Rassegna storica del Risorgimento

COSTITUZIONALISTI ITALIANI; GRAN BRETAGNA SISTEMA COSTITUZIONAL
anno <1979>   pagina <28>
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Carlo Ghlsalberti
piuttosto incerta nella ricerca e nella definizione di nn archetipo di governo sul quale fondare le proprie scelte politico-istituzionali.
Se il Martinelli nella sua Istoria del governo d'Inghilterra aveva descritto con accortezza il processo genetico di quel sistema costituzionale, del quale, però, non mancava di segnalare limiti e difetti nella prassi;10) se l'Angiolini nelle sue Lettere trovava solo teoricamente perfetta la struttura britannica, ma non del tutto esente da squilibri che ne menomavano l'efficienza; lì) se il Gorani, con gli opportuni adattamenti imposti dalle diverse circostanze ambientali, pensava po­tesse servire per la fondazione di un regime rappresentativo in Corsica quando vagheggiava di ottenerne la corona e si affiancava così alle esercitazioni intellet­tuali dei maggiori politici tesi a studiare una costituzione perfetta; Uì non è men vero che con il trionfo della cultura illuministica e dei suoi schemi istitu­zionali questa ammirazione euforica pare venir meno.
Non a caso, infatti, nel Tanucci e nel Caracciolo,,3) tenaci assertori delle forme assolutistiche di uno Stato capace di abbattere la potenza dei corpi inter­medi, trapelano accenni polemici contro la struttura pluralistica e policentrica della monarchia britannica, così distante dagli schemi europei ed italiani del tempo. E, ancora, nel Filangieri emerge violenta la contestazione della costi* tuzione inglese per il suo carattere tradizionalista e consuetudinario così lontano dalla mentalità codicistica dell'illuminismo e per il contenuto privilegiato ed a suo giudizio oppressivo del regime che pone in essere contro la sua vantata im­magine stilizzata di garante della libertà. Nella sua Scienza della legislazione, infatti, dopo aver sviluppato la classica teoria dei governi in conformità alla solita tripartizione tra monarchia, aristocrazia e democrazia, considerava quel tipo di ordinamento che è un misto di tutte queste diverse costituzioni > e che ha la sua espressione storica nell'Inghilterra: Io chiamo qui egli scriveva governo misto quello nel quale il potere sovrano, o sia la facoltà legislativa, è tra le mani della nazione, rappresentata da un Congresso diviso in tre Corpi, nella nobiltà, o sieno patrizi, in rappresentanti del popolo, e nel Re, i quali d'accordo tra loro debbono esercitarla; ed il potere esecutivo, così delle cose che dipendono dal diritto civile, come di quelle che dipendono dal diritto delle genti, è tra le mani del solo re, il quale nell'esercizio delle sue facoltà è indi-pendente . È la definizione di governo misto già formulata all'inizio del secolo dal Gravina che viene fatta propria dal Filangieri che, se ne coglieva l'ef­fettivo significato, si dimostrava piuttosto scettico: Questo è il governo della Gran Bretagna, dove il principe non è niente senza la nazione, ma può tradirla sempre che vuole; dove il voto del pubblico è quasi sempre contrario alla plu­ralità di suffragi di coloro che lo rappresentano; dove si prendono per sintomi di libertà quelli che infelicemente non sono altro che compensi alla oppressione
I0> V. MARTINELLI, Istoria del governo d'Inghilterra e delle sue colonie in India e nelVAmerica settentrionale, Firenze, 1776. Su quest'opera vedi B. CROCE, Un letterato ita­liano Ut Inghilterra, Vincenzo Martinelli, in La letteratura italiana del Settecento, Bari, 1949, p. 272
*) L. ANGOLINI, Lettere sopra l'Inghilterra, la Scozia e l'Olanda, Firenze, 1790, parte I, p. 28. Sull'Angiolini cfr. Letterati, memorialisti e viaggiatori del Settecento, a cura di E. BONORA, Milano-Napoli, 1951.
12) e. GORANI, Corti e paesi, ed. Casati, voi. Il delle Memorie, Milano, 1938, pp. 10-11.
-3) Sull'atteggiamento del Tanucci cfr. B. CROCE, Sentenze e giudizi di Bernardo Tanucci, in Uomini e cose della vecchia Italia, Berle II, Bari, 1927, p. 38. Sul Caracciolo, ivi, p. 96.