Rassegna storica del Risorgimento

GRAN BRETAGNA POLITICA ESTERA 1848
anno <1979>   pagina <20>
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Franco Valsecchi
E questo, sia detto per incidenza, un filone di ricerca che merita di essere segnalato: l'indagine, appunto, delle interferenze europee nell'economia del­l'isola, l'entità dei traffici, gli investimenti di capitale straniero, il mercato sici­liano e le sue risorse, in rapporto alle Grandi Potenze mediterranee.
Già nell'epoca napoleonica, l'Inghilterra ha montato la guardia sullo stretto di Messina contro la minaccia francese. I precedenti immediati della politica inglese risalgono a quel tempo, alla autonoma vita siciliana di quel tempo e ai suoi riflessi costituzionali, alla costituzione del 1812, in cui trovarono nuova veste le antiche libertà isolane. Ora, dopo la rivoluzione del gennaio 1848, si riparla di autonomia e di costituzione. E si riparla, nelle cancellerie europee, di Sicilia e di Inghilterra, di influenze inglesi, di progetti inglesi sulla Sicilia. A Napoli, nella Corte, nel governo, corrono voci allarmanti: che dietro all'insur­rezione siciliana stia l'Inghilterra, che armi e denaro vengano agli insorti dalle navi inglesi. La vigile rivalità francese contribuisce non poco al diffondersi di queste voci: il console francese a Messina lancia un grido d'allarme su l'influsso corruttore > degli inglesi, e la parte oscura che recitano nel dramma siciliano. 10> Re Ferdinando si sfoga col rappresentante della Francia, Montessuy: non voglio credere a tutto quel che si dice; ma se fosse vero, gli inglesi hanno l'inten­zione di fare della Sicilia lo loro Algeria . IL primo ministro, il duca di Serraca-priola, si mostra profondamente preoccupato dell'atteggiamento dell'Inghilterra. Gli inglesi dice se non al protettorato sull'isola, mirano, almeno, ad impa­dronirsi della cittadella di Messina, per farne una nuova Gibilterra: non per niente forniscono armi agli insorti che assediano il presidio napoletano.n)
Il problema della parte recitata dall'Inghilterra nella vicenda siciliana del 1848. è certo fra i più suggestivi. Basta sfogliare la corrispondenza del rappre­sentante francese a Napoli dalla quale ho tratto gli esempi forniti per trovarsi di fronte ad una folla di notizie e di insinuazioni che aprono prospettive del più grande interesse. Certo, si tratta di dati che vanno considerati con cau­tela, così come le fonti napoletane, altrettanto ricche di suggestioni del genere. Un particolare interesse per misurare l'entità dell'intervento britannico presso i ceti dirigenti, a Palermo, e valutarne la portata, presentano le fonti siciliane, a cominciare dagli archivi privati, diari e memorie: tutto il materiale, per così dire, di retroscena.
Dai documenti inglesi la Correspondence sugli affari d'Italia e su quelli di Napoli e Sicilia, presentata dal Foreign Office al Parlamento risulta un quadro ufficioso, ma ben nutrito di dati e di fatti, dell'opera della diplomazia britannica in Sicilia dalla rivoluzione alla dichiarazione della decadenza della dinastia borbonica.
L'Inghilterra prende dall'inizio posizione per il ritorno alla costituzione del 1812. Lord Napier, il ministro britannico a Napoli, condivide la tesi sici­liana della continuità costituzionale. I siciliani scrive a Palmerston hanno sempre unanimemente sostenuto che il loro autentico e legittimo sistema di go­verno sia quello stabilito nel 1812; gli anni successivi di arbitrario potere del­l'assolutismo dinastico non sono stati che una lunga violazione dei loro diritti, i quali, nonostante questa sospensione, non hanno perduto né il loro valore né la
10) Marlcourt a Montessuy, 20 gennaio 1848, in A. STERN, Geschivhte Europea* VOTI 1830 bis 1848, Stuttgart n. Berlin, 1911, voi. HI, pp. 458-459.
") Montessuy a Guizot, 27, 28, 30 e 31 gennaio, 2, 3, 6, 9 febbraio 1848, IVI.