Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA STORIA 1896-1900; STORIOGRAFIA ITALIA
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1979
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ln/m Maria Isastia
ad enunciarla fin dal titolo del libro evocando le parole con cui si espresse durante gli avvenimenti del '98 Eugenio Torelli-Viollier.U)
La repressione che seguì i tumulti, Io stato d'assedio, le carcerazioni, i processi, le condanne, lo scioglimento delle associazioni politiche non furono la reazione eccessiva e sproporzionata di una classe dirigente che maturava ormai da anni la paura della rivoluzione, che di fronte ai mutamenti sociali non riusciva ad elaborare una diversa gestione del potere e palesava tutta la sua inadeguatezza ignorando e condannando i mutamenti che si stavano verificando nella società e faceva quadrato per difendere privilegi che il decollo industriale doveva fatalmente spazzare via; al contrario. Levra sostiene che si trattò di un tentativo meditato, organico di restaurazione autoritaria che vide unita tutta la borghesia contro le forze sociali e politiche emergenti.
La sua tesi si riallaccia a quella che, all'epoca dei fatti, sostenne polemicamente LabriolaH) e che, in anni più recenti, è stata ripresa da Lucio Villari e da Franco De Felice.
La condanna del marchese di Rudinì è senza appello, la certezza dell'indirizzo reazionario impresso alla vita politica dal sovrano e dalla corte è senza incrinature e Levra si mostra altrettanto sicuro della coerenza reazionaria dell'azione di Pelloux; essa si riallaccerebbe e perseguirebbe quegli stessi obiettivi che si era prefìsso in passato Rudinì,M) prima con un'azione sotterranea, in un secondo momento palesemente con la presentazione dei provvedimenti politici.59) Respinta l'interpretazione crociana e in genere liberale secondo cui a fine secolo si sarebbe avuto un conato autoritario della parte più reazionaria del ceto dirigente, Levra sostiene che la borghesia si ritrovò compatta di fronte al temuto sovvertimento sociale in un blocco di potere che, sul piano della rappresentanza politica, [andò] provvisoriamente dalla destra estrema di netta caratterizzazione ruralistica a Ciolitti e Zanardelli, non senza coinvolgere anche alcune frange radicaleggianti .m)
Ragionieri, facendo riferimento al lavoro di Levra, considera consistente ma discutibile 61) la tesi del colpo di Stato della borghesia, pur dichiarandosi d'accordo sul ruolo preminente delle consorterie locali nella repressione che seguì i moti *. A suo avviso non si può trascurare la spaccatura all'interno della consorteria milanese e le dimissioni dal governo Rudinì di Visconti Venosta
5*> L. VILLARI, I fatti di Milano del 1898. La testimonianza di Eugenio ToréOi-Viol-lier cit., p. 548. Siamo dunque in pieno colpo di Stato fatto a beneficio della borghesia contro il popolo... (dalla lettera a Pasquale Villari del 3 giugno 1898).
55> A. LABRIOLA, Storia di dieci anni cit.
56) L. VILLARI, / fatti di Milano cit., p. 535.
57) FRANCO Da FELICE, L'età giolittiana, in Studi storici, a. X (1969), n. 1, p. 135. a> U. LEVRA, Il colpo di Stato cit., p. 299.
W) Ivi, pp. 237-238.
M) Ivi, pp. 122-123.
6" ERNESTO RAGIONIERI, La storia politica e sociale, in Storia d'Italia, voi. IV, tomo III, Torino, Einaudi, 1976, p. 1846.
62' Ivi, p. 1845. La responsabilità delle consorterie locali fu sostenuta da COLA JANNI (L'Italia nel 1898 cit., p. 66) e avallata da altri contemporanei tra cui Turati e De Viti De Marco. Tra gli storici la riprese per primo GIOACCHINO VOLPE (Italia moderna, voi. I (1815-1898), Firenze, Sansoni, 1973 (1" ediz. 1943-45), p. 348), che scrisse: Si ebbe l'impressione che ci fosse gente interessata a sfruttare il momento buono per fini di politica locale .