Rassegna storica del Risorgimento

COSTITUZIONALISTI ITALIANI; GRAN BRETAGNA SISTEMA COSTITUZIONAL
anno <1979>   pagina <25>
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IL SISTEMA COSTITUZIONALE INGLESE I NEL PENSIERO POLITICO RISORGIMENTALE *> M
Nel suo famoso studio su L'Anglomania e l'influsso inglese in Italia nel secolo decimottavo, Arturo Graf poteva giustamente scrivere che in Europa ancor prima di Montesquieu e di Voltaire, l'ammirazione per l'Inghilterra comincia con 1 ammirazione per la sua costituzione politica . Quanti si occuparono di diritto pubblico, di economia e di politica ebbero allora certamente presente il modello inglese reso naturalmente celebre dopo la gloriosa rivoluzione ed il trionfo del sistema parlamentare. Ed anche in Italia, malgrado il provincialismo e l'isolamento culturale di larghissimi settori della sua popolazione, non mancava davvero chi aveva cominciato a guardare alla costituzione ed alle istituzioni politiche del popolo britannico.
A parte l'atteggiamento di personaggi di dubbia serietà e di scarsa preci­sione come Gregorio Leti che, nella seconda metà del Seicento, col suo fumoso ed alquanto confuso scritto II Teatro britannico overo historia della Grande Bre­tagna aveva avventurosamente cimentato la sua fantasia in una serie di giudizi politici sull'Inghilterra,2) ci basti ricordare le famose relazioni degli ambascia-tori veneti al governo della Serenissima che descrivevano come gli inglesi si governassero nelle loro isole. Data la grande capacità e l'eccezionale prepara­zione di coloro che le avevano redatte, sono estremamente interessanti per il contenuto di informazioni e di notizie sulle istituzioni e sugli ordinamenti bri­tannici, ma il vedervi, come ha voluto un quarantennio fa Luigi Rossi, un esempio del modo in cui si diffondeva in Italia la conoscenza dei principi del governo britannico è sicuramente un po' esagerato.4)
Queste relazioni restavano in un ambito ristrettissimo, intorno al Doge ed al maggior Consiglio, a Venezia; e non era davvero quello l'ambiente che avrebbe potuto aver interesse a divulgare la conoscenza del modo con cui gli inglesi si governavano. D'altra parte, poi, qualunque rapporto diplomatico resta, o almeno secondo un'antica prassi nel nostro tempo troppo sovente smentita, dovrebbe restare un segreto di ufficio: non è, quindi, pensabile che potesse costituire vei­colo e strumento di conoscenza e di diffusione dei principi del diritto britannico un documento degli ambasciatori della Serenissima in pieno secolo diciassette-
*) Conferenza tenuta a Londra il 14 dicembre 1978 per il Convegno organizzato dalla British Academy e dall'Accademia nazionale dei Lincei.
*) A. GRAF, L'anglomania e l'influsso inglese in Italia nel secolo XVIII, Torino, 1911, p. 140.
2) // teatro britannico overo historia della Grande Bretagna. Cioè dello stato antico e presente, spirituale e temporale, guerre campali e navali civili et esterne, paci, leghe, trattati, confederazioni, pretensioni, negoziati, matrimoni et envenimenti politici et eccle­siastici fino ai nostri tempi, scritta da GKECOKIO LETI, Amsterdamo, Tip. Abramo Wolfgang, 1684, in 16 voli. 5. Da vedere particolarmente Parte II, libro IV (Corona e suoi poteri), libro V (Parlamento), libri VI e VII (Governo delle provincie e organizzazione della Corte), nonché Parte IV e Parte V (Storia della rivoluzione). Sul Leti cfr., oltre a L. PASSÒ, Avventurieri della penna del Seicento, Firenze, 1924, p. 26 sgg., anche A. C. JEMOLO, Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del '600 e '700, Napoli, 2* ediz., 1972.
3) Cfr. al riguardo le osservazioni di G. QUINTAHELLI, // pensiero politico di Scipione Maffei, in Studi Maffeiani, Torino, 1909, p. 454 sgg.
*) L. ROSSI, Un precursore di Montesquieu: Scipione Maffei, Milano, 1941, p. 671.