Rassegna storica del Risorgimento
COSTITUZIONALISTI ITALIANI; GRAN BRETAGNA SISTEMA COSTITUZIONAL
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1979
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Carlo Ghisalberti
ghesi, all'opposto, come istanza per un maggiore spazio politico e più ampie garanzie giuridiche per operare sul piano civile. Così a questo generale sentimento di ammirazione per il sistema britannico, destinato a perpetuarsi nella pubblicistica del 1820-21, del 1848, negli scrittori di diritto pubblico e, persino, negli uomini politici non fece riscontro se non assai raramente una precisa nozione della costituzione inglese che restò certo mitizzata nella sna essenza, non mai, però, studiata approfonditamente nei suoi contenuti reali.265
In quell'accumulati di delusioni che contrassegnò il passaggio dal regime napoleonico alla Restaurazione lasciando negli italiani un sentimento misto di rimpianto per il primo e di attesa per ogni alternativa alla seconda, un colore nuovo era destinata ad assumere la costituzione inglese. Questa, infatti, così diversa dalla pesante ed oppressiva realtà degli ordinamenti statali della penisola dopo il Congresso di Vienna era fatalmente destinata ad apparire un rilevante fulcro di interesse ed un essenziale punto di riferimento per quanti, meditando sulle istituzioni politiche, sognavano il Risorgimento della patria. Ne è testimonianza il Foscolo dei discorsi Sulla servita d'Italia nei quali,, come bene osservò Salvatorelli nel suo insuperabile libro su II pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, trapelava una immagine un po' forzata del sistema politico britannico: Foscolo, infatti, nella sua visione essenzialmente elitaria della vita pubblica, attribuiva al re ed alla nobiltà un ruolo troppo accentuato rispetto ad una borghesia considerata solo come un elemento intermedio equilibratore di un governo misto ove il potere decisionale e direzionale era ripartito di fatto tra la Corona e la Camera alta, con scarso peso riservato alla Camera bassa.
Non si può dire se in questo giudizio foscoliano, che meglio sarebbe definire un'aspirazione verso una forma di governo liberale per l'Italia futura, si riflettessero o meno quelle idealità costituzionali della Restaurazione realizzate dalla Charte octroyée francese del 1814: che, anzi, questa sembra per certi aspetti più equilibrata nella ripartizione dei pubblici poteri e più aderente, quindi, all'archetipo inglese interpretato dall'Esprit des lois del Montesquieu in una forma destinata a diventare emblematica rispetto alle strutture politiche vagheggiate dal poeta. È certo, però, che nel pensiero italiano della Restaurazione, ed in specie in quello subalpino, questa visione idealistica della costituzione inglese era largamente presente proprio grazie alla realizzazione francese del 1814, come accennò Ettore Passerin d'Entrèves nel suo ottimo studio sul giovane Balbo. E questa presenza addirittura sovrastava e copriva quella di altre esperienze statutarie pur destinate, come la costituzione spagnola del 1812, ad avere, durante le rivoluzioni del 1820-21, un effimero momento di celebrità e di successo. Non v'è dubbio, comunque, che dal 1815 in poi, il modello britannico, considerato nella sua essenza o interpretato per il tramite del costituzionalismo francese della Restaurazione, fu nuovamente studiato, apprezzato ed idealizzato dal movimento liberale italiano come la più tipica forma istituzionale posta a garanzia della libertà civile e politica. E non v'è dubbio altresì che, nel movimento per le costituzioni che si sviluppò fino al 1848 l'attenzione per le strutture politiche e per la dinamica parlamentare inglese restò fondamentalmente costante. Vi furono, è vero, dei critici anche piuttosto aspri delle soluzioni isti-
26) Sulla costituzione del 1812 da vedere le osservazioni di R. ROMEO, Risorgimento in Sicilia, Bari, 1970, 2* ediz., p. 140 sgg.
27) L. SALVATOMELI.!, // pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, Torino, reprints Einaudi, 1975, p. 152 sgg.
28) E. PASSERIN D'ENTREVKS, La giovinezza di Cesare Balbo, Firenze, 1940, p. 65 sgg.