francesi, al posto di una Potenza che ritiene finita, un'altra Potenza sotto la protezione dell'In­ghilterra? Perché si è spinto tanto innanzi nel favorire, fra i principi italiani, quello che gli pareva lo strumento più adatto per i suoi piani? Contro chi deve scendere in campo questo nuovo alleato dell'Inghilterra? .
L'insinuazione è cruda. Certo, la politica inglese in Italia aveva l'occhio alla Francia. Ma, più che a far dell'Italia un'arma contro la Francia, come Schwarzenberg insinuava, Palmerston mirava a sottrarre alla Francia l'arma ita­liana, a impedire che l'Italia divenisse uno strumento della potenza francese. Appoggiare la Francia e così incatenarla ; questa è la sua linea di condotta, quale egli la preesnta al premier Lord John Russell. E al ministro inglese a To­rino scrive: Io non desidero certo veder l'Italia liberata dal giogo austriaco in grazia alle armi francesi; meglio però che la cosa avvenga con questo mezzo, piut­tosto che non avvenga del tutto. Se avviene in un momento in cui i nostri rap­porti son buoni, saremmo in grado di impedire che ne derivino conseguenze dannose >.
Banco di prova della politica britannica in Italia, la Sicilia, il problema della Sicilia. L'insurrezione palermitana di gennaio, che apre la crisi del 1848 in Italia, si presenta, a primo acchito, come un fatto locale. L'isola costituisce un mondo a sé, nel quadro italiano; i grandi problemi del giorno, il problema della nazionalità e il problema della libertà, si presentano, nell'isola, con speci* fici caratteri, che li distinguono dalle altre parti d'Italia. Sul piano internazio­nale d'altronde, la questione siciliana assume un particolare significato e un ecce­zionale rilievo. Per la politica inglese, prima di tutto. È uno dei punti strategici del Mediterraneo, la Sicilia, una posizione-chiave per il controllo delle comuni­cazioni in quel mare; se soggiace a un'influenza estranea, può neutralizzare il peso e la funzione di Malta. Senza contare l'interesse che l'isola presenta dal punto di vista economico, terreno aperto com'è alla concorrenza internazionale.
8J Discorso alia Camera dei Comuni, 21 luglio 1849.
9) Lebzeltern a Thom, 12 ottobre 1848. Questo dispaccio era stato redatto da Schwar­zenberg quando non era ancora ministro. Doveva essere firmato dal ministro in carica, Wessenberg. ma questi aveva lasciato Vienna allo scoppio della rivoluzione d'ottobre; finì col sottoscriverlo il sottosegretario Lebzeltern, rimasto a Vienna. Vedi HUBNER, op. cil. p. 366.