Rassegna storica del Risorgimento
COSTITUZIONALISTI ITALIANI; GRAN BRETAGNA SISTEMA COSTITUZIONAL
anno
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1979
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Carlo Ghisalberti
di quell'interpretazione evolutiva e progressiva dei testo albertino che consentiva il mutamento della cornice costituzionale della monarchia subalpina in senso parlamentare. Ed anche se taluno, considerando la derivazione e le fonti dello Statuto e le sue evidenti affinità formali, era portato, come il Boncompagni, il Peverelli ed il Canuti, ad assimilarne il testo alle costituzioni francesi del 1814 e del 1830, con le quali, ed in specie con quest'ultima, aveva nel dettato e nei con-tenuti frequentissime somiglianze o addirittura identità, tuttavia quando affrontava il problema teorico del costituzionalismo moderno analizzandone con la storia gli aspetti essenziali, non poteva fare a meno di rifarsi al diritto pubblico britannico per la chiarezza dei principii e la precisione delle soluzioni che indi-cava.
Se poi dai costituzionalisti e dagli esegeti del testo statutario si alza lo sguardo al maggiore, sicuramente, dei teorici dello Stato e del diritto presente nella scena subalpina, e cioè al Balbo autore Della monarchia rappresentativa in Italia, possiamo comprendere quanto grande sia stata l'influenza del sistema costituzionale inglese nella formazione della migliore cultura politica italiana. Libero, infatti, da quelle preoccupazioni pragmatiche che vincolavano i costituzionalisti e che legavano sempre gli esegeti al dettato statutario, il Balbo nelle sue riflessioni non celava la costante preferenza per il modello britannico considerato per la gloriosa storia e per la prassi sino allora consolidata come il simbolo del moderno liberalismo costituzionale. Il carattere effettivamente rappresentativo della società concepita nelle sue articolazioni di classe acquisito dal parlamento; l'equilibrio dei poteri realizzato con una forma di indipendenza di ciascuno di essi ed al tempo stesso di interdipendenza reciproca per la migliore funzionalità dello Stato; la considerazione della corona come strumento idoneo a conciliare l'interesse dinastico con quello pubblico simboleggiando l'unità della nazione; l'identificazione del bipartitismo come fattore propulsivo di un sistema parlamentare fondato sulla dialettica che distingue la maggioranza che governa dall'opposizione che controlla; la perfezione, storicamente acquisita, degli usi e delle consuetudini che regolano la vita della Camera dei Lords e di quella dei Comuni, sono, a suo giudizio, altrettante prove della classicità esemplare della costituzione inglese, forma insuperata e perfetta di regime politico di fronte alla quale gli statuti e le leggi continentali appaiono sicuramente inferiori: Dicono egli scriveva che gli usi inglesi sono quasi abiti d'adulti che non vestirebbero bene noi adolescenti. Io dico che presi dagli inglesi quando pure essi erano adolescenti, furono pure di quelli semplici e larghi che si calzano facilmente e non impediscono la crescita, mentre i nostri all'incontro sono di quelli che gli imprudenti educatori impongono talora ai giovani per far loro fare subito buona figura, ma che ne impacciano poi le mosse e la crescenza .ÌTì
Ma se il Balbo, ormai vecchio ed uscito dall'arengo politico, poteva scrivere in un modo essenzialmente astratto con un'impostazione totalmente teoretica dei problemi della cosa pubblica, altri esponenti del liberalismo, condizionati in pieno dalle scelte già compiute dall'emanazione dello Statuto, preferivano limitarsi a richiamare i principi essenziali del governo britannico dei quali apprezzavano tutto il valore, senza, però, auspicarne più la recezione nel diritto pubblico nazionale. Osservando, infatti, le molteplici affinità del testo statutario con .le
36) Cfr. su questi autori il mio // sistema rappresentativo nella pubblicistica subalpina dopo il *48i in Stato e costituzione nei Risorgimento cit., p. 189 sgg.
37) c BALBO, Della monarchia rappresentativa in Italia, Firenze, 1857, p. 341*