Rassegna storica del Risorgimento
GIORNALI MOSTRE; ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA PERIODICI
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1979
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Libri e periodici
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problemi economici del mondo germanico. La debolezza del governo napoletano, il carattere rassegnato della politica del Medici, mentre il paese era dissanguato dal peso dell'occupazione austriaca ed il regno non poteva discostarsi dall'Austria in politica estera, si ripercuotevano anche sugli ambasciatori napoletani all'estero che avevano a parte efficienza e capacita uno scarso margine di manovra e di sostegno della politica napoletana; un lento cambiamento andava maturando con l'ascesa al trono di Ferdinando H, e, per quel che concerne la Prussia, se ne può registrare qualche accenno nei dispacci del Ruffo. Malgrado abbiano minore importanza rispetto alle serie ormai perdute, che arricchivano l'archivio del ministero degli esteri borbonico conservato nell'Archivio di Stato di Napoli, pure questi documenti sono interessanti e non soltanto perché rappresentano uno dei pochi carteggi quasi integralmente superstiti. Ci permettono infatti di seguire il travaglio diplomatico del tempo dalla capitale di uno stato conservatore, ma dinamico quale era la Prussia, di rilevare le direttive della politica napoletana anche nel campo economico durante la prima metà del secolo XIX, ci danno notizie della pubblicistica germanica a carattere antiborbonico e dell'atteggiamento dei prussiani, popolo e governo, verso i problemi italiani (pp. XLII-XLIII). Ma soprattutto con Emidio Antonini, nominato ministro plenipotenziario in Prussia dalla fine del '33, maggiore attenzione venne prestata ai rapporti commerciali tra i due paesi, con l'istituzione di consolati napoletani in Prussia, l'incremento dei traffici marittimi, l'interessamento della realtà economica prussiana ecc. Ma sotto il profilo diplomatico il margine di manovra degli ambasciatori napoletani era scarso perché inseriti in una situazione internazionale complessa, che sfuggiva loro almeno in parte, a motivo della posiizone periferica del paese e delle condizioni della sua società, da poco uscita, ma solo formalmente, da una struttura che ancora risentiva della sclerotizzazione feudale. Non avevano né la forza, né la possibilità di far sentire il loro peso nell'Europa in trasformazione. I tentativi di Ferdinando II in questo senso non mancarono, ma si tramutarono in insuccessi, che dovevano portarlo a chiudersi in un isolamento destinato solo a peggiorare la situazione, dei rapporti internazionali (p. XXXIX).
RENATO GIUSTI
ROSARIO BATTAGLIA, Porto e commercio a Messina nei rapporti dei consoli inglese, francese e piemontese (1840-1880); Reggio Calabria, Editori Meridionali Riuniti, 1977, in 8, pp. 136. L. 3.000.
L'A. prende in esame il movimento portuale e commerciale di Messina tra il 1840 e il 1880, ponendo al centro dell'indagine le strettissime relazioni tra le oggettive condizioni di un emporio, per quell'epoca importante, e i settori interessati tanto alle attività commerciali quanto alle produzioni industriali. H saggio, parte di una più ampia indagine sulle strutture economico-sociali e politiche messinesi, attraverso i rapporti dei consoli inglese, francese e piemontese ricostruisce la realtà cittadina quale si presentava all'osservatore " esterno . Il quadro offerto dai rapporti consolari è ricco e complesso ancorché non sempre interamente attendibile ma fondato, comunque, su dati talora omogenei e di prima mano. L'ottica prevalente è quella dettata dall'interesse dei singoli gruppi imprenditoriali e quindi dimostrazione tangibile della qualità delle attività che quelle forze dirigevano, condizionando stabilmente la vita cittadina .
Questo primo approccio con il problema complessivo, nella generale carenza di studi nel settore, ben si inserisce nel dibattito che vede la decadenza della Sicilia, e in particolare di Messina come nodo commerciale e marittimo, non in funzione dell'antico ce splendore quanto nella più complessa realtà del processo unitario nella quale la pur periferica Messina svolgeva un ruolo non trascurabile.
Il porto e la spinta economica da esso derivante erano alla base dell'economia di Messina e della sua provincia coinvolgendo anche le attività di natura artigianale, agricola e industriale. Ancora a metà dell'ottocento e per molti decenni dopo l'unità d'Italia l'attività