Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA STORIA 1896-1900; STORIOGRAFIA ITALIA
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1979
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Storiografia sulla crisi di fine secolo 65
e dagli stessi cattolici conservatori. Il 'potere della spada', che colpisce nel momento in cui ci si rende conto come un crollo dell'edificio f legale ' non porterebbe spontaneamente alla restaurazione dell'ordine cristiano e alle ' giuste riparazioni , ma a convulsioni sociali e magari ad istituzioni ancor più ostili alla Chiesa, induce gli intransigenti a riflettere sulla propria condizione di parte, che non può più pretendere di rappresentare 'la gran maggioranza della popolazione ' >. *)
L'ultimo tentativo di costruirsi una maggioranza, secondo Belardinelìi, Rudinì l'avrebbe fatto al momento della formazione del suo quinto Ministero, quando, alla riapertura della Camera, egli si presentò con una poderosa serie di disegni di legge che andavano dai provvedimenti per l'ordine pubblico a progetti finanziari, ostici gli uni alla Sinistra, gli altri alla Destra. L'opposizione a Budini infatti coinvolgeva sempre più larghi settori politici, dai seguaci di Sonnino a quelli di Crispi, dagli industriali milanesi ai giolittiani e ai radicali. I conservatori, poi, repressi i moti, si sentivano di nuovo forti, ed erano meno che mai disposti ad avallare le proposte dello statista siciliano. Rudinì, dunque, avrebbe presentato un programma tanto vasto, non solo sapendo di non poter sperare in una accoglienza positiva, ma contando su un voto contrario che, a suo avviso, avrebbe dovuto convincere il re a sciogliere le Camere e ad indire elezioni politiche anticipate che gli avrebbero fornito l'ultima possibilità di dar vita a quel grande partito conservatore cui aspirava da tempo.90' A giudizio di Belardinelli, comunque, se è censurabile il comportamento delle consorterie del nord, di cui anch'egli sottolinea l'influenza determinante sugli avvenimenti di quel periodo, non è positivo neanche il bilancio governativo. È indubbio il successo della politica estera di Rudinì, è vero che la gestione finanziaria di Luzzatti contribuì al decollo industriale, ma è anche vero che gran parte del piano riformatore rudi-niano era anacronistico, ponendosi in sostanza con i suoi propositi di contenimento politico e sviluppo agrario contro due fondamentali realtà in crescita nella società d'allora: le organizzazioni popolari ed il mondo industriale .91* Egli dunque non si sarebbe reso conto di andare contro la realtà in movimento, quella realtà che invece avrebbe saputo assecondare ed indirizzare molto bene un altro uomo politico che fece tesoro dell'esperienza rudiniana: Giolitti.
Vorremmo aggiungere qualche notazione su altri due lavori che abbracciano un periodo più vasto di quello da noi trattato, ma dai quali si può ricavare qualche valido spunto. Il primo è il volume di Giampiero Carocci, 92> che vede nella crisi di fine secolo il fallimento liberale di una classe dirigente incapace sia di imboccare una linea democratica, appoggiandosi a una parte dei ( rossi ', sia di imboccare una linea conservatrice, alleandosi con i cattolici .93) Date queste premesse, egli giustifica il panico della borghesia, che avrebbe la sua motiva* zione nel precedente dei Fasci siciliani. Rifiutando la tesi della reazione finalizzata, egli sostiene che Umberto I era estremamente diffidente ad abbandonare il parlamentarismo tornando allo Statuto e che l'azione di Pelloux e Sonnino, più che reazionaria, fu conservatrice di tipo prussiano. Quanto al Parlamento, secondo Carocci, sarebbe stata quella di fine secolo l'unica volta in cui esso assolse una funzione democratica che risultò vittoriosa.
) Ivi, p. 364.
50) /;, pp. 370-373.
91) /, p. 14.
92) GIAMPIERO CAROCCI* Storia d'Italia dall'Unità ad-oggi, Milano, Feltrinelli, 1975.
93) Ivi, p. 112.
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