Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA NAPOLETANA 1799; RUSSO VINCENZO
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1979
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pagina
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149
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Un discorso di Vincenzio Russo 149
APPENDICE DISCORSO
RECITATO PER ORDINE DAL CITTADINO
VINCENZIO RUSSO DI PALMA Nella festa nazionale del di 30. Fiorile An. L della Rep. Napoletana.
Figli della Patria
Le insegne degli assassini, degni ministri dei ruggiti tiranni, sono state già consumate dalle fiamme. Possa così essere dallo sdégno consunta nel cuore di ognuno Pinfame loro memoria!"... o possa sol rimanervi per fomento perpetuo di fremito e di esecrazione!
Noi esistiamo finalmente, poiché abbiamo armata la nostra libertà. Qual dolce spettacolo non è questo di tante migliaja di liberi cittadini soldati, e della gioja militare, che sfavilla e frena d'indipendenza su i loro volti! Noi fummo miseri e schiavi, da che la mente restò divisa dalla mano, la ragion dalla forzar allora scheletri di noi stessi, irrisi nella nostra giustizia, insultati nei nostri diritti, fummo ludibrio di violenti capricci di pochi, e di feroci stoltezze. Questa è l'epoca della vera nostra rigenerazione, questa, in cui riunendo il senno alla mano, noi ritorneremo in breve indipendenti e felici.
I nostri tiranni, dilacerando gli ultimi brani della loro preda nel momento della lor fuga, col lasciarci poveri crederono d'indebolirci. Stolti! non si avvidero che ci sforzavano così a ricorrere alle nostre libere braccia: ecco noi imbrandiamo l'onore, e la libertà contro di loro: noi abbiamo già repubblicane falangi. Col commuovere da per tutto civili discordie, e insorgenze pensarono essi di annichilirci: ma non si accorsero, che destavano così la sopita energia dei bravi popoli di questa repubblica, e che coll'accumulare su di costoro i furori della tirannide, e le sciagure, in breve avrebbero scritto odio eterno centra essi in ogni cuore coi caratteri indelebili del devastamento delle contrade, dell'incenerimento delle terre e delle città, e dell'orrido guazzo dello sparso sangue cittadino. Quelle fiamme che illuminarono trucemente i miserandi orrori di S. Severo, di Andria, di Trani, di Castellammare, di Salerno, ci rischiararono ancora più sul perpetuo delitto del trono, e ci faranno per sempre divampar contro di esso di non placabile sdegno.
Colle quasi generali turbolenze già si è impegnata ne suoi giganteschi passi la rivolnzione: già si sono scoperti i partiti, aggiunti gl'interessi, messe in lotta le forze delle fazioni. A noi spetta ora d'incalzar la rivoluzione al suo scopo sublime, e di purgar dai delitti e dai malvagi le nostre contrade. Ci atomo, come stimoli alla grande opera, presenti sempre i due punti, di quel che fummo già miseramente, e di quel che saremo; noi oppressi, straziati, inviliti... era ormai per noi peso ed obbrobrio l'esistenza: ma colla liberta saremo in breve ricchi di veri beni, e vivremo d'indipendenza e di gloria. Il giugnere rapidamente a sì alto stato, il non ricadere in quell'antica orrenda miseria, dipende sol dal volerla, dipende da quello che noi saremo al presente.
Innalziamoci ormai al di sopra del pensare comune, assumiamo una volta i sentimenti e 1 carattere di creatori di noi stessi, e della felicità nostra. Base