Rassegna storica del Risorgimento

PET?FI S?NDOR; UNGHERIA STORIA 1848-1849
anno <1979>   pagina <42>
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Roberto Ruspanti
nobiltà proprietaria terriera affinché siano nazione, ma che al posto della feudalità vuole creare la nuova nazione, per mezzo del popolo e per il popolo:
quando i popoli oppressi insorgeranno
stanchi del gioco
con volti accesi e con bandiere rosse
e sui rossi vessilli sarà scritto
ce libertà universale
quando sarà questo il grido
che sorgerà da oriente ad occidente
e ferverà la guerra alla tirannide,
là io cada, sul campo di battaglia...8)
Questo è l'elemento rivoluzionario nella lirica di Peto fi e a causa di esso i cri­tici del suo tempo lo attaccarono definendo la sua poesia triviale, rozza, volgare, da banditi. Questo suo populismo rivoluzionario emerge nei versi scritti alla vigilia e sotto l'effetto della rivoluzione del '48, appare evidente e dichiarato nella lettera scritta dal poeta Janos Arany (1817-1882), amico suo intimo, autore eccelso di poesie liriche di carattere popolare e di poemi epici, nella quale si legge: Se il popolo regnerà nella poesia, sarà vicino a regnare anche in poli­tica, e questo è il compito del secolo .
Gli schieramenti e le varie posizioni politiche che si contrapponevano in Ungheria negli anni precedenti il 1848, vedevano da una parte i conservatori, riuniti attorno a quello che oggi definiremmo più propriamente un partito, ma che per la realtà storica e sociale dell'Ungheria d'allora chiameremo grup­po 3> degli assolutisti, fedeli alla monarchia degli Asburgo. (A tal proposito si deve notare che l'Ungheria era divisa allora in comitati, molto autonomi rispetto al potere centrale di Vienna, ed in grado di controbilanciare le direttive asbur­giche: allorché all'interno di un comitato prevalevano i liberali progressisti, l'intero comitato era progressista, il contrario avveniva, se prevalevano i con­servatori). Dall'altra parte, i progressisti, di tendenza liberale, dei quali faceva parte il più noto esponente politico di quell'epoca, Kossuth. Tra questi due schieramenti s'inserivano i cosiddetti centralisti, che erano soprattutto dei teo­rici e non costituivano un partito vero e proprio: avevano idee più moderne, ma al primo posto nei loro obiettivi non c'era tanto l'indipendenza nazionale, quanto invece un generico progresso civile e sociale. Tutti questi gruppi erano rappresentati alla Dieta di Pozsony (Bratislava). Completamente a parte e non rappresentati erano i democratici rivoluzionari, i radicali, i quali propugna­vano, oltre all'indipendenza nazionale dell'Ungheria dall'Austria e la fine del dominio asburgico, anche una politica di grandi trasformazioni sociali. Dalla presa d'atto dell'impossibilità di combattere l'assolutismo asburgico senza un'al­leanza del contadiname con la nobiltà liberale, ne deriverà poi una alleanza tra queste due componenti sociali con l'appoggio dei radicali democratici, che durerà fino a che gli avvenimenti del '48 non prenderanno una piega sempre più rivoluzionaria. Da questo quadro appare chiaro come lo scontro fra Peto fi democratico, radicale, rivoluzionario e il governo, composto di nobili libe­rali, che scaturirà dalla rivoluzione del 15 marzo 1848, fosse inevitabile.
I moti del 12 gennaio 1848 a Palermo, il primo fremito rivoluzionario di
8) Mi tormenta un pensiero (Egy gondola! bànt engemet), poesia scritta nel dicem­bre 1846, trad. di F. Tempesti, svi, pp. 78-79.