Rassegna storica del Risorgimento
PET?FI S?NDOR; UNGHERIA STORIA 1848-1849
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1979
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Roberto Ruspanti
tica, primo passo verso il raggiungimento dì quell'ideale sociale, peraltro utopistico, di perfetta uguaglianza e di felicità comune a tatti che il poeta magiaro era andato lentamente abbozzando e costruendo nel corso dei due anni precedenti. Pertanto si comprende come nelle settimane successive al 15 marzo il governo rivoluzionario ungherese, che abbiamo visto essere composto da elementi moderati, negasse la necessità di una seconda fase della rivoluzione e non conducesse perciò una politica conseguentemente antiasburgica, come Petófi desiderava.
Lo scontro fra il poeta e il governo rivoluzionario, diretto dal conte Lajos Batthyàny (che sarebbe stato condannato a morte dalla corte marziale dell'esercito austriaco e giustiziato il 6 ottobre 1849), con Kossuth come ministro delle Finanze, ma vero uomo di spicco della coalizione governativa, fu violento, soprattutto in tema di politica estera e, tra l'altro, in particolare, sul problema dell'invio o meno di truppe ungheresi in Italia per reprimere gli analoghi moti d'indipendenza. Per Petofi la questione, oltreché di sostanza, era infatti di principio: come poteva il governo ungherese, sorto dalla rivoluzione del 15 marzo, inviare truppe a sostegno della reazione austriaca, sia pure in un altro teatro di guerra che vedeva proprio in quei giorni gli italiani insorgere contro l'Austria per la stessa causa per cui erano insorti i magiari? L'analogia degli avvenimenti ungheresi con quelli contemporanei delle Cinque giornate di Milano, della proclamazione della repubblica a Venezia da parte di Daniele Manin e della dichiarazione di guerra del Piemonte di Carlo Alberto all'Austria era ben evidente nel pensiero di Petofi. Per lui un intervento militare ungherese contro i patrioti italiani a sostegno dell'armata imperiale del maresciallo Radetzky, in nome d'una Prammatica Sanzione non più attuale (la legge, accettata dalla Dieta magiara del 1722-23, legava a determinate condizioni l'appartenenza dell'Ungheria all'impero asburgico), costituiva, oltreché un delitto, un vero tradimento della causa della solidarietà fra le nazioni. Da qui l'isolamento politico del poeta e dei suoi seguaci e l'inconciliabilità fra i suoi ideali rivoluzionari radicali con quelli dei cauti nobili liberali disposti a un compromesso istituzionale con l'Austria, cioè al mantenimento della monarchia asburgica in Ungheria. In una pagina del suo diario, che Petofi scrisse e pubblicò a varie riprese sotto titoli diversi a partire dal 1845, con data 1 aprile 1848 e pubblicata il 1 maggio dello stesso anno,12) il poeta descrive in modo esplicito questo stato di cose:
Dopo due settimane di rinvìi, Sua Maestà Imperiale, Reale e Apostolica ha graziosamente acconsentito a mantenere la parola data. Il governo ungherese, indipendente e responsabile, è stato approvato. A Pest l'atmosfera era quella di un fervore estremamente rivoluzionario, ogni giorno si univano a noi da tutto il paese coloro che aderivano ai nostri principi e alla nostra azione in numero sempre più crescente; e noi, in una situazione di tal genere, ce ne stavamo lì ad aspettare che il re mantenesse le sue promesse. A vedere cose
di tal fatta, la dignità della nazione piange e diee: la vergogna ricada su di noi!
...Oggi il decreto reale13* concernente il governo è stato letto davanti al Comitato nazionale. La gioventù, e perciò tutta la rivoluzione, ne è molto insoddisfatta; al contrario, j cittadini paciosi se ne mostrano assai soddisfatti, anzi hanno perfino dichiarato che coloro che a partire da oggi promuoveranno agitazioni verranno considerati traditori. Va bene!
,2> Brano del Diario di Petofi, in Petófi Sàndor Osszes prózai mìivei, Budapest, 1964, pp. 487-488 (trad. personale).
13j Petófi si riferisce al decreto con cui l'autorità imperiale centrale di Vienna riconosceva ufficialmente il primo governo ungherese indipendente con a capo il conte Batthyàny (31 marzo 1848).