Rassegna storica del Risorgimento

GRAN BRETAGNA POLITICA ESTERA 1848
anno <1979>   pagina <22>
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Franco Valsecchi
Abilmente, coloro che tengono il timone della politica siciliana puntano sulle preoccupazioni internazionali dell'Inghilterra. Mariano Stabile, uno dei più autorevoli esponenti del movimento autonomista siciliano, mette ripetutamente in guardia il rappresentante britannico a Palermo contro le insidiose manovre del governo napoletano: a Napoli sostiene si mira soltanto a trascinare i negoziati allo scopo di dare a Potenze poco amiche il tempo di inserirsi nel gioco, e di svuotare di contenuto la mediazione di Lord Minto.19' Infatti il suc­cessore di Serracapriola nel ministero, a Napoli, il principe di Cariati, rinvia ogni decisione, rimettendosi al Parlamento; nel caso che non si riesca a rag* giungere un accordo, dichiara di voler ricorrere all'arbitrato della Francia e del­l'Inghilterra, sotto gli auspici e la guida del Papa.Wì È chiaro l'intento di togliere di mano all'Inghilterra la direzione nei negoziati.
Era un toccare Londra sul vivo. Palmerston invia a Napier istruzioni peren­torie: l'arbitrato straniero costituisce una inammissibile interferenza nelle fac­cende interne dell'isola: la Sicilia deve essere libera di decidere delle proprie sorti. A questo mira la mediazione inglese: a garantire l'indipendenza siciliana.21)
Sopravviene, subito dopo, il colpo di scena della rivoluzione parigina e la proclamazione della repubblica in Francia. L'interrogativo sulla politica fran­cese e le sue mire si fa ancora più perentorio. Minto, a Napoli, si mette subito in moto: agita dinanzi agli occhi della Corte borbonica lo spauracchio rivolu­zionario; ammonisce il governo a provvedere in tempo, a risolvere la questione siciliana venendo incontro nei limiti del possibile alle richieste palermitane: solo così si potrà riuscire dice a salvaguardare la conservazione del regime monarchico in Sicilia .U) , dall'altro lato, preme con tutta la sua auto* rità sa Palermo. Lo preoccupano le ripercussioni che possono avere nell'isola gii avvenimenti parigini. La propaganda francese, facendo leva sull'avversione alla dinastia borbonica, finirebbe col mettere in questione lo stesso principio monarchico. E la repubblica, una repubblica modellata su Parigi, a Palermo può condur molto lontano: può significare democrazia a oltranza, la eliminazione dalla scena politica della élite liberale, costituzionale, moderata, sulla quale poggia l'influenza inglese; può significare una radicale trasformazione non solo del corso politico, ma anche del corso sociale del moto siciliano, che si risolve­rebbe a tutto danno dell'Inghilterra. L'interesse inglese si identifica, quindi, col regime costituzionale e con i ceti che ne sono 1"espressione. Minto si reca di persona nella capitale siciliana. Porta con sé delle proposte per una soluzione conciliativa, che mantenga, con la costituzione, la monarchia; la costituzione come emanazione della monarchia, secondo la tradizione, e il modello, del 1812. una condizione preliminare sulla quale non transige. Ostenta la massima ener­gia: non sbarcherà neppure dichiara se i siciliani pongono la pregiudi­ziale dell'allontanamento dei Borboni. Sono convinto scrive nel suo reso­conto a Palmerston che senza il mio ostinato rifiuto a scendere a terra prima di essere rassicurato sul riconoscimento del re, e senza il mio fermo atteggia­mento col Comitato, nessun argomento sarebbe valso ad impedire la formale destituzione di Ferdinando II dal trono di Sicilia. È impossibile dare un'idea dell'odio che tutte le classi qui nutrono contro la dinastia; ed io sono meravi-
19) Stabile a Mount Edgecumbe, 24 febbraio 1848, ivi. 2> Minto a Palmerston, 3 marzo 1848, ivi.
21) Palmerston a Napier, 22 febbraio 1848, ivi.
22) Minto a Cariati, 6 marzo 1848, ivi.